Sulla crisi in Israele, Russia e Cina per ora stanno a guardare
Hanno condannato in maniera tiepida le violenze di Hamas: oggi Putin è in visita a Pechino per rafforzare i rapporti con Xi Jinping
Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato martedì a Pechino per un’attesa visita di stato in Cina: la visita era programmata da tempo (l’occasione è il “Belt and Road Forum”, cioè la riunione annuale dei paesi che partecipano al progetto politico e commerciale della “Via della Seta” cinese) ma ha assunto un significato particolare a causa della guerra in corso tra Israele e Hamas.
Mentre l’Occidente ha sostenuto in maniera piuttosto netta Israele (pur chiedendo moderazione nella risposta militare), sia la Russia sia la Cina hanno condannato in maniera tiepida il massacro di civili israeliani compiuto da Hamas il 7 ottobre, e si sono limitati a chiedere piuttosto genericamente la fine delle violenze. Qualche giorno fa l’ambasciatore russo all’ONU ha perfino fatto circolare una proposta di risoluzione in cui Hamas non è nemmeno citato. Questa differenza di reazioni tra l’Occidente da una parte e Russia e Cina dall’altra mostra come la distanza anche in termini diplomatici tra le due parti stia di fatto aumentando.
Per Vladimir Putin, che arriva a Pechino dopo quasi due anni di guerra in Ucraina, la nuova crisi tra Israele e Hamas è soprattutto un buon diversivo: Putin spera che, con le attenzioni dell’Occidente rivolte verso Israele, il sostegno nei confronti dell’Ucraina si riduca. Ma se la Russia non è più giudicata un partner credibile, per la Cina la situazione è un po’ più complessa. La Cina ha buoni rapporti e grande influenza economica sull’Iran, e in generale ha un certo peso politico in tutto il Medio Oriente, e per questo alcuni leader internazionali hanno chiesto che prenda parte allo sforzo per evitare che il conflitto tra Israele e Hamas si estenda ulteriormente: lo ha fatto per esempio il segretario di Stato americano Antony Blinken.
La Cina per ora non è stata particolarmente attiva su questo fronte, e non sembra interessata a forzare i propri proficui rapporti economici con l’Iran e i paesi arabi in favore di un’azione economica nel complicato conflitto israelo-palestinese.
La visita di Putin in Cina è anche un modo per rinsaldare e celebrare l’alleanza tra i due paesi.
L’ultima volta che Putin era stato in Cina, all’inizio del 2022, lui e il presidente cinese Xi Jinping avevano detto che tra i loro due paesi c’era una «amicizia senza limiti». Meno di un mese dopo, l’esercito russo aveva invaso l’Ucraina. Il nuovo viaggio di Putin in Cina vede le relazioni tra i due paesi sicuramente rafforzate: i rapporti tra Cina e Russia sono ritenuti da tutti molto solidi. Al tempo stesso, gli equilibri all’interno della relazione si sono tutti spostati a favore della Cina.
Poco meno di due anni di guerra e di sanzioni occidentali hanno reso la Russia estremamente dipendente dalla Cina in termini sia economici sia politici. Secondo stime fatte da Bloomberg, soltanto quest’anno le esportazioni cinesi in Russia sono aumentate del 57 per cento. Se a gennaio del 2022 lo yuan, la moneta cinese, costituiva lo 0,4 per cento degli scambi di valuta sul mercato russo (perché il grosso degli affari veniva fatto in dollari, euro o rubli) oggi vale quasi la metà di tutto il mercato.
Putin sarà presentato al Belt and Road Forum come l’ospite d’onore dell’evento. Secondo i media russi, la visita avrà un ruolo importante nel rapporto tra Russia e Cina, e contribuirà a creare un nuovo fronte contro l’Occidente. Le aspettative sulla possibilità che dall’incontro tra i due possano nascere iniziative positive per la guerra tra Israele e Hamas sono scarse.