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  • Mercoledì 25 ottobre 2023

In Cisgiordania ci sono sempre più armi

Arrivano dalla Giordania, anche se si pensa che dietro a questo traffico ci sia soprattutto l'Iran: e per Israele è un grosso problema

Alcuni uomini armati partecipano a un funerale nella città palestinese di Jenin, in Cisgiordania, 7 agosto 2020 (AP Photo/Majdi Mohammed)
Alcuni uomini armati partecipano a un funerale nella città palestinese di Jenin, in Cisgiordania, 7 agosto 2020 (AP Photo/Majdi Mohammed)
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Il 22 aprile del 2023 un giovane parlamentare della Giordania, Imad al Adwan, si è messo in fila con la sua auto sullo Allenby Bridge, unica frontiera percorribile tra la Giordania e la Cisgiordania, territori divisi dal fiume Giordano. Lo Allenby Bridge è un ponte che gli accordi fra Israele e Giordania prevedono sia controllato dall’esercito israeliano. Quando le guardie di frontiera israeliane hanno aperto l’auto, ci hanno trovato dentro 12 fucili e 194 pistole, detenute illegalmente, che al Adwan stava cercando di portare in Cisgiordania (territorio palestinese governato dall’Autorità Palestinese).

A maggio Al Adwan è stato estradato in Giordania, e il suo processo inizierà fra pochi giorni. Il suo non è un caso isolato: negli ultimi anni le autorità israeliane hanno notato un aumento del contrabbando di armi dalla Giordania verso la Cisgiordania. Si pensa che dietro questo traffico ci sia soprattutto l’Iran, alleato di diversi gruppi armati palestinesi e fra i principali avversari di Israele in Medio Oriente.

Oggi i gruppi armati palestinesi hanno a disposizione più armi e di migliore qualità rispetto a qualche anno fa: l’esercito israeliano se n’è accorto e negli ultimi mesi ha aumentato le operazioni di sicurezza in Cisgiordania, soprattutto nei campi profughi dove i gruppi armati sono più popolari. «Israele era più concentrato sulla Cisgiordania che sulla Striscia di Gaza», ha spiegato al Wall Street Journal Michael Horowitz, analista che si occupa di sicurezza per la società di consulenza Le Beck International: «E questo probabilmente spiega, in parte, il fatto che la sua intelligence non abbia previsto» gli attacchi di Hamas del 7 ottobre.

Ma la proliferazione di armi in Cisgiordania pone un problema per Israele anche nel breve-medio termine, soprattutto se proseguirà la guerra in corso con Hamas. Nel caso si inasprissero le violenze, i gruppi armati palestinesi potrebbero decidere di aumentare i propri attacchi contro gli israeliani anche in Cisgiordania, spingendo le forze israeliane ad avere una presenza più ingombrante: cosa che alimenterebbe le violenze. Già nelle prime due settimane di guerra l’esercito israeliano ha ucciso quasi cento palestinesi, perlopiù in scontri fra soldati e manifestanti: era da 15 anni che così tante persone non venivano uccise in Cisgiordania in così poco tempo.

Il confine di terra fra Giordania e Cisgiordania segue il corso del fiume Giordano. È lungo circa 70 chilometri e non ha delle recinzioni particolarmente impenetrabili o sorvegliate sistematicamente. Più o meno lo stesso si può dire del confine di terra fra Giordania e Israele, a sud del Mar Morto. Secondo una stima del think tank Washington Institute, dal marzo del 2021 all’aprile del 2023 le autorità israeliane hanno sequestrato più di 800 armi che dalla Giordania erano state contrabbandate in Cisgiordania o in Israele.

È ragionevole pensare che molte di queste armi fossero dirette in Cisgiordania. Un portavoce della polizia palestinese ha detto al Wall Street Journal che nel 2021 e nel 2022 sono state sequestrate fra le 600 e le 1.000 armi illegali all’anno, più del doppio rispetto ai dati precedenti al 2021.

È cambiato anche il tipo di armi arrivate in Cisgiordania. Una volta fra i miliziani palestinesi erano molto popolari i fucili d’assalto AK-47 di fabbricazione sovietica, o altre armi fabbricate in Russia, in Iran o in Cina. Qualche mese fa il Jerusalem Post scriveva invece che a giudicare dalle foto dei sequestri diffuse dalle autorità israeliane a essere contrabbandate sono soprattutto armi statunitensi come i fucili AR-15, M-16, M-4 o CAR-15, o ancora le pistole M18 o M17.

Il Washington Post cita l’M16 come un tipo di arma che il gruppo armato palestinese Jihad Islamico regala ai suoi nuovi membri. Ormai da anni gli esperti di Palestina segnalano un rafforzamento dei gruppi radicali e delle milizie armate soprattutto fra i più giovani, in corrispondenza di una sempre maggiore debolezza politica dell’Autorità Palestinese, controllata dal partito moderato Fatah. In un sondaggio realizzato a giugno dal think tank palestinese PSR (Palestinian Center for Policy and Survey Research), il 66 per cento degli abitanti della Cisgiordania appoggia la formazione di gruppi armati nazionalisti indipendenti dalle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese.

Non è chiaro esattamente dove vengano acquistate queste armi, ma sembra che arrivino in Giordania passando soprattutto dalla Siria. Il regime siriano di Bashar al Assad non ha alcun interesse a sorvegliare la propria frontiera di terra con la Giordania, lunga più di 300 chilometri: e in sostanza lascia che siano le guardie di frontiera giordane a occuparsene. A febbraio la Giordania ha individuato per la prima volta un drone che trasportava illegalmente quattro granate. «Li troviamo soltanto quando siamo fortunati», ha detto un funzionario giordano al Wall Street Journal, parlando della difficoltà di individuare i droni sulla frontiera siriana.

Il fatto che le armi provengano dalla Siria fa pensare a molti analisti ed esperti di sicurezza che dietro il recente aumento di traffico di armi ci sia l’Iran (che è alleato di Assad, di Hamas e del gruppo libanese Hezbollah). Ormai da anni il governo iraniano ha forti legami con il Jihad Islamico, un gruppo armato palestinese che opera sia nella Striscia di Gaza sia in Cisgiordania. L’Iran è in grado di spostare rapidamente armi e uomini via terra in varie parti del Medio Oriente grazie alla presenza di milizie sciite, soprattutto in Siria e in Libano. Già un anno fa la rivista Long War Journal ipotizzò che il traffico di armi verso la Cisgiordania fosse controllato da Hezbollah, la più potente fra le milizie alleate dell’Iran.

L’Iran non ha commentato ufficialmente queste accuse ma il Jerusalem Post ha scritto che in un recente discorso il capo delle Guardie rivoluzionarie iraniane, la forza militare più potente dell’Iran, ha lodato le «mani invisibili» che «armano la Cisgiordania con fucili moderni».