In Svizzera ha vinto la destra
Il primo partito è l'Unione Democratica di Centro, che a dispetto del nome è nazionalista e vuole limitare la popolazione a 10 milioni di abitanti
L’Unione Democratica di Centro (UDC), partito di destra, nazionalista e conservatore, ha vinto le elezioni federali in Svizzera. Fin dalle prime proiezioni fatte sulla base degli scrutini si è capito che i risultati dei sondaggi fatti nelle ultime settimane sarebbero stati rispettati. Come previsto, l’UDC è il primo partito: è stato scelto da quasi un terzo degli elettori ottenendo 8 seggi in più rispetto alle ultime elezioni e arrivando a quota 61 sui 200 disponibili.
Il Partito Socialista Svizzero è secondo con 41 seggi, due in più rispetto alle ultime elezioni. Risultato quasi identico per l’Alleanza di Centro e per i Liberali Radicali (PLR) entrambi al 14,6 per cento. Il partito che perde più voti e considerato lo sconfitto di queste elezioni federali sono i Verdi, in calo di oltre 4 punti percentuali e con 7 seggi in meno rispetto al 2019. I 200 deputati del Consiglio Nazionale e i 46 del Consiglio degli Stati (eletti in rappresentanza dei cantoni) voteranno il 13 dicembre il nuovo governo. Poi si riuniranno quattro volte l’anno, in sedute che dureranno tre settimane ognuna.
Negli ultimi anni l’Unione Democratica di Centro ha aumentato i suoi consensi con una forte retorica anti immigrazione. In campagna elettorale, come aveva già fatto in passato, l’UDC ha proposto di cambiare la Costituzione svizzera in modo da limitare per legge la popolazione a un massimo di dieci milioni di abitanti fino al 2050. In questo modo l’UDC vuole impedire nuovi ingressi nel paese. «Oggi siamo vicini ai 9 milioni. Cresciamo in popolazione 16 volte più di quello che cresce la Germania. In questa situazione il ceto medio è quello che soffre di più. Questi flussi vanno calmierati», ha detto Marco Chiesa, consigliere degli Stati (la Camera “alta” del Parlamento svizzero) nonché presidente nazionale dell’UDC.
Secondo il centro di studi economici svizzero KOF la quota di 10 milioni sarà invece superata nel 2035. Lo stesso istituto sottolinea come senza immigrazione la popolazione in età da lavoro diminuirebbe del 13 per cento in 20 anni, mettendo in crisi anche il sistema pensionistico.
Attualmente un quarto della popolazione della Svizzera è nata all’estero e nell’ultimo anno l’immigrazione è cresciuta del 26 per cento, ma senza apparentemente riuscire a rispondere alle esigenze di manodopera di aziende e imprese commerciali svizzere. Il 40 per cento dei datori di lavoro dice infatti di non riuscire a trovare i dipendenti che cerca: gli iscritti alle liste di disoccupazione sono il 2 per cento della popolazione attiva, fra i livelli più bassi di sempre, e una parte dei posti di lavoro è occupata dai cosiddetti “frontalieri”, circa 380mila. Sono persone provenienti dai paesi vicini (Italia, Francia, Germania, Austria), che lavorano nel paese ma vivono all’estero.
Da anni l’UDC promuove campagne contro i frontalieri e in campagna elettorale ha promesso che renderà molto più difficile ottenere le autorizzazioni per lavorare in Svizzera abitando all’estero. Tra le altre cose, ha promesso più controlli al confine con l’Italia e l’Austria per limitare l’ingresso di persone provenienti dalle rotte migratorie.