La storia del “caso Tulliani”
Riguardò Gianfranco Fini, la sua compagna e una casa a Montecarlo: se ne parla di nuovo per i paragoni con Giambruno e Meloni, anche se fu diversa
Negli ultimi giorni si è parlato tantissimo sui giornali e in televisione della fine della relazione tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il giornalista di Mediaset Andrea Giambruno. La decisione è stata annunciata da Meloni in seguito ai fuori onda imbarazzanti e volgari dello stesso Giambruno, che conduceva un programma su Rete 4, trasmessi dal programma tv Striscia la notizia su Canale 5. La vicenda per come si è sviluppata è a metà tra il gossip e la politica, e nel raccontarla diversi quotidiani hanno tirato fuori vecchie storie con questo stesso tratto, tra cui il cosiddetto “caso Tulliani”, che oltre dieci anni fa riguardò l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini, la sua compagna Elisabetta Tulliani e una casa a Montecarlo, nel principato di Monaco.
L’accostamento è stato proposto anche dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, che ha criticato la decisione di Striscia la notizia di trasmettere i fuori onda definendola una forma di «accanimento» simile al «caso Tulliani».
La storia iniziò nel 2010, durante il quarto governo Berlusconi. Fini era presidente della Camera ed esponente del Popolo della Libertà (PdL), il partito presieduto da Berlusconi e nato pochi anni prima dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale (AN), di cui Fini fu presidente tra il 1995 e il 2008. Alleanza Nazionale era il partito che raccolse l’eredità del partito di ispirazione fascista Movimento Sociale Italiano e da cui nacque successivamente Fratelli d’Italia.
Da tempo però c’erano forti divergenze su varie questioni tra Fini e la dirigenza del PdL, che emersero in modo esplicito durante la direzione nazionale del partito, nell’aprile del 2010. Berlusconi chiese quindi a Fini di dimettersi dal ruolo di presidente della Camera, e Fini rispose provocatoriamente: «Altrimenti che fai? Mi cacci?», in un episodio poi rimasto famoso e tra i più citati della storia politica recente.
Nel luglio del 2010 Il Giornale, all’epoca di proprietà della famiglia Berlusconi, pubblicò la prima puntata di un’inchiesta firmata da Gian Marco Chiocci (oggi peraltro direttore del Tg1 per volere dell’attuale governo) in cui si sosteneva che Fini avesse venduto un appartamento a Montecarlo, nel principato di Monaco, a Giancarlo Tulliani, il fratello della sua compagna, Elisabetta Tulliani. Se ne parlò a lungo e il caso logorò ulteriormente i rapporti, già complicati, tra Fini e il resto del centrodestra.
La casa in questione si trova in Boulevard Princess Charlotte 14 a Montecarlo, ha una superficie di circa 45 metri quadri e nel 1999 fu lasciata in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza Nazionale. Il Giornale scrisse che l’appartamento rimase abbandonato per alcuni anni e fu poi acquistato per 300mila euro da una misteriosa società offshore – cioè con la sede legale in un paese diverso rispetto a quello in cui opera – che lo ristrutturò. Secondo l’inchiesta nell’appartamento abitava dal 2008 Giancarlo Tulliani. A fine luglio, poco dopo la pubblicazione dell’inchiesta del giornale, Fini fu espulso dal PdL e fondò un nuovo gruppo parlamentare chiamato Futuro e Libertà per l’Italia (FLI), che divenne poi un partito politico.
Il Giornale accusò Fini di aver utilizzato un sistema di società con sede in “paradisi fiscali” per nascondere il vero compratore della casa e farla poi abitare dal cognato, sottraendola al partito. Inoltre il prezzo a cui l’immobile era stato venduto sarebbe stato molto inferiore al reale valore di mercato della casa, per la quale si sarebbero fatti avanti compratori con offerte superiori al milione di euro. La storia diventò subito un enorme caso mediatico, di cui si occuparono a lungo tutti i principali media.
Nell’agosto del 2010 la procura di Roma aprì un’indagine contro ignoti sulla casa di Montecarlo con le ipotesi di reato di appropriazione indebita e truffa aggravata, e l’attenzione mediatica sul caso continuò a essere costante e intensa.
La società che aveva comprato per 300mila euro la casa da AN nel luglio del 2008 si chiamava Printemps, che la vendette nell’ottobre dello stesso anno a un’altra società off shore, Timara Limited, per 330mila euro. Dopo la separazione politica tra Fini e Berlusconi emerse un documento del piccolo paese caraibico di Santa Lucia che sembrava provare che il titolare di entrambe le società offshore, e quindi anche della casa di Montecarlo, fosse proprio Giancarlo Tulliani. L’indagine aperta dalla procura di Roma venne però archiviata, perché fu stabilito che Alleanza Nazionale poteva vendere l’appartamento a chi voleva e alla cifra che voleva (fu stabilito comunque che la vendita fosse avvenuta effettivamente a un prezzo molto inferiore a quello di mercato).
Nonostante l’archiviazione, negli anni successivi emersero ulteriori dettagli e del “caso Tulliani” entrarono a far parte nuove persone. Tra queste c’è Francesco Corallo, un imprenditore che si era molto arricchito grazie a una concessione statale ottenuta nel 2004 per installare in Italia decine di migliaia di slot machine. Nel 2019 fu rinviato a giudizio dalla procura di Roma con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato e all’evasione fiscale.
Secondo una successiva indagine la società offshore che acquistò la casa di Montecarlo da AN sarebbe stata di proprietà di Corallo, che prima la diede in affitto a Tulliani e poi nel 2015 la rivendette a 1,36 milioni di euro a una società con sede in Svizzera di proprietà dello stesso Tulliani, il quale avrebbe a sua volta ricevuto i soldi per la transazione da un collaboratore di Corallo. Ancora oggi Fini è a processo per concorso in riciclaggio, insieme alla compagna Elisabetta Tulliani, al cognato Giancarlo e al suocero, Sergio Tulliani.
Il 7 marzo scorso, quasi 13 anni dopo la pubblicazione della prima inchiesta del Giornale, Fini ha commentato di nuovo la vicenda dicendo di essere stato ingannato dalla famiglia Tulliani, da Corallo e dalle altre persone coinvolte, che lo avrebbero convinto a vendere l’appartamento ereditato da Alleanza Nazionale senza rivelare la natura fraudolenta dell’accordo né il coinvolgimento della famiglia Tulliani.
Nonostante siano stati paragonati negli ultimi giorni, il caso di Fini e Tulliani e quello di Meloni e Giambruno sono diversi da molti punti di vista. Nel 2010 a causa delle note tensioni interne al PdL fu subito chiaro che dietro all’inchiesta pubblicata dal Giornale ci fosse Berlusconi, che voleva indebolire il suo avversario politico e spingerlo a dimettersi dal ruolo di presidente della Camera. I fuori onda di Giambruno invece sono stati trasmessi dal programma televisivo Striscia la notizia, in onda su Canale 5 e quindi sulle reti Mediaset di proprietà della famiglia Berlusconi, naturalmente vicina alla coalizione di destra che oggi sostiene il governo Meloni. Per questo non è chiaro per quale motivo siano stati diffusi i video, né perché sia stato fatto proprio adesso, dato che alcuni fuori onda risalgono al periodo estivo. Non si sa nemmeno se Meloni fosse stata informata in anticipo.