L’importanza del film sul concerto di Taylor Swift per i cinema americani
Sarà distribuito senza il coinvolgimento delle major, e le sale sperano possa compensare le perdite dovute agli scioperi
Il 13 ottobre uscirà al cinema Taylor Swift: The Eras Tour, un film di 165 minuti sull’ultimo tour negli stadi della cantante statunitense Taylor Swift, con riprese fatte durante diverse tappe. La distribuzione del film è stata negoziata direttamente con le catene di cinema statunitensi, dato che le case di distribuzione hollywoodiane precedentemente prese in considerazione avevano suggerito di farlo uscire l’anno prossimo, o addirittura nel 2025. Il management di Swift invece voleva che fosse proiettato mentre il tour, che comprende 151 date negli stadi di cinque continenti, era ancora in corso.
Il film sarà proiettato almeno fino al 5 novembre in 4mila sale nel Nord America, più o meno la stessa quantità di Barbie, e in altre migliaia nel resto del mondo compresa l’Italia, ed è stato descritto come «un’importante àncora di salvezza per gli operatori cinematografici di tutto il mondo» nell’anno degli importanti scioperi di attori e sceneggiatori di Hollywood.
Taylor Swift: The Eras Tour ha già incassato 100 milioni di dollari nella prevendita dei biglietti, numeri che possono essere paragonati ad alcuni film della Marvel e che hanno già superato quelli del film-concerto del 2011 Never Say Never di Justin Bieber, fino ad oggi il film di questo tipo che aveva generato più ricavi nella storia. Cinemark, la terza catena di cinema statunitense, ha detto questa settimana che le prevendite sono state 10 volte superiori a quelle di qualsiasi altro film. Una volta uscito si stima che possa incassare fino a 225 milioni di dollari solo nel mercato nordamericano. Il successo preventivo del film ha portato il produttore dell’horror Exorcist: The Believer ad anticipare di una settimana l’uscita del film per evitare che accadesse in contemporanea con quella di Taylor Swift, aggiungendo al suo annuncio sui social l’hashtag #Taylorwins.
Nonostante il successo di Barbie e Oppenheimer, secondo le proiezioni della società di ricerca Gower Street Analytics gli incassi mondiali delle sale cinematografiche per quest’anno, escluso il mercato cinese, dovrebbero essere ancora inferiori del 21% rispetto a quelli del 2019. Proprio quando l’industria si stava rimettendo in pari dopo i grandi ritardi causati dalla pandemia, lo sciopero dei sindacati degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood ha fatto slittare al prossimo inverno l’uscita di importanti e costosi film come Dune: Part Two, Ghostbusters e Kraven il cacciatore, l’ultimo film della Marvel.
Nonostante si pensi che un accordo fra attori e studios possa essere raggiunto prima di Natale, è possibile che molte altre produzioni dovranno essere rimandate. L’analista della rivista sull’industria cinematografica Boxoffice Pro Shawn Robbins ha detto che «Swift e Beyoncé colmeranno sicuramente alcune lacune», ma che è improbabile pensare che riusciranno a compensare completamente la perdita di incassi causata dagli scioperi. Si ritiene infatti che un’altra importante parte dei guadagni di quest’anno delle sale cinematografiche sarà garantita dal film sull’ultimo tour della cantante Beyoncé, Renaissance, anch’esso distribuito attraverso accordi diretti con le catene di cinema a dicembre.
La maggior parte dei grandi film è distribuita nei cinema da una società specializzata, per l’appunto una società di distribuzione, che spesso sono interne alle grandi società di produzione: ne hanno una per esempio le cinque major di Hollywood, Universal, Paramount, Warner Bros., Walt Disney Studios e Sony. La scelta di Swift di aggirarle è in linea con altre che sta prendendo in questi anni, accomunate dall’intenzione di non sottostare alle condizioni indesiderate imposte dalle case discografiche o cinematografiche. Swift può permettersi di farlo, per le dimensioni del suo pubblico, mentre per la maggior parte degli altri artisti sarebbe impossibile.
Taylor Swift: The Eras Tour sarà distribuito nelle sale nordamericane attraverso un accordo con la catena AMC, che prima d’ora non aveva mai fatto un’operazione simile e che lo distribuirà anche nei cinema di altre catene e all’estero. Anche Regal e Cinemark, le altre due catene principali del mercato nordamericano, hanno acquisito i diritti di distribuzione del film. In base all’accordo trovato da Swift con AMC, il 43% dei ricavi rimarrà alle sale, e il resto sarà diviso tra la catena e la cantante (ma non equamente, Swift ne riceverà una quota maggiore). Si pensa che l’accordo di Beyoncé sia simile.
Accordandosi direttamente con le sale, Swift ha potuto decidere molte cose di testa sua: i biglietti infatti avranno un prezzo fisso per gli adulti di 19,89 dollari, un riferimento alla sua data di nascita e al titolo di un suo disco. È più del normale, e non saranno ammessi nemmeno sconti da parte dei cinema legati ai programmi di fedeltà. Senza intermediari, e con la possibilità di vendere molti articoli prodotti apposta, per i cinema dovrebbe essere una possibilità di guadagno molto superiore al solito. Come dimostrato da Barbie e Oppenheimer, infatti, c’è un’enorme quantità di persone che normalmente non frequentano i cinema, che da anni soffrono la concorrenza dei servizi di streaming, ma che sono attratte dalla possibilità di partecipare a un qualche tipo di evento collettivo nelle sale. Taylor Swift: The Eras Tour sarà promosso proprio in questo modo.
Alcuni dirigenti di case di distribuzione e produzione cinematografica sperano che l’interesse generato da questi film possa rappresentare l’inizio di una nuova era dei concerti al cinema. Secondo Tim Richards, amministratore delegato della catena europea di cinema Vue, «i grandi artisti si stanno improvvisamente rendendo conto che c’è un altro modo di monetizzare i loro concerti dal vivo», che già rappresentano ormai la principale fonte di introiti per molti cantanti e band, viste le quote marginali che ricevono dalla musica in streaming. Ovviamente, il film di un proprio concerto proiettato al cinema è un lusso che possono permettersi pochissime popstar, solo le più famose del mondo.
I film sui concerti hanno il vantaggio di poter raggiungere i fan dei mercati più piccoli, zone troppo distanti dalle grandi città o paesi in cui gli artisti organizzano raramente dei concerti. Questo era stato il caso, all’inizio del 2023, del documentario BTS: Yet to Come in Cinemas sul concerto della band sudcoreana dei BTS, al momento in pausa, che aveva guadagnato 53 milioni di euro a livello globale. Questo genere di film era stato molto popolare fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Novanta, ma la loro distribuzione in sala è diminuita drasticamente negli ultimi anni. Oltre a quello di Justin Bieber, un altro film su un concerto che era rimasto nelle sale più di un weekend era stato This Is It di Michael Jackson, che nel 2009 guadagnò l’equivalente di 68 milioni di dollari solo negli Stati Uniti, ma la maggior parte di questi film ormai passano nei cinema solo per uno o due giorni prima di essere venduti alle piattaforme di streaming.
Non tutti però sono sicuri che il modello di Taylor Swift e Beyoncé sia replicabile, dato che sono pochi i musicisti ad avere una fanbase così fedele e numerosa. L’amministratore delegato dell’Alamo Drafthouse Cinema Michael Kustermann, intervistato dal Financial Times, si chiede infatti «quale sia la longevità degli artisti in grado di generare un chiacchiericcio come Beyoncé e Taylor».
Il tour di Swift infatti è abbastanza unico nel suo genere: è composto da 151 date negli stadi di tutto il mondo e ogni concerto è uno spettacolo lungo più di tre ore in cui Swift ripercorre più di dieci anni di carriera che uniscono alla musica moltissime coreografie e continui cambi d’abito. Si prevede che avrà un fatturato globale di circa un miliardo e mezzo di euro, cosa che lo farebbe diventare il tour più ricco della storia, record attualmente detenuto dall’ultimo tour di Elton John. Quando i biglietti per la parte del tour negli Stati Uniti erano stati messi in vendita, c’erano state talmente tante richieste che il sito di Ticketmaster aveva smesso di funzionare, ed era stato allestito un complesso sistema alternativo per evitare che succedesse di nuovo.
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