Salman Rushdie pubblicherà un libro autobiografico sull’accoltellamento subìto
A causa dell'aggressione lo scrittore perse la vista da un occhio e l'uso parziale di una mano: per lui era «necessario» scriverlo
La casa editrice Penguin Random House ha annunciato che lo scrittore britannico di origine indiana Salman Rushdie pubblicherà un libro autobiografico sull’accoltellamento subìto nell’agosto del 2022, a causa del quale perse la vista dall’occhio destro e parzialmente l’uso della mano sinistra. In un comunicato, Rushdie ha detto che per lui «era necessario scrivere questo libro: un modo per prendere il controllo di ciò che è successo, e per rispondere alla violenza con l’arte». Il libro in inglese si intitola Knife: Meditations After an Attempted Murder (“Coltello: meditazioni dopo un tentato omicidio”) e in Italia sarà pubblicato da Mondadori. Uscirà in oltre 15 paesi il 16 aprile del 2024.
Rushdie, 76 anni, diventò famoso soprattutto grazie al romanzo del 1988 Versi satanici, che turbò profondamente una parte del mondo islamico per via di un racconto al suo interno ritenuto blasfemo. Il 12 agosto dell’anno scorso fu accoltellato poco prima di cominciare un intervento durante un festival letterario organizzato a Chautauqua, nello stato di New York. Subì ferite gravi all’addome, al petto e al collo. Sei mesi dopo l’aggressione raccontò di avere grosse difficoltà a scrivere per via delle lesioni subite.
La procura dello stato ritenne da subito che l’attacco fosse stato mirato e premeditato. Si crede che l’uomo accusato di avere accoltellato Rushdie fosse stato ispirato dalla condanna a morte (fatwa) emessa contro di lui nel 1989 dall’ayatollah Ruhollah Khomeini, l’allora leader politico e religioso dell’Iran, secondo cui lo scrittore aveva insultato e offeso la religione islamica e il suo profeta proprio nei Versi satanici. L’aggressore, Hadi Matar, di 24 anni, fu subito arrestato e incriminato. Nei giorni seguenti all’attacco si dichiarò non colpevole di tentato omicidio e aggressione in due udienze in tribunale.
Rushdie aveva già scritto un romanzo autobiografico nel 2012: Joseph Anton, in cui raccontò nel dettaglio gli anni che aveva trascorso sotto protezione a causa della fatwa. In quel periodo aveva cominciato a farsi chiamare con questo pseudonimo, preso dai nomi di battesimo di due tra i suoi scrittori preferiti, Joseph Conrad e Anton Chekhov.
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