A che punto è il restauro di Notre-Dame
Ci sono stati dei ritardi per la pandemia, per alcune scelte e per la complicata gestione dei fondi, e non sarà completato in tempo per le Olimpiadi
La cattedrale di Notre-Dame, nel centro di Parigi, andò a fuoco il 15 aprile del 2019: il tetto e la guglia della cattedrale, entrambi realizzati in legno di quercia, furono completamente distrutti, la volta interna fu gravemente danneggiata e andarono perdute varie opere d’arte e antiche reliquie religiose. Da allora, l’imponente cantiere che si è sviluppato attorno alla cattedrale è diventato parte del panorama parigino: camminando per il centro della città, capita spesso di sentire qualcuno che domandi a che punto è il restauro o quando sarà riaperta al pubblico Notre-Dame. Visitarla nella sua interezza è ancora impossibile, ma ha già riaperto la cripta archeologica della cattedrale, dove è possibile visitare una piccola mostra gratuita sull’andamento dei lavori.
Il presidente francese Emmanuel Macron aveva promesso che il restauro della cattedrale, uno dei monumenti più importanti della Francia, si sarebbe concluso entro il 2024, anno in cui Parigi ospiterà le Olimpiadi. L’obiettivo era parso fin da subito piuttosto irrealistico, benché nel luglio del 2019 il governo avesse approvato una legge per accelerare i lavori che includeva, tra le altre cose, una detrazione fiscale eccezionale per le donazioni (e meccanismi di controllo per assicurarne la corretta gestione). L’obiettivo è diventato ancora più complesso da raggiungere per varie ragioni, tra cui la pandemia di Covid-19, che ha rallentato i lavori di vari mesi, e la morte del capo dei lavori di restauro Jean-Louis Georgelin lo scorso agosto.
Nel marzo del 2023 il ministero della Cultura francese ha annunciato che la navata della cattedrale verrà riaperta al pubblico l’8 dicembre 2023, anche se i lavori su alcune parti dell’edificio – tra cui l’abside, la sagrestia e i contrafforti – continueranno fino al 2028, e non si sa ancora quando verranno rimosse le impalcature attorno a Notre-Dame.
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L’installazione della nuova flèche, la grande guglia posta sopra l’incrocio fra transetto e navata centrale, è invece stata prevista simbolicamente per il 15 aprile 2024, nell’anniversario dell’incendio. Salvo imprevisti, l’installazione della struttura in travi di quercia che fa parte del sottotetto della cattedrale – una parte fondamentale della cosiddetta “foresta”, fatta di enormi travi di quercia che si incrociavano con scale e passatoie, che verrà ricostruita identica all’originale ma con metodi di costruzione sia medievali che moderni – sarà invece completata entro la fine del 2023.
La volontà di ricostruire la “foresta” rispettando la versione originale ha in realtà rallentato il cantiere, dato che ha implicato da una parte un lungo lavoro di ricerca di querce nelle foreste francesi, dall’altra un difficile processo decisionale sul periodo di tempo necessario a far sì che i tronchi si asciugassero e potessero essere trasformati in travi.
«Quando sono arrivato, mi è stato detto che ci vogliono 70 anni per essiccare il legno di quercia, ma più tardi qualcuno mi ha detto che in realtà ci vogliono due anni», aveva raccontato lo scorso aprile a Le Monde Jean-Louis Georgelin, capo dei lavori di restauro della cattedrale morto in un incidente sui Pirenei il 18 agosto 2023. «Dopo varie ricerche abbiamo scoperto che Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc [l’architetto che restaurò la cattedrale di Notre-Dame nel diciannovesimo secolo, ndr] non utilizzava legno essiccato. Abbiamo anche appreso che nel Medioevo gli alberi venivano tagliati e immediatamente utilizzati per la costruzione». Originariamente, la struttura era fatta interamente in legno di quercia proveniente dalla provincia della Champagne: per il restauro sono state utilizzate querce provenienti da diverse zone della Francia, ma di dimensioni ben precise, tra i 50 e i 90 centimetri di diametro e tra gli 8 e i 14 metri di lunghezza. Alla fine ne sono state usate più di mille.
Georgelin aveva spiegato che la cattedrale sta venendo ricostruita in modo da sembrare identica a com’era prima, ma con molti sistemi tecnologici all’avanguardia sia per prevenire gli incendi – tra sistemi di nebulizzazione, telecamere termiche e porte tagliafuoco – che per recuperare l’acqua piovana e potenziare le reti elettriche e l’impianto di riscaldamento dell’edificio.
«La parte più impegnativa di questo tipo di progetto è la gestione della sequenza temporale», ha detto. «Prendi l’esempio del grande organo. Lì il problema era la polvere di piombo. Tutti gli 8.000 tubi e i 115 fermi sono stati smontati e inviati a tre diverse officine per essere ripuliti. I soffietti sono tornati, li stiamo rimettendo a posto e stanno arrivando anche i primi tubi. Entro la fine dell’anno dovrebbe essere completamente rimontato. Tuttavia, prima di poter accordare l’organo, la volta della cattedrale dev’essere quanto più possibile chiusa. E per farlo è necessario terminare la guglia e smontare l’impalcatura, il che succederà più o meno nell’estate del 2024».
A rallentare temporaneamente i lavori sono stati anche vari ritrovamenti archeologici. All’inizio del 2022 uno scavo preventivo in vista della costruzione di un’impalcatura per ricostruire la flèche ha portato alla luce diverse antiche statue e tombe sotto la cattedrale. A dei gruppi di archeologi e ricercatori è stato brevemente permesso di esplorare il sito, dove è stato trovato un sarcofago di piombo del XIV secolo, oltre che vari frammenti di un paravento risalente al XIII e distrutto all’inizio del XVIII secolo. Nel marzo 2023 gli archeologi hanno poi scoperto migliaia di graffette metalliche in varie parti della cattedrale, tra cui alcune risalenti agli inizi degli anni Sessanta del XII secolo, che hanno permesso loro di concludere che Notre-Dame fosse la prima cattedrale gotica conosciuta in cui il ferro veniva utilizzato in modo massiccio come materiale di costruzione.
Bloomberg racconta anche che la necessità di coinvolgere imprenditori miliardari, donatori internazionali e aziende che hanno contribuito alla raccolta fondi per la ricostruzione della cattedrale nell’amministrazione del restauro ha reso il tutto più complesso. A supervisionare i lavori è un comitato di donatori composto da 21 membri, tra cui il proprietario della multinazionale LVMH Bernard Arnault (uno degli uomini più ricchi del mondo); Françoise Bettencourt Meyers, erede del patrimonio della L’Oréal SA e donna più ricca del mondo; François Pinault, fondatore di Kering SA, proprietaria di Gucci; nonché i dirigenti di ricchissime aziende francesi come BNP Paribas e Total. Al comitato partecipano anche vari enti che hanno raccolto fondi per la cattedrale, tra cui Friends of Notre-Dame de Paris, che finora ha donato più di 21 milioni di dollari perlopiù da donatori statunitensi.
«All’inizio, l’uso dei fondi “non era sufficientemente trasparente” e gli organizzatori non avevano predisposto un budget e controlli adeguati», racconta Bloomberg. «È passato più di un anno prima che venissero convocati i comitati per supervisionare i lavori e le donazioni». In vari momenti, alcuni donatori hanno provato a intromettersi nel processo decisionale e ad assumere esperti esterni per cercare di ridurre i costi. Philippe Villeneuve, l’architetto a capo del progetto di restauro, si è detto però principalmente frustrato dal fatto che, al giorno d’oggi, lavorare a un’opera tanto imponente richieda molta più burocrazia di un tempo: «Ci siamo allontanati molto dall’audacia degli artigiani che nei secoli costruirono chiese come questa senza ingegneri, organi di vigilanza e compagnie di assicurazione. Non possiamo più fare alcune delle cose che fecero loro, e me ne rammarico», ha commentato.
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