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  • Martedì 24 ottobre 2023

Erano anni che non venivano uccise così tante persone in Cisgiordania in così poco tempo

L'esercito israeliano sta facendo perquisizioni e arresti contro i sostenitori di Hamas: i palestinesi uccisi negli scontri sono quasi 100

Il funerale di una persona uccisa in Cisgiordania durante un raid dell'esercito israeliano (AP Photo/Majdi Mohammed)
Il funerale di una persona uccisa in Cisgiordania durante un raid dell'esercito israeliano (AP Photo/Majdi Mohammed)
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In Cisgiordania nelle ultime settimane, e più precisamente nei giorni trascorsi dal massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre, sono stati uccisi quasi cento palestinesi: è da almeno 15 anni che così tante persone non venivano uccise in Cisgiordania in così poco tempo.

La maggior parte delle persone uccise, che secondo il New York Times sono 95, era stata coinvolta in scontri con l’esercito israeliano durante operazioni di arresti indiscriminati nelle comunità palestinesi della Cisgiordania. Altri, una minoranza, sono stati uccisi in scontri con i coloni, i cittadini israeliani che costruiscono insediamenti illegali all’interno dei Territori palestinesi.

Dal giorno del massacro di civili di Hamas il 7 ottobre, l’esercito israeliano non si è limitato a operazioni sulla Striscia di Gaza, dove ha avviato una massiccia campagna di bombardamenti e ha ammassato truppe al confine in previsione di una probabile invasione di terra. Ci sono state operazioni anche in Cisgiordania, che è l’altra parte dei territori palestinesi controllata in parte non da Hamas ma dall’Autorità palestinese. Dai giorni immediatamente successivi al massacro, l’esercito israeliano ha avviato grosse operazioni di arresti di massa, che secondo varie organizzazioni per i diritti sono state piuttosto indiscriminate e hanno riguardato chiunque avesse legami anche passati o estremamente laschi con Hamas.

Secondo le autorità palestinesi locali, più di 1.400 persone sono state arrestate dal 7 ottobre a oggi. Gli arresti sono stati possibili grazie all’applicazione di una legge antiterrorismo israeliana che consente in casi di emergenza di compiere arresti indiscriminati.

Gli arresti e le brusche perquisizioni compiute dall’esercito hanno provocato reazioni da parte dei palestinesi, che in alcuni casi hanno risposto con la violenza. Negli scontri, oltre a decine di palestinesi, è stato ucciso anche un soldato israeliano.

Queste grosse operazioni da parte dell’esercito sono da un lato il riflesso di quello che sta succedendo attorno alla Striscia di Gaza: Israele si è dato l’obiettivo di sradicare completamente Hamas, e per questo sta facendo arresti di massa anche in Cisgiordania, dove Hamas ha una presenza non maggioritaria ma comunque sufficientemente forte. L’esercito, inoltre, teme che con l’aggravarsi della situazione nella Striscia di Gaza possano aumentare anche le rivolte e gli scontri in Cisgiordania, e per questo sta cercando di agire preventivamente con grandi arresti. L’azione delle forze di sicurezza israeliane è così estesa che non si è limitata alle perquisizioni e agli arresti: il 22 ottobre Israele ha bombardato il campo profughi di Jenin, uno dei più grandi della regione, vicino a una moschea. Sono stati uccisi 2 palestinesi.

Non è detto che questa strategia funzionerà. In Cisgiordania, da alcuni anni, oltre alle due fazioni palestinesi tradizionali (Fatah, che controlla l’Autorità palestinese, e Hamas) sono nati piccoli gruppi radicali spesso composti da uomini molto giovani, che non rispondono agli ordini di nessuna delle fazioni principali, hanno una struttura molto flessibile e sono difficili da individuare. Questi gruppi si sono scontrati negli ultimi anni con l’esercito israeliano, provocando un forte aumento della violenza in tutta la Cisgiordania: le operazioni di questi giorni potrebbero finire per rafforzarli e per fare aumentare i loro affiliati.

Inoltre, benché per ora non ci siano state rivolte di massa, in Cisgiordania la situazione sembra generalmente tesa. Un giornalista del Washington Post è stato nel campo profughi di Jenin e ha raccontato che il campo, dove vivono più di 20mila persone, «sembra pronto per una battaglia». In molte strade sono state costruite barricate e altre sono state coperte con teli per nascondere quello che succede alla vista dei droni. Gli arresti indiscriminati dell’esercito hanno fatto aumentare la rabbia: molti residenti dicono che sono state arrestate persone che non hanno niente a che fare con Hamas, o che hanno legami estremamente laschi, casuali o passati.

A contribuire al numero dei morti tra i palestinesi ci sono stati gli attacchi dei coloni, che dal 7 ottobre sono aumentati notevolmente in Cisgiordania. L’11 ottobre alcuni coloni armati hanno attaccato e ucciso tre palestinesi nel paese di Qusra. Il giorno dopo, durante la processione per il funerale delle tre persone uccise, hanno attaccato ancora, uccidendo un padre e suo figlio.

Ci sono state anche testimonianze di gravissimi abusi. Il giornale israeliano Haaretz ha raccontato per esempio che la settimana scorsa un gruppo di soldati e coloni, assieme, ha arrestato tre palestinesi nel paese di Wadi as-Seeq e li ha tenuti prigionieri per ore, torturandoli e umiliandoli. Il comandante dell’unità dell’esercito è stato rimosso quando si è venuto a sapere delle sevizie.