Non c’è bisogno di spiegare il finale di qualsiasi film o serie tv

Eppure su YouTube e TikTok ci sono video che chiariscono la trama di ogni nuova uscita, perché è un formato che paga

(YouTube)
(YouTube)
Caricamento player

Negli ultimi anni, prima su YouTube e ora su TikTok, si è sviluppato un prolifico filone di creatori di contenuti specializzati soprattutto in uno specifico formato: la spiegazione della trama e dei finali di film e serie tv. In inglese si trova almeno un video – più spesso tre o quattro – titolato “ending explained” (“finale spiegato”) per tutti i maggiori film o serie appena usciti, al cinema o sulle piattaforme di streaming, anche quando la trama non è particolarmente complessa o difficile da seguire. Anche in italiano il fenomeno è molto diffuso, anche se meno capillare che sul web anglofono.

Il fenomeno è nato soprattutto per ragioni di search engine optimization (SEO), ovvero per intercettare i clic degli utenti che, appena usciti dal cinema dopo un film dal finale non chiarissimo, vanno a cercare articoli o video che confermino o smentiscano quello che pensano di aver capito. Questi contenuti rappresentano ormai una così ampia porzione di quelli che parlano di cinema o televisione da essere diventati un genere a sé, con tanto di parodie e lunghe discussioni sulla loro effettiva utilità.

Uno dei video più critici sull’argomento, pubblicato dal canale dedicato alla critica cinematografica In/Frame/Out, riassume così la situazione: «su YouTube, una volta che ti sei addentrato oltre i video musicali, gli animaletti adorabili e gli influencer che provano a influenzare altri influencer, ti troverai davanti a un vasto spettro di video che esaminano le arti visive. I migliori sono basati su ricerche meticolose e messi in piedi con una certa attenzione per la veste grafica del prodotto finale. E poi c’è quella marea di robaccia priva di ispirazione, quei costanti furti di ossigeno noti come “ending explained”».

Nella pratica, questi video sono solitamente lunghi tra i dieci e i venti minuti: gran parte del tempo è dedicata a riassumere la trama del film o della serie mostrando sullo sfondo varie clip. Soltanto gli ultimi minuti sono dedicati a una breve discussione del finale, spesso sbrigativa e non particolarmente approfondita. Una delle prime critiche che vengono dirette a questo formato, anche dalle persone che trovano utili gli “ending explained”, è che vengano montati in questo modo per allungare il video quanto possibile e massimizzare il quantitativo di pubblicità mostrata da YouTube. Costringono infatti le persone a scegliere se guardare un video molto più lungo del necessario per arrivare al passaggio che interessa loro o se saltare direttamente alla fine, rischiando però di perdersi dei passaggi.

Nelle sezioni dei commenti di questi video o su Reddit c’è spesso gente che si domanda a chi e a cosa servano questi contenuti. Una conclusione a cui spesso giungono i commentatori è che ci dev’essere sicuramente un sacco di gente che, una volta finito un film o una serie, cerca recensioni online perché teme di essersi distratto e aver perso qualche dettaglio interessante, oppure perché è stata molto entusiasta (o molto delusa) da quello che ha appena visto e vuole sapere cosa ne hanno pensato gli altri, incappando così anche in questo genere di contenuti.

Molti sospettano però che la maggior parte delle persone che cercano questi video – che spesso hanno centinaia di migliaia o anche milioni di visualizzazioni – lo faccia perché non ha nessuna intenzione di guardare i film o le serie a cui sono dedicati, ma vuole sapere di cosa parlano per riuscire a seguire le discussioni e i meme al riguardo sui social network o nelle conversazioni tra amici. «Penso che il successo degli “ending explained” sia un sintomo del fatto che oggi abbiamo accesso a tantissima televisione e tantissimi film: non c’è nessun modo di riuscire a seguire tutti i prodotti culturali “che contano”, e non sei neanche troppo sicuro che ti interessi effettivamente farlo, quindi cerchi la trama e il finale su Google invece di guardare qualcosa per intero», spiega Ryan Broderick, giornalista e autore di Garbage Day, newsletter di successo sulla cultura digitale.

– Leggi anche: I film che vedono tutti sono sempre più rari

Tra alcuni appassionati di cinema le spiegazioni dei finali sono poi molto criticate in sé e per sé, perché si concentrano troppo sulla sola trama, disabituando le persone a pensare ai film e alle serie come a un’esperienza completa in cui è importante l’ordine e il modo in cui si è deciso di raccontare la storia, e non solo la sequenza cronologica degli avvenimenti. In base a questo ragionamento, la trama del film non è necessariamente più importante della recitazione degli attori, della fotografia, della colonna sonora, delle inquadrature. I video che si concentrano su questi aspetti, però, sono ovviamente più difficili da fare e richiedono più competenze, rispetto a quelli che raccontano semplicemente  la trama da cima a fondo.

Nel proprio video contro gli “ending explained”, In/Frame/Out fa l’esempio delle opere di David Lynch, notoriamente surreali ed evocative. «Prendiamo Mulholland Drive», dice il critico, riferendosi al film di Lynch del 2001 che racconta la storia di un’aspirante attrice appena arrivata a Los Angeles, che incontra e conosce una donna affetta d’amnesia che si sta riprendendo da un incidente d’auto. «Si tratta di un grande collage onirico. Gran parte del suo potere risiede nel suo essere un trip labirintico. Lo spettatore ha il diritto di essere confuso: non è un videogioco da completare al cento per cento, in cui si può vincere o perdere qualcosa. Il bello è rinunciare a qualsiasi tentativo di tenere il passo e lasciarsi travolgere dallo strano bagliore ipnotico del film».

In questo contesto dare una spiegazione del finale dei film, soprattutto nel caso di opere più sperimentali o autoriali in cui la trama è solo una minima parte dell’esperienza cinematografica nel suo complesso, sarebbe «nel migliore dei casi un’auto-esaltazione disonesta e arrogante, e nel peggiore dei casi uno scempio che castra e minimizza l’impatto e il mistero che era intenzionalmente intrinseco nel film in questione. Il genere di cosa che evidenzia una triste incapacità di godersi un trucco di magia senza sapere cosa ci stia dietro».