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  • Mercoledì 11 ottobre 2023

L’uomo che guida l’ala armata di Hamas

Mohammed Deif è il leader delle brigate al Qassam ed è tra gli organizzatori dell'attacco di sabato: l'esercito israeliano ha tentato di ucciderlo più volte

(FILES/ ANSA-CD)
(FILES/ ANSA-CD)
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Sabato mattina sui canali social delle brigate al Qassam, l’ala armata di Hamas, è stato pubblicato un video di oltre 10 minuti in cui si vede la sagoma di un uomo fermo su una sedia, accompagnato in sottofondo da una voce che parla in arabo. La faccia dell’uomo è irriconoscibile. L’ambiente in cui si trova è molto buio, ma sullo sfondo si vede bene la mappa di Israele e Palestina e una bandiera palestinese: «Il nemico deve capire che non può più festeggiare senza poi pagarne le conseguenze», dice la voce.

La voce del video è presentata come quella di Mohammed Deif, il capo di al Qassam considerato tra i principali organizzatori dell’enorme attacco contro Israele che ha causato migliaia tra morti e feriti (qui c’è il liveblog del Post con tutti gli aggiornamenti).

Su di lui non si sa molto: da sempre Deif cerca di far perdere le proprie tracce per sfuggire all’intelligence israeliana, che ha cercato di ucciderlo almeno sette volte negli ultimi vent’anni. A parte quella di sabato la sua ultima apparizione pubblica risale al maggio del 2021, quando in un messaggio audio disse che Israele avrebbe pagato «un prezzo molto alto» se avesse continuato a ignorare le richieste di Hamas riguardo alla Striscia di Gaza. Poco dopo iniziò una guerra che durò 11 giorni e provocò oltre 240 morti tra i palestinesi e 13 tra gli israeliani.

– Leggi anche: Israele era distratto

La sua storia è stata ricostruita da vari resoconti giornalistici. Deif – il cui vero nome è Mohammed Diab Ibrahim al Masri – nacque nel 1965 nel campo per rifugiati di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, che al tempo era sotto il controllo dell’Egitto. Frequentò l’Università islamica di Gaza, nota per la sua vicinanza al potente movimento islamista dei Fratelli Musulmani, e si affiliò ad Hamas verso la fine degli anni Ottanta avvicinandosi subito all’ala militare del gruppo, le brigate al Qassam.

Deif è sempre stato un forte sostenitore della resistenza armata contro Israele e si è opposto ai tanti tentativi di mediazione che ci sono stati negli anni, compresi gli accordi di Oslo del 1993 con cui per la prima volta Israele e l’Autorità palestinese si riconobbero a vicenda come interlocutori legittimi.

Nei primi anni di militanza in Hamas il suo mentore fu Yahya Ayyash, soprannominato «l’ingegnere» per la sua abilità di progettare e costruire bombe. Le autorità israeliane ritengono Deif responsabile per vari attacchi suicidi nel paese, che negli anni Novanta uccisero decine di civili.

Deif divenne leader delle brigate al Qassam nel 2002. È ritenuto responsabile della progettazione di alcuni razzi rudimentali usati spesso dal gruppo, noti come “razzi Qassam”, e dell’estesa rete di tunnel scavati da Hamas sotto la Striscia di Gaza per importare armi e beni di prima necessità e superare la recinzione costruita da Israele attorno alla Striscia di Gaza: negli anni infatti Israele ha costruito una recinzione considerata molto sorvegliata intorno alla Striscia di Gaza (quella che è stata abbattuta in più punti nell’attacco di sabato). Inoltre a partire dal 2007 Egitto e Israele impongono un pesante embargo sul territorio, e di fatto controllano tutto ciò che entra a Gaza, compresi l’acqua e la corrente elettrica.

Da decenni Deif è ricercato dalle forze armate e dall’intelligence israeliana, che hanno tentato più volte di ucciderlo. Nel 2006 un attacco aereo dell’esercito israeliano colpì un edificio in cui si pensava si trovassero alcuni leader di Hamas: Deif sopravvisse ma ne uscì mutilato (secondo il Financial Times perse una gamba e un braccio, mentre secondo BBC perse un occhio e alcuni arti, non è chiaro quali). Durante i combattimenti nella Striscia di Gaza del 2014 l’esercito israeliano bombardò un altro edificio in cui si credeva ci fosse Deif: morirono la moglie e il figlio, mentre lui si trovava da un’altra parte.

Le sue apparizioni pubbliche, tramite messaggi registrati in anticipo, sono estremamente rare e oggi rimangono molte incertezze riguardo alla sua figura e al suo ruolo in alcuni attacchi rivendicati da Hamas. Nel messaggio diffuso sabato sui social media Deif, che parlava a nome del gruppo, ha motivato l’enorme attacco contro Israele citando l’embargo in vigore da oltre 16 anni sulla Striscia di Gaza, la crescita delle colonie israeliane in Cisgiordania e le rivendicazioni sulla moschea di al Aqsa a Gerusalemme, uno dei principali luoghi di culto per l’islam dove sono frequenti gli scontri tra israeliani e palestinesi.

Deif ha detto che dopo l’attacco di sabato i palestinesi potranno «riprendersi la loro rivoluzione», e ha invitato i palestinesi che vivono nei paesi limitrofi, come l’Egitto, la Giordania, il Marocco e l’Algeria a unirsi ai combattimenti: «Chi ha una pistola la porti, ora è il suo momento», ha detto. Dall’inizio dei combattimenti non si sono più avute sue notizie.