Come sono stati ridisegnati i libri di Italo Calvino
Per il centenario della sua nascita Mondadori ha commissionato delle nuove copertine al grafico irlandese Jack Smyth
Nell’ultimo anno, in vista del centesimo anniversario della nascita di Italo Calvino, che cade il 15 ottobre, Mondadori ha ripubblicato in una nuova edizione tutti i libri del grande scrittore italiano, uno degli autori più importanti del Novecento. È stata fatta quella che nel gergo editoriale è detta “uniform edition”: le nuove copertine seguono lo stesso stile grafico, pensato appositamente per le opere di Calvino, che è significativamente diverso da quello dei libri di altri autori pubblicati nella stessa collana, cioè gli Oscar Mondadori. Le loro illustrazioni sono state fatte appositamente e sono ispirate al contenuto dei libri dello scrittore: non è una cosa che si fa per tutti i libri, per cui molto spesso sono scelte immagini esistenti.
Nel lavoro editoriale dare un nuovo aspetto ai libri di un autore molto letto come Calvino «è una delle cose più difficili che ci siano» dice Elisabetta Risari, editor degli Oscar, anche perché verosimilmente queste copertine saranno le immagini a cui i lettori più giovani assoceranno per anni Calvino, che si legge molto anche a scuola. Calvino peraltro scrisse moltissimo e per questo le copertine da disegnare erano parecchie: 33. Mondadori ha cominciato a organizzarsi per tempo e un anno e mezzo fa ha chiesto a quattro designer di copertine stranieri di fare una proposta grafica per la uniform edition. A vincere la gara è stato l’irlandese Jack Smyth, un grafico che negli ultimi anni è stato molto apprezzato nell’editoria internazionale. Oggi tutte le sue copertine sono arrivate nelle librerie.
«Ne abbiamo parlato con gli editoriali cercando di capire quale fosse la strada migliore da percorrere, ed eventualmente se affidare il lavoro sulla uniform edition a un grande nome del design» racconta Cecilia Flegenheimer, art director di Mondadori, «ma alla fine abbiamo pensato che fosse più interessante avere a disposizione diverse interpretazioni tra cui scegliere». Questo tipo di gare si fa raramente, perché ha dei costi aggiuntivi rispetto a una commissione diretta: ogni grafico che partecipa riceve un pagamento per la sua proposta.
Nel caso di quella per le nuove copertine di Calvino sono stati coinvolti solo designer stranieri per evitare che i progetti proposti fossero influenzati dalle letture scolastiche dei suoi libri che si fanno in Italia. «Un po’ ero preoccupata, non ero sicura di come sarebbe stato lavorare su un autore italiano così importante con grafici stranieri», dice Flegenheimer, «ma è stata una bella sorpresa perché tutte le persone coinvolte sono state entusiaste delle proposte».
Anche perché quasi tutti i grafici conoscevano i libri di Calvino: «I grafici stranieri, soprattutto anglosassoni, leggono i libri su cui lavorano», spiega Flegenheimer. È una cosa che molto spesso i grafici editoriali italiani non riescono a fare per mancanza di tempo ed eccesso di lavoro e che invece per chi lavora in un settore editoriale più grande e ricco come quello di lingua inglese è più fattibile.
Smyth in particolare era un lettore di Calvino da anni – «sono stato entusiasta dell’invito a lavorare sul progetto perché amo le sue opere», racconta – e per questo fin da subito aveva un’idea generale per il progetto grafico. Per lavorarci sopra ha riletto alcuni dei libri di Calvino che già conosceva e letto altri che gli mancavano, facendo schizzi come si sottolineano le frasi che colpiscono di più, e intanto pensava a come le immagini che gli stavano venendo in mente potevano svilupparsi all’interno dell’idea generale.
Gli occhi in mezzo alle foglie sulla copertina di Il barone rampante (1957) ad esempio dipendono da un’intuizione che Smyth ha avuto mentre stava leggendolo a letto. Il romanzo ha per protagonista un nobile settecentesco che da ragazzino, dopo un litigio coi genitori, sceglie di vivere sugli alberi e non ne scende più. È uno dei più celebri di Calvino, ma Smyth non lo aveva letto prima di essere contattato da Mondadori; quella sulla copertina per questo libro è stata la prima illustrazione che ha fatto.
Il progetto grafico complessivo vuole trasmettere l’idea che Calvino sia un autore «giocoso, ma anche serio, i suoi libri non sono comici, ma contengono un modo diverso di guardare alle cose, sempre profondo ed esistenziale, ma in una maniera accessibile e gioiosa». «Volevo riprodurre questo tipo di equilibrio», spiega il grafico. Le illustrazioni contengono riferimenti al contenuto dei libri, ma senza volerli rappresentare interamente, perché per Smyth la cosa più importante era trasmettere la voce di Calvino, più che spiegare i suoi libri. «Spesso con le copertine si cerca di riassumere una storia intera, ma secondo me non è quello il ruolo delle copertine».
La richiesta iniziale di Mondadori ai quattro grafici coinvolti nella gara era una proposta per le copertine di tre libri. Oltre di Il barone rampante, erano Il sentiero dei nidi di ragno (1947), il primo romanzo di Calvino, ambientato in Liguria nel contesto della Resistenza partigiana durante la Seconda guerra mondiale, e Lezioni americane (1988, postumo), la raccolta di una serie di discorsi che Calvino preparò per l’Università di Harvard, negli Stati Uniti, uno dei suoi libri più citati anche all’estero.
Ai grafici era stato chiesto di pensare copertine innovative ed eleganti che fossero «narrative, calde, non concettuali», che «parlassero anche a un pubblico giovane» e che «trattassero Italo Calvino come un brand riconoscibile». Gli unici paletti imposti da Flegenheimer erano la richiesta di non usare immagini esistenti per illustrare le copertine, in modo da differenziarle dalle precedenti edizioni di Mondadori, e il rispetto delle posizioni dei loghi della casa editrice previsti dalla struttura della collana.
«Questa è una cosa insolita per me», continua Smyth, «perché di solito lavoro per editori britannici, americani o irlandesi ed è raro che mettano loghi sulle copertine, se ci sono sono piccoli, mentre questi libri di Mondadori ne hanno addirittura due. Ho dovuto lavorarci attorno perché non si potevano spostare, per questo hanno determinato la struttura delle copertine. Ad esempio non potevo centrare tutto perché uno dei due loghi è in alto a destra». Ma questo aspetto del lavoro ha contribuito ad alimentare l’interesse di Smyth perché «le restrizioni sono un’occasione per pensare a nuove soluzioni».
Sebbene le copertine richieste per la gara fossero tre, Smyth ne ha presentate sette, perché voleva essere sicuro che lo stile generale del progetto andasse bene per tutti i libri di Calvino, che sono molto vari tra loro per temi e generi. Per farle ha avuto quasi due mesi che per le tempistiche abituali del suo lavoro sono tanto tempo («di solito mi danno due settimane»). Il suo progetto è stato appunto quello che Flegenheimer e i suoi colleghi hanno scelto e successivamente Smyth lo ha modificato per venire incontro alle richieste di Mondadori, che ad esempio non era convinta dei font, cioè dello stile di caratteri, ipotizzati inizialmente.
«Il primo carattere per il nome di Calvino era più pesante, mentre i titoli erano scritti con un carattere manuale, morbido, che contrastava col primo font», racconta Flegenheimer, «e abbiamo pensato che fossero poco leggibili». Allora Smyth ha proposto un font più sottile per il nome di Calvino, il “Busorama” di Tom Carnase, in cui le curve della A, della V e della N sono simili e si richiamano a vicenda. Per il titolo invece ha proposto il “Brunel Deck” di Commercial Type, un font con le grazie, cioè con quegli allungamenti e decorazioni alle estremità che generalmente sono considerati importanti per facilitare la lettura di testi lunghi (il font con cui è scritto questo articolo le ha). I font graziati sono considerati più classici e quindi si prestano ai titoli di un autore che è già considerato tale.
Le copertine definitive sono arrivate dopo un ragionamento collettivo su questi e altri aspetti, e vista l’importanza di Calvino e del progetto, prima di essere mandate in stampa, sono state sottoposte anche all’amministratore delegato di Mondadori Libri, Enrico Selva Coddè, oltre che a Giovanna Calvino, figlia dello scrittore e proprietaria dei diritti d’autore sulla sua opera, che ha approvato ogni copertina.
– Ascolta anche: una puntata di Comodino in cui, tra le altre cose, si parla di come i diritti per la pubblicazione dei libri di Calvino passarono da Einaudi a Mondadori
Un altro aspetto su cui Smyth e Mondadori si sono concentrati molto è stata la scelta dei colori, considerando ogni copertina singolarmente, ma anche tutte e 33 insieme. «Hanno tutte colori accesi, due per ciascuna oltre al bianco e al nero, e volevamo che fossero distinguibili facilmente le une dalle altre viste da lontano», spiega Smyth, «quindi le guardavamo insieme per verificare che non ci fossero troppe copertine blu, o troppe verdi».
Per quanto riguarda le illustrazioni quella più complicata da disegnare e scegliere è stata quella per I racconti, volume che raccogliendo tanti testi diversi era più difficile da raccontare con una sola immagine. «Con le raccolte o devi fare una scelta, e prendere un qualcosa di emblematico da uno solo dei racconti», commenta Flegenheimer, «oppure fare un’immagine collettiva che ne tenga insieme diversi». «È stata più difficile delle altre anche perché è stata l’ultima», ammette Smyth, e dunque necessariamente diversa da 32 altre illustrazioni. L’illustrazione definitiva è fatta di sei “semi” uguali che rappresentano cose diverse, cioè un pesce, una barchetta, una bocca, una foglia, una bomba e un occhio chiuso: «Lo spunto è il fatto che quando si guarda un’immagine con gli occhi semichiusi a volte si ha l’impressione di vedere altre cose».
Tra le copertine con cui Smyth si è divertito di più c’è quella di Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), il romanzo che ha per protagonista un lettore che cerca di leggere un romanzo ma, per motivi diversi, deve continuare a iniziarne di nuovi, e che per questo contiene dieci incipit di romanzi diversi (inventati). Questo libro è tra i più noti di Calvino all’estero e infatti Smyth lo aveva letto a vent’anni. Per via della sua struttura a cornici è un po’ complicato da descrivere: il grafico ha deciso di farlo partendo da un vecchio pittogramma di un uomo che cammina, di quelli che si usano per i semafori. Questa immagine ricorda il viaggiatore del titolo, ma anche il lettore che si sposta da un libro all’altro, e Smyth l’ha sovrapposta spezzata al disegno di un foglio di carta piegato che si sta aprendo. Presa insieme l’illustrazione rappresenta la forma del romanzo, suggerendo al lettore com’è leggerlo senza spiegarlo nel dettaglio.