Le assurdità che ci inventiamo per giustificare i nostri acquisti
Sotto i 5 euro è gratis e un rimborso è un guadagno: online si chiama "girl math" e dice qualcosa del nostro approccio ai consumi
Ultimamente su TikTok è molto facile imbattersi in video di donne che spiegano ai loro fidanzati, padri, amici o semplicemente al loro pubblico, i ragionamenti di autoconvincimento che fanno quando vogliono acquistare qualcosa di non necessario senza sentirsi troppo in colpa. La maggior parte suona strampalata e non ha alcuna base logica: per esempio c’è chi sostiene che quando paga qualcosa in contanti non stia davvero spendendo dei soldi perché quella somma era già uscita dal suo conto al momento del prelievo. Oppure c’è chi dice di considerare gratis tutto ciò che costa meno di 5 euro, o di considerare un guadagno i soldi avuti indietro dopo un reso.
Come succede spesso su internet, a questa categoria di contenuti è stato presto dato un nome: “girl math”, e cioè matematica da ragazze, allo stesso modo con cui nell’ultimo periodo si sono diffusi gli hashtag “girl dinner”, “hot girl walk”, eccetera, per definire una serie di abitudini buffe che soprattutto le giovani donne – ma non solo – rivendicano con orgoglio e autoironia. Il motivo per cui questi video sono circolati molto e ne hanno stimolati di nuovi è che, per quanto pieni di assurdità, molte persone ci si sono ritrovate. È un trend che nasce prevalentemente per far ridere e generare condivisioni, ma che dice anche un po’ del nostro approccio ai consumi e a vecchi stereotipi di genere.
@beatrice.pedrali Chi come me?? Questa si chiama #girlmaths #girlsmath #couplecomedy
Tra i video di “matematica da ragazze” che sono stati visualizzati di più (fino a 12 milioni di volte) c’è una serie in cui una teenager americana di nome Marley Brown la spiega al proprio padre, che lavora nella finanza e prova timidamente a smontare le sue argomentazioni. «Se pago dei biglietti per due persone e quelle due persone mi rimborsano, il denaro che mi danno è guadagnato perché è come se lo avessi già speso», oppure «se c’è uno sconto su qualcosa che mi piace o in un negozio da cui vado spesso e non ne approfitto sto perdendo soldi», o ancora «se compro un biglietto per un evento nel futuro, quando quel momento arriva l’evento è gratis». A un certo punto Brown chiede al padre se si stia divertendo: «no, è preoccupante» risponde lui.
La girl math intesa in questo modo è nata durante un programma radio mattutino neozelandese in cui nel corso dell’estate è stata introdotta una rubrica che chiedeva alle ascoltatrici di chiamare per raccontare le proprie spese folli, e farsi aiutare dai conduttori a giustificarle con ragionamenti volutamente e necessariamente senza senso. L’intento del programma era di fare intrattenimento comico, non parlare di economia o matematica. La rubrica inizia sempre con una sigla che ripete più volte «girl math», e che è stata a sua volta molto ripresa su TikTok.
@fvhzm If you’re asking us the price of a good sleep? #itsbasicallyfree 🤪 Let us know if you need help with some #GirlMath 🫡
Non tutti i tormentoni della girl math sono completamente senza senso: per esempio un ragionamento che viene spesso usato nei video è quello di calcolare il costo di una cosa non sulla base del suo prezzo inteso in assoluto, ma sulla base del numero di volte che quella cosa verrà usata. Per esempio, la girl math dice che un paio di scarpe non costa 200 euro ma un euro per ogni giorno che le si indossa (se le si mette almeno 200 volte). Calcolare una spesa sulla base di quanto un prodotto durerà, e quindi spendere magari di più per una cosa di maggiore qualità, avrebbe certamente un senso, se non fosse che nei video di girl math viene spesso applicato a beni superflui e di lusso come borse da migliaia di euro.
Un altro ragionamento poco difendibile ma che sicuramente molte persone hanno fatto almeno una volta è quello secondo cui, facendo un acquisto online, è meglio spendere di più comprando cose che non si era preventivato di comprare solo per raggiungere il minimo previsto per non pagare le spese di spedizione, anche se le spese di spedizione costano meno di quello che si dovrebbe spendere per raggiungere il minimo. Dietro questo ragionamento c’è un approccio allo shopping secondo cui nessun acquisto è davvero inutile, che fa molto gioco agli e-commerce e alle loro strategie di marketing.
Alcuni marchi e negozi hanno infatti approfittato del trend della girl math per farsi pubblicità sui social: come la catena di negozi statunitense Five Below, che vende solo prodotti a meno di cinque dollari (quindi gratis, secondo la girl math), la catena di prodotti cosmetici Ulta Beauty o il marchio di trucchi Mac Cosmetics. Alcuni esperti intervistati nelle ultime settimane sulla girl math hanno fatto notare come potrebbe essere rischioso e poco etico per le aziende usare questo trend per incentivare spese impulsive e un uso dei propri soldi così poco responsabile.
In generale, i ragionamenti dietro la girl math tradiscono un approccio ai soldi che alcuni considerano molto in linea con la cultura consumistica e capitalistica che si è affermata negli ultimi decenni, e che è stata esasperata dai social network e dalla diffusione dello shopping online. I video di girl math partono dal presupposto che ogni acquisto sia giustificato dall’impulso del momento anziché da una pianificazione a lungo termine, e soprattutto danno per scontata una condizione di partenza di ricchezza per cui nessun acquisto imprevisto è mai davvero un problema. Il presupposto di partenza della girl math, insomma, è che qualsiasi acquisto sia possibile e che l’unico ostacolo a spendere non siano i soldi ma i sensi di colpa.
Del fatto che l’approccio dei giovani allo shopping online possa diventare un problema sociale grave si parla da qualche anno, tra le altre cose per via della diffusione di e-commerce come Shein, che puntano tutto su sconti e prezzi bassissimi, e di servizi cosiddetti buy now pay later, cioè compra ora paga dopo, che permettono di pagare a rate anche importi molto piccoli senza interessi. Secondo Banca d’Italia i maggiori fruitori di questi servizi sono i più giovani: oltre un terzo degli utenti che utilizzano questo servizio, il 36 per cento, ha tra i 20 e i 25 anni e un altro 30 per cento ha tra i 26 e i 39 anni. La facilità del meccanismo e la mancanza di regole però pongono rischi notevoli, perché incentivano di fatto gli acquisti impulsivi e portano le persone a indebitarsi più di quanto sia per loro sostenibile.
Un altro problema che è stato fatto notare è che parlare di girl math per riferirsi a ragionamenti totalmente scollati dalla realtà non sia altro che un modo più comico e contemporaneo per riproporre il vecchio stereotipo secondo cui le donne sarebbero meno capaci degli uomini a fare calcoli matematici e operazioni di logica. Il percorso con cui si è arrivati alla girl math però è più largo di così, visto che viene da una più ampia tendenza a usare il termine “ragazza” online per rimarcare tutte quelle cose che prevedono un rifiuto delle responsabilità che ricadono sulle donne nel momento in cui ricoprono ruoli di genere tradizionali, come quelli di mogli e madri. In un certo senso, almeno nelle intenzioni, la girl math potrebbe essere vista come una sorta di rivendicazione di libertà ed emancipazione, un modo per affermare la propria indipendenza economica e darla per scontata.