Come potrebbe essere l’invasione israeliana della Striscia di Gaza
Estremamente complicata e sanguinosa, anche perché l'esercito israeliano non sembra ancora avere ben chiari i suoi obiettivi
È ormai quasi certo che Israele invaderà via terra la Striscia di Gaza, per dare seguito alla promessa del primo ministro Benjamin Netanyahu di smantellare il gruppo radicale palestinese Hamas. L’invasione potrebbe cominciare già nei prossimi giorni, ma l’esercito di Israele dovrà affrontare enormi problemi e difficoltà. Dal punto di vista militare l’invasione di Gaza rischia di essere la più dura e sanguinosa di sempre; dal punto di vista strategico, inoltre, se l’invasione è praticamente certa non sono altrettanto sicuri i suoi obiettivi: il proposito di smantellare Hamas, un’organizzazione estremamente ramificata e con una forte presenza anche al di fuori della Striscia di Gaza, è ritenuto praticamente impossibile dalla maggior parte degli analisti.
Dal punto di vista militare, bisogna considerare anzitutto che un’invasione in un territorio come quello di Gaza è per sua natura estremamente complicata. Il territorio di Gaza è molto urbanizzato e densamente popolato, e la guerriglia urbana è probabilmente il peggior tipo di combattimento per un esercito di invasione.
L’ultima invasione di terra di Israele nella Striscia di Gaza, nel 2014, è ricordata dai soldati israeliani come «un incubo, solo che reale», come ha detto uno di loro al Financial Times. «Tutto ciò che tocchi può essere una bomba». Quella guerra fu disastrosa anche per i miliziani di Hamas, e soprattutto per i civili palestinesi residenti a Gaza: morirono 66 soldati israeliani e 2.133 palestinesi, di cui 1.489 civili.
Benché sia molto difficile prevedere cosa succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, ci sono alcuni elementi che fanno pensare che una nuova invasione potrebbe essere peggiore di quella del 2014. L’obiettivo dell’invasione del 2014 era di distruggere i tunnel che Hamas aveva costruito sotto alla Striscia di Gaza e che usava per attaccare Israele. Il piano era indebolire Hamas, ma non di sradicarla completamente. Questa volta l’obiettivo è molto più ambizioso, e probabilmente irraggiungibile, nonostante i 360 mila riservisti che Israele ha mobilitato negli ultimi giorni.
In secondo luogo, l’attacco compiuto da Hamas contro i civili israeliani sembra mostrare che il gruppo radicale abbia una preparazione militare e un equipaggiamento molto più avanzati di quanto l’intelligence israeliana immaginasse. Anche in questo caso è difficile fare previsioni, ma molti analisti si aspettano che Hamas sia più preparata ad affrontare l’esercito israeliano di quanto non fosse stato nelle guerre precedenti, e che per esempio userà armi nuove come i droni (usati anche nell’attacco contro Israele).
Infine, l’eccezionale fallimento dell’intelligence israeliana, incapace di rilevare – o quanto meno di comprendere – la preparazione dell’attacco di Hamas di sabato, fa sì che l’esercito israeliano adesso si fidi meno delle informazioni che arrivano dalle agenzie di intelligence. Il rischio è che l’intelligence israeliana non sia in grado di ottenere un quadro sufficientemente chiaro di che situazione potrebbe esserci dentro alla Striscia di Gaza, e che quindi l’esercito si trovi ad affrontare l’invasione senza preparazione sufficiente, cosa che potrebbe far aumentare enormemente i rischi per Israele.
Questa è probabilmente una delle ragioni per cui da sabato mattina Israele sta bombardando con un’intensità senza precedenti la Striscia di Gaza: davanti a un’operazione che si preannuncia durissima, e con poche certezze sul lato dell’intelligence, l’aviazione israeliana sta attaccando per facilitare la futura operazione di terra, distruggendo depositi di armi, centri di comunicazione, tunnel sotterranei e così via. Steven Erlanger, giornalista del New York Times che ha lavorato a lungo in Israele, ha detto che i bombardamenti israeliani stanno probabilmente aprendo delle vie d’accesso per l’esercito di terra dentro alla Striscia di Gaza.
Ma anche dopo bombardamenti massicci, che stanno provocando centinaia di vittime civili, la battaglia urbana nella Striscia di Gaza rischia di essere violentissima. Giora Eiland, un ex generale israeliano che è stato anche membro del Consiglio per la sicurezza nazionale di Israele, ha detto che un’invasione potrebbe trasformarsi in un «terribile errore». I soldati israeliani dovranno muoversi casa per casa e ispezionarle una a una, rimuovendo le trappole esplosive che saranno state piazzate. Dovranno fare lo stesso con i tunnel scavati da Hamas nel sottosuolo, con il rischio di subire attacchi a sorpresa e di trovare ulteriori trappole esplosive. Il tutto, combattendo con migliaia di miliziani di Hamas e degli altri gruppi armati della Striscia.
Gli analisti militari prevedono che Hamas possegga ancora migliaia di razzi da usare contro l’esercito israeliano, e i droni esplosivi potrebbero essere una novità rispetto all’ultima invasione del 2014. Un altro enorme problema saranno le armi anti blindato, come le granate e soprattutto i razzi anticarro da spalla, che sono estremamente mobili e possono essere devastanti contro i mezzi corazzati negli spazi stretti di una strada cittadina.
È praticamente certo che questi combattimenti provocherebbero non soltanto moltissimi morti da entrambe le parti militari, ma soprattutto la morte di moltissimi civili. I miliziani palestinesi molto spesso si asserragliano nelle zone più densamente popolate, che sono le più difendibili ma anche quelle in cui la popolazione è più esposta. Loro stessi indossano in alcuni casi indumenti civili: sia per confondere gli israeliani sia perché Hamas non è un esercito regolare e non ha divise per tutti. I miliziani palestinesi inoltre hanno spesso usato i civili nelle battaglie, per esempio per missioni di ricognizione.
Ma a provocare i maggiori danni e le maggiori uccisioni di civili saranno probabilmente le tattiche enormemente distruttive che Israele potrebbe usare nella Striscia. Una di queste, descritta dal Financial Times, prevede che gli israeliani entrino negli edifici non dalle porte, dove potrebbero esserci trappole esplosive, ma direttamente dai muri, usando mezzi blindati e distruggendo tutto. L’esercito israeliano dispone anche di bulldozer corazzati e armati, pensati apposta per aprire la strada nei contesti di guerriglia urbana.
In questo contesto è difficile che l’Occidente riuscirà a convincere Israele a moderare l’uso della violenza. Il presidente americano Joe Biden ha detto più volte in questi giorni che entrambe le parti devono rispettare «le leggi della guerra», che prevedono di tutelare i civili e i prigionieri, tra le altre cose.
Gli ostaggi
Tutto questo senza considerare la presenza di circa 150 ostaggi nella Striscia di Gaza, rapiti durante l’attacco di sabato. Non è chiaro quali siano i piani di Israele per gli ostaggi, se verranno in qualche modo organizzate operazioni di recupero, oppure se – e questo sarebbe un cambiamento eccezionale per la politica israeliana – Israele invaderà la Striscia senza particolari riguardi per gli ostaggi.
Gregg Carlstrom, corrispondente dell’Economist, parlando con la radio statunitense NPR ha detto: «Si penserebbe che normalmente in Israele se qualcuno viene preso in ostaggio l’opinione pubblica ne chieda con forza la liberazione, a qualunque costo. Ma penso che questa volta l’opinione pubblica sia diversa. Parte della retorica che abbiamo sentito dai politici israeliani nella coalizione di governo è stata del tipo “non possiamo lasciare che siano gli altri a condizionare il nostro piano di guerra”. Questo significherebbe che gli ostaggi diventerebbero un danno collaterale».
Quale strategia
Non è ancora chiaro nemmeno quale sia la strategia di Israele, cioè l’obiettivo ultimo della sua probabile invasione di terra. È possibile che al momento questo obiettivo non sia stato nemmeno posto. Lo stesso presidente della Repubblica israeliana, Isaac Herzog, parlando con i giornalisti non ha voluto rispondere alle domande su quale fosse l’obiettivo di Israele a Gaza, e ha parlato genericamente della necessità di «cambiare l’equazione». Anche il resto della leadership israeliana, al netto delle frasi minacciose contro Hamas, non ha ancora spiegato che cosa intenda fare concretamente.
Di fatto, Israele ha davanti a sé due opzioni probabili. Può invadere la Striscia di Gaza, danneggiare pesantemente le infrastrutture e gli armamenti di Hamas e uccidere migliaia di miliziani e dirigenti del gruppo, e poi ritirarsi. Riuscirebbe a indebolire Hamas, ma difficilmente un attacco del genere impedirà al gruppo di ricostituirsi negli anni successivi.
Altrimenti dopo l’invasione Israele potrebbe occupare militarmente la Striscia di Gaza, come faceva prima del 2005. Questo comporterebbe ulteriori sofferenze per la popolazione palestinese, e una situazione probabilmente insostenibile sia per l’esercito sia per la società israeliani.