Un video disgustoso sta creando problemi alla birra Tsingtao in Corea del Sud
Mostra un uomo che sembra fare pipì in una vasca di produzione, e ha fatto calare le vendite del popolare marchio cinese
La settimana scorsa è diventato virale in molti paesi del mondo un video che sembra mostrare un dipendente di una fabbrica del marchio di birra cinese Tsingtao che fa pipì dentro a una delle vasche di produzione. Secondo i quotidiani della Corea del Sud il video ha portato a un temporaneo calo delle vendite della birra nel paese, dove non è la prima volta che si diffondono timori in merito alla qualità dei prodotti alimentari importati dalla Cina.
Nel video pubblicato online giovedì un uomo con un casco e un’uniforme blu entra dentro una delle vasche dove sono contenuti gli ingredienti grezzi per produrre la birra, e sembra urinarci dentro. Il giorno dopo Tsingtao, che è il secondo produttore di birra della Cina e il più grande esportatore, ha diffuso un comunicato che ammette che il video è stato registrato nel birrificio Tsingtao n. 3 il 19 ottobre, e che è stato chiesto alla polizia di indagare sull’incidente. Anche l’ufficio per la supervisione e l’amministrazione del mercato di Pingdu, la città nell’est della Cina dove si trova la fabbrica, ha detto di aver aperto un’indagine e di aver sigillato il lotto di ingredienti che appariva nel filmato.
China’s top beer producer and exporter, Tsingtao Brewery, said the video was recorded at one of its breweries in the eastern city of Qingdao. pic.twitter.com/BTJFMbz3tc
— South China Morning Post (@SCMPNews) October 25, 2023
Il quotidiano economico cinese National Business Daily ha scritto che secondo una fonte interna all’azienda sia la persona che ha girato il video sia quella che vi appare non sarebbero dipendenti dell’azienda. BK Exports, che importa il marchio in Corea del Sud, e il ministero coreano della Sicurezza alimentare e dei Farmaci hanno detto che Tsingtao ha impianti di produzione separati per il mercato interno e quello estero e che la fabbrica in questione produce birra solo per il mercato cinese. Questo però non sembra aver tranquillizzato i consumatori sudcoreani.
Insieme ai Paesi Bassi e al Giappone la Cina è uno dei principali esportatori di birra in Corea del Sud e quest’anno la Tsingtao è la marca di birra straniera più venduta nel paese. Secondo il quotidiano Korea JoongAng Daily dopo l’uscita del video le vendite di Tsingtao in una catena di minimarket sono diminuite del 26,2 per cento rispetto alla settimana precedente e alcuni ristoranti, la maggior parte dei quali serve cibo cinese, hanno provato senza successo a ottenere il rimborso delle spedizioni di Tsingtao. I clienti di questi ristoranti avrebbero iniziato a chiedere birre diverse dalla Tsingtao, ma il quotidiano riporta anche le testimonianze di due ristoratori della capitale Seul che hanno detto di non aver visto un grande cambiamento nelle vendite.
Il video ha causato problemi principalmente in Corea del Sud perché sempre più spesso si verificano nel paese incidenti simili legati a prodotti alimentari e bevande cinesi, la cui importazione è sempre stata alta ma è aumentata nell’ultimo periodo a causa della crescita dell’inflazione in Corea.
Nel 2021 era diventato virale un video in cui si vedeva un uomo senza maglietta che mescolava del cavolo mentre era immerso in una vasca per la produzione di kimchi, aiutato peraltro da un escavatore visibilmente arrugginito. Il kimchi è un contorno tradizionale coreano a base di cavolo fermentato, sale e peperoncino che viene consumato quasi a tutti i pasti e sebbene sia un prodotto tipico del paese è in gran parte importato dalla Cina, perché è più economico. All’epoca venne detto che le possibilità che quel kimchi fosse stato importato in Corea del Sud erano basse, ma l’incidente portò comunque a una rapida diminuzione delle sue importazioni.
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In più, i dati del 2021 del ministero della Sicurezza alimentare e dei Farmaci relativi ai prodotti esteri ritenuti inadeguati per l’importazione in Corea del Sud rivelarono che uno su tre proveniva dalla Cina, seguita dagli Stati Uniti al 9,2%, anche se in questo caso a venire bocciati sono più che altro prodotti che contengono ingredienti che sono utilizzati negli Stati Uniti ma che non sono legali in Corea del Sud.
Il caso più grave di questo tipo si verificò nel 2008, quando alcuni fornitori cinesi aggiunsero melamina, una sostanza chimica utilizzata per la produzione di plastica, al latte in polvere per neonati per aumentare artificialmente i livelli di proteine, causando problemi di salute a circa 300mila bambini nel mondo e uccidendone sei.