La BCE non ha aumentato i tassi di interesse
Dopo quasi un anno e mezzo di rialzi consecutivi: ha detto però che resteranno alti ancora a lungo
Dopo la riunione del Consiglio direttivo, che avviene ogni mese e mezzo circa, la Banca Centrale Europea ha annunciato giovedì di non voler aumentare nuovamente i tassi di interesse. Questa decisione è particolarmente notevole perché arriva dopo dieci rialzi consecutivi iniziati nel luglio del 2022 per contrastare l’inflazione, ossia l’aumento dei prezzi che è stato particolarmente forte per alcune conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina.
Da allora l’aumento dei prezzi si è fatto gradualmente sempre meno intenso, sia perché si sono esaurite alcune cause che l’avevano prodotto, come la crisi energetica o la crisi dei commerci internazionali, sia grazie proprio all’aumento dei tassi di interesse e alle politiche della BCE: nell’Eurozona a settembre l’inflazione annuale è stata pari al 4,3 per cento, poco più della metà rispetto al livello dello scorso anno e quasi un punto percentuale in meno rispetto ad agosto.
Secondo le valutazioni del Consiglio direttivo l’attuale livello dei tassi di interesse, il più alto di sempre e che è tra il 4 e il 4,75 per cento, è sufficiente a far abbassare ulteriormente l’inflazione verso l’obiettivo del 2 per cento, a condizione che sia mantenuto così alto per un certo periodo di tempo.
Era una decisione attesa, molti economisti facevano notare da tempo che continuare con ulteriori aumenti sarebbe stato dannoso per il sistema economico e che avrebbe potuto portare presto a una recessione, e non solo a un rallentamento dell’economia come auspicato per far fermare l’aumento i prezzi.
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Non è però detto che non ci saranno prossimamente altri rialzi o che addirittura la BCE non decida delle riduzioni: la presidente Christine Lagarde ha detto in conferenza stampa che i rischi per l’economia sono ancora elevati e che il Consiglio direttivo valuterà a seconda dei dati le prossime mosse. In ogni caso ha detto espressamente che «i tassi di interesse saranno mantenuti a un livello sufficientemente restrittivo per tutto il tempo necessario» a far scendere ancora l’inflazione. E questo nonostante le critiche che buona parte dei politici fa in ragione delle conseguenze negative degli aumenti dei tassi: una su tutte è che mette tantissimo in difficoltà le persone con un mutuo a tasso variabile.
È probabile comunque che i tassi di interesse resteranno alti per un po’. Infatti il fatto che a settembre l’inflazione sia scesa molto non significa che questo problema sia effettivamente in fase risolutiva e che le cose siano tornate come prima. Innanzitutto non significa che i prezzi siano diminuiti rispetto all’anno scorso, ma che gli aumenti sono semplicemente meno intensi rispetto ai mesi scorsi. In più Lagarde ha spiegato che gran parte della discesa dell’inflazione è dovuta alla riduzione dei prezzi dell’energia e del cibo, ossia dei beni più volatili e imprevedibili, ma che generalmente i prezzi continuano a salire e restano storicamente molto alti.
Lagarde ha anche detto che parte della riduzione dell’inflazione è legata al metodo di calcolo. Il tasso annuale di inflazione viene calcolato in termini mobili: si confrontano i prezzi di settembre 2023 con quelli di settembre 2022, quelli di agosto 2023 con quelli di agosto 2022 e così via. La base di partenza è quindi sempre diversa e, dal momento che lo scorso autunno i prezzi erano già molto cresciuti, via via il confronto viene fatto con mesi in cui i prezzi erano già alti, per cui la variazione sarà sempre più contenuta.
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