Il rimpatrio dei cittadini stranieri da Israele è molto caotico
Ogni paese si sta organizzando in modo autonomo con voli di linea e straordinari, ma ci sono problemi per sicurezza e assicurazioni
Nell’ultima settimana molti paesi si sono organizzati per cercare di rimpatriare i propri cittadini che si trovavano in Israele al momento dell’attacco compiuto da Hamas, lo scorso sabato. Le operazioni di evacuazione stanno però procedendo in modo piuttosto caotico: i governi si muovono con iniziative autonome, organizzando voli sia di linea che voli charter appositi, e gli aeroporti israeliani lavorano a rilento a causa dei continui bombardamenti e del rischio concreto di attacchi con razzi o missili lanciati da Hamas.
Il 9 ottobre, due giorni dopo l’inizio dell’attacco, molte compagnie aeree avevano annunciato la sospensione dei voli in arrivo e in partenza da Tel Aviv, tra cui le americane Delta Airlines e United Airlines e le europee Lufthansa, Wizz Air e Air France-KLM. Altre avevano modificato gli orari o cancellato solo alcuni voli. Al momento l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, il principale del paese, è aperto e funzionante, anche se alcuni voli sono segnalati come cancellati o in ritardo e la situazione è in generale molto confusionaria.
Moltissimi governi hanno organizzato voli straordinari per dare ai propri cittadini la possibilità di lasciare il paese. Tra il 10 e l’11 ottobre il ministero degli Esteri italiano ha predisposto quattro voli militari e tre voli operati dalla compagnia commerciale Neos a tariffe calmierate per rimpatriare in tutto 900 persone italiane che si trovavano in Israele temporaneamente, quindi per motivi turistici, di lavoro o in pellegrinaggio. I voli straordinari sono atterrati all’aeroporto militare di Pratica di Mare, in provincia di Roma.
Molti altri paesi europei si sono mossi in modo simile. Tra giovedì e domenica la Francia ha organizzato quattro voli straordinari per rimpatriare 1.200 connazionali, e altri tre voli sono previsti per domenica. La compagnia aerea tedesca Lufthansa, in collaborazione con il ministero degli Esteri, ha fatto evacuare circa 800 persone ma ha poi interrotto le operazioni, mentre altri due voli dovrebbero partire domenica operati dalla compagnia Condor. La Spagna ha rimpatriato 500 persone con due voli militari, e organizzato un altro volo con a bordo 200 persone di varie nazionalità.
Gli Stati Uniti hanno organizzato vari voli di linea straordinari per evacuare i propri cittadini da Tel Aviv verso «località sicure nelle vicinanze»: un comunicato del Dipartimento di Stato americano (più o meno equivalente al nostro ministero degli Esteri) spiega infatti che sono stati organizzati vari voli dedicati ai cittadini statunitensi con cui è possibile lasciare Israele, ma non sempre i passeggeri possono scegliere la destinazione. Per esempio, venerdì alcuni voli organizzati dal governo statunitense sono atterrati ad Atene, in Grecia, e da lì sono stati predisposti voli aggiuntivi verso il New Jersey. A partire da lunedì i cittadini statunitensi potranno lasciare Israele anche via nave salpando dal porto di Haifa, nel nord del paese, verso Cipro.
In alcuni casi i voli non sono potuti partire a causa di problemi con le compagnie assicurative. Venerdì il Regno Unito ha dovuto cancellare alcune tratte inizialmente organizzate con compagnie di linea, che sono state in parte sostituite con voli militari, e giovedì anche la compagnia norvegese Norwegian Air ha annullato un volo di rimpatrio perché la compagnia assicurativa si è rifiutata di coprire la tratta. Sabato invece l’Australia ha cancellato due voli di rimpatrio a causa della situazione «estremamente gravosa e in rapida trasformazione» in Israele. Alcuni voli con a bordo cittadini australiani erano già partiti nei giorni precedenti, diretti verso Londra.
Intanto ci sono anche persone israeliane che vogliono tornare nel proprio paese, per esempio per presentarsi come riservisti nell’esercito. Il 14 ottobre El Al, la principale compagnia aerea israeliana, ha operato alcuni voli verso Israele durante lo Shabbat, il giorno sacro per le persone di religione ebraica (il sabato), per la prima volta dal 1982.
– Leggi anche: Il sistema dei riservisti in Israele, spiegato