I funerali in Israele sono partecipatissimi
Sono nati gruppi di volontari per assicurarsi che le famiglie delle persone uccise non rimangano sole, e hanno risposto a migliaia
Nell’ultima settimana in Israele sono stati celebrati i funerali di alcune delle oltre 1.400 persone uccise sabato scorso durante l’attacco di Hamas. Hanno partecipato in centinaia e a volte migliaia di persone, molte delle quali estranee alle famiglie dei morti. In Israele partecipare ai funerali di persone sconosciute è un’usanza diffusa, basata sull’idea che la presenza di un largo numero di persone possa dare conforto a chi ha subìto un lutto, ma anche sulla tradizione per cui per “dire kaddish”, cioè per fare la preghiera dedicata ai morti, sono necessari almeno 10 presenti.
Il Wall Street Journal ha raccontato che per assicurarsi che nessuna famiglia si ritrovasse da sola al funerale di un proprio caro sono nati gruppi di volontari in almeno 14 città del paese. Per molti partecipare ai funerali di sconosciuti è anche un modo per gestire collettivamente lo shock e la paura provocati dall’attacco imprevisto dello scorso weekend.
I gruppi di volontari partecipano ai funerali ma si occupano anche di diffondere informazioni sui social network per fare in modo che molte altre persone possano farlo. Questo vale a maggior ragione per i morti non israeliani, le cui famiglie sono lontane o che non avevano molte conoscenze nel paese. Per esempio Bruna Valeanu, una delle persone uccise durante l’attacco al festival musicale Supernova, era di origini brasiliane: al suo funerale sono arrivate moltissime persone dopo aver letto un post condiviso online in cui si diceva che le uniche familiari che aveva in Israele erano la madre e la sorella.
Nella comunità agricola (moshav) di Zeitan, appena fuori da Tel Aviv, oltre cento volontari si sono organizzati per mettere insieme bouquet e corone di fiori da distribuire ai funerali di tutto il paese, dopo che l’improvvisa richiesta aveva reso le ghirlande tipiche dei funerali introvabili.
Era da decenni, quanto meno dai tempi della guerra dello Yom Kippur, nel 1973, che Israele non subiva così tante perdite, soprattutto tra i civili. Le persone intervistate dal Wall Street Journal hanno raccontato che nei cimiteri si sono attrezzati per fare in modo di dare a ciascuna famiglia il tempo necessario per la cerimonia funebre, ma che il numero di morti è così grande che per esempio a Gerusalemme negli scorsi giorni c’era un funerale ogni mezz’ora.
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