I massimi rappresentanti dell’Unione Europea non sono molto uniti
Charles Michel e Ursula von der Leyen in visita alla Casa Bianca hanno seguito programmi separati e non è una casualità
Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen hanno partecipato venerdì a una riunione a Washington con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. L’incontro aveva anche l’obiettivo di stabilire una linea comune sull’attuale conflitto fra Israele e Hamas. Michel e von der Leyen rappresentavano l’Unione Europea ed erano seduti fianco a fianco al tavolo. Ma è stato l’unico momento in cui sono stati insieme.
Il resto del programma degli incontri alla Casa Bianca era rigidamente separato: per Michel era la prima visita ed è stato ricevuto allo Studio Ovale, da solo. Von der Leyen ha un rapporto più consolidato con l’amministrazione americana e ha raggiunto Biden dopo, per una “passeggiata” attraverso il Giardino delle Rose, senza Michel. La doppia organizzazione non è un caso isolato, ma è piuttosto la prassi. Il belga Michel e la tedesca von der Leyen collaborano poco, hanno relazioni complesse e sembrano quasi in competizione per rappresentare l’Unione Europea all’estero.
Anche la gestione dell’attuale crisi in Israele e nella Striscia di Gaza ha confermato questo approccio. Von der Leyen non ha infatti consultato Michel e il rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Josep Borrell prima del viaggio in Israele della scorsa settimana: la visita ha provocato critiche da alcuni stati membri, che hanno accusato la presidente della Commissione Europea di essere troppo filoisraeliana.
Michel e Borrell hanno invece una relazione lavorativa molto stretta e hanno partecipato sabato al vertice del Cairo con i paesi arabi: von der Leyen non era fra i partecipanti. Ma questi sono solo gli ultimi episodi di una relazione che da più parti viene definita come “molto tesa” e che ha avuto una ulteriore e forse decisiva crisi con l’incidente della sedia dell’aprile 2021. Allora il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ricevette entrambi, ma collocò una sola sedia al suo fianco, che venne occupata da Michel. Von der Leyen dovette sedersi su un divano, in una posizione lontana e subordinata. Allora Michel fu accusato di non aver fatto nulla per correggere quell’imbarazzante situazione.
"Ehm" is the new term for "that’s not how EU-Turkey relationship should be". #GiveHerASeat #EU #Turkey #womensrights pic.twitter.com/vGVFutDu0S
— Sergey Lagodinsky (@SLagodinsky) April 6, 2021
La competizione fra Commissione e Consiglio Europeo è in parte insita nelle complesse strutture dell’Unione Europea. La Commissione è l’organo esecutivo e Von der Leyen ne è a capo. Il Consiglio Europeo riunisce invece i 27 leader dei paesi membri: il presidente svolge un ruolo di coordinamento, ma è più vicino ai capi di stato e di governo, che esercitano il vero potere e decidono le linee della politica europea. A livello internazionale Michel è formalmente il rappresentante della UE all’estero, ma Von der Leyen e la Commissione sono quelli che operativamente collaborano con le amministrazioni estere in caso di crisi.
A queste sovrapposizioni istituzionali si aggiungono però problemi personali fra i due leader europei. I loro due predecessori Jean-Claude Juncker (Commissione) e Donald Tusk (Consiglio) avevano una collaborazione molto più stretta e attiva, che si concretizzava in pranzi di lavoro a cadenza settimanale e missioni congiunte.
Secondo quanto riferito da fonti europee a Politico Michel e Von der Leyen non si incontrerebbero quasi mai, se non quando obbligati, e i rispettivi staff sarebbero stati istruiti a non condividere troppe informazioni e soprattutto a organizzare piani di viaggio che limitino al minimo le sovrapposizioni.
I due leader dell’Unione hanno esperienze precedenti e formazioni molto diverse: von der Leyen era ministro della difesa nel governo tedesco della cancelliera Angela Merkel e aveva avuto pochi ruoli di profilo internazionale, Michel è stato in passato primo ministro belga e aveva già partecipato al Consiglio Europeo in questo ruolo. La presidente della Commissione è però riuscita in questi anni ad affermare maggiormente un proprio ruolo di guida, risultando più riconosciuta e visibile all’estero.
La situazione è comunque considerata problematica dalla gran parte degli osservatori: l’Unione Europea fatica a comunicare in modo univoco per la volontà dei singoli stati membri di mantenere autonomia e linee politiche specifiche, ma il netto contrasto dei due suoi più alti rappresentanti sicuramente non aiuta.