La campagna diffamatoria contro il direttore dell’OMS
Un'indagine avviata dal primo ministro etiope Abiy Ahmed ha rovinato i rapporti con Ghebreyesus – anche lui etiope – senza concludere nulla
Bloomberg ha pubblicato un’inchiesta su una vicenda giudiziaria che ha coinvolto due dei leader africani più noti al mondo: il primo ministro etiope e premio Nobel per la pace Abiy Ahmed e il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus, anche lui etiope. Nel 2021, in piena pandemia, il governo di Ahmed avviò un’indagine contro Ghebreyesus, accusandolo di diversi reati per screditarlo durante la campagna elettorale per la sua rielezione come direttore dell’OMS.
Secondo Ghebreyesus stesso, sentito da Bloomberg, l’indagine aveva motivazioni politiche ed etniche: proprio in quel periodo era in corso la guerra nella regione etiope del Tigrè, avviata dal governo di Ahmed, divenuto sempre più autoritario, contro i separatisti del Fronte di liberazione del Tigrè (TPLF). Ghebreyesus è tigrino e aveva fatto parte a lungo del TPLF: in quel periodo tra lui e Ahmed c’erano forti tensioni per via delle devastanti conseguenze della guerra e delle critiche che Ghebreyesus gli aveva rivolto sulla gestione degli aiuti umanitari.
Ghebreyesus venne accusato di appropriazione indebita di fondi statali, acquisti illeciti di proprietà ad Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia, corruzione e reati sessuali, secondo l’accusa compiuti quando era ministro della Salute tra il 2005 e il 2012. Nessuna di queste accuse ha finora portato a un’incriminazione e al momento non esistono prove a loro sostegno: l’indagine sembra esser stata più che altro «una campagna molto personale» di Ahmed contro Ghebreyesus e la sua famiglia, ha detto Mukesh Kapila, esperto di gestione di crisi umanitarie dell’Università di Manchester e collaboratore di diverse organizzazioni internazionali.
L’inchiesta di Bloomberg è basata su centinaia di documenti interni al governo etiope, finora mai diffusi pubblicamente, ottenuti tramite la Piattaforma per la protezione degli informatori in Africa, un’organizzazione non governativa che si occupa di proteggere da ritorsioni chi diffonde informazioni su questioni di interesse pubblico in Africa. I documenti includono testimonianze scritte, scambi di email tra investigatori, testimoni, banche ed estratti conto bancari: Bloomberg ne ha verificato l’autenticità analizzando i metadati e discutendo l’indagine con due funzionari del governo etiope a conoscenza dei fatti, che hanno preferito restare anonimi per evitare ritorsioni.
L’indagine del governo etiope fu avviata nella seconda metà del 2021 dal Centro d’intelligence finanziaria, organo del ministero dell’Economia che si occupa di contrasto al riciclaggio di denaro e altri reati finanziari. All’epoca era appena iniziata la campagna elettorale di Ghebreyesus per essere rieletto come direttore dell’OMS. La maggior parte delle accuse si basava su testimonianze di funzionari dell’Istituto etiope di sanità pubblica e dell’Agenzia etiope per la fornitura di farmaci, due importanti istituzioni sanitarie pubbliche.
In un caso Ghebreyesus fu accusato di aver violato la legge acquistando alcuni kit per i test dell’HIV e alcuni farmaci che erano vietati dall’OMS. L’accusa si basava sulla denuncia di un ricercatore dell’Istituto etiope di sanità pubblica, Atsbeha Gebregziagher: intervistato da Bloomberg, Gebregziagher ha detto però che la sua denuncia si riferiva a fatti successi tra il 2014 e il 2016, quando Ghebreyesus non era più ministro della Salute ma ministro degli Esteri. Il ricercatore ha aggiunto di non essere a conoscenza di alcun coinvolgimento di Ghebreyesus nei fatti citati dall’indagine.
In un altro caso Ghebreyesus fu accusato di essersi arricchito attraverso una serie di contratti di acquisto fasulli stipulati dal ministero della Salute e dall’Agenzia etiope per la fornitura di farmaci. In un altro ancora di aver accettato una tangente per assegnare un contratto per la fornitura di zanzariere in un momento di forte aumento di casi di malaria. Ascoltati da Bloomberg, Amir Aman, ex ministro della Salute etiope, e Alan Court, ex funzionario di Unicef (entrambi collaboratori di lunga data di Ghebreyesus), si sono mostrati molto scettici: hanno descritto il suo lavoro come ministro della Salute come «impeccabile» e volto a rendere più trasparenti le procedure.
Ghebreyesus venne poi accusato di aver molestato diverse donne e offerto promozioni e borse di studio in Etiopia e all’estero alle collaboratrici che accettavano di avere rapporti sessuali con lui. Secondo l’indagine i soldi delle borse di studio sarebbero della Susan Thompson Buffett Foundation, negli Stati Uniti. Ma la fondazione non offre borse di studio in Etiopia: contattata da Bloomberg, la direzione si è rifiutata di commentare la vicenda. La vicepresidente Senait Fisseha, accusata di aver favorito il presunto sistema costruito da Ghebreyesus, si è limitata a respingere le accuse e a dire che il direttore dell’OMS si era sempre comportato correttamente con lei.
Il Centro d’intelligence finanziaria contattò anche tutte le banche dell’Etiopia per chiedere estratti conto e informazioni sui trasferimenti di denaro effettuati da Ghebreyesus, dai membri della sua famiglia e da funzionari del governo regionale del Tigrè, anche in questo caso senza riuscire a dimostrare attività sospette.
Nel 2022 i tentativi di screditare Ghebreyesus si estesero anche a esponenti etiopi all’OMS e alla missione permanente etiope all’ONU, rappresentante quindi del governo dell’Etiopia, che chiese formalmente all’OMS di indagare su di lui accusandolo anche in questo caso di aver utilizzato la propria posizione per danneggiare il governo etiope. Quell’anno Ghebreyesus aveva criticato il governo per la gestione della crisi umanitaria provocata dalla guerra nel Tigrè, accusandolo tra le altre cose di non aver garantito alle organizzazioni umanitarie un accesso adeguato all’area. In quell’occasione Ghebreyesus aveva definito la guerra nel Tigrè «la peggiore catastrofe della Terra».
Nel frattempo, secondo quanto riferito da Ghebreyesus, nel periodo dell’indagine diversi suoi familiari in Etiopia avrebbero subìto atti di violenza e intimidazione: sarebbe stata confiscata la casa della suocera e del cognato ad Addis Abeba, e il cognato sarebbe stato arrestato e detenuto ingiustamente per due settimane. A dicembre del 2022 Ghebreyesus accusò inoltre l’esercito eritreo, che combatteva al fianco di quello etiope, di aver ucciso suo zio.
L’indagine del governo etiope e i fatti intorno sono stati il punto d’arrivo di un progressivo deterioramento nei rapporti tra Ghebreyesus e Ahmed, iniziato in concomitanza con la guerra nel Tigrè. Fino a quel momento i due avevano sempre mantenuto rapporti cordiali e amichevoli, ma con l’inizio della guerra le cose erano cambiate. La guerra si era trasformata fin da subito in una catastrofe umanitaria, con centinaia di migliaia di persone uccise, migrazioni di massa e gravi carestie. A novembre del 2020 Ahmed aveva accusato Ghebreyesus di procurare segretamente armi al TPLF, e Ghebreyesus aveva respinto le accuse dicendo di stare «dalla parte della pace» e di essere molto preoccupato per le conseguenze della guerra in corso.
La guerra nel Tigrè si è conclusa lo scorso novembre, dopo due anni, con un accordo di pace raggiunto al termine di complicati negoziati. Man mano che i negoziati procedevano l’indagine del governo etiope rallentava, e secondo i due funzionari etiopi sentiti da Bloomberg è ormai a un punto morto. Ghebreyesus ha detto di ritenere che l’indagine sia stata parte di una «campagna diffamatoria» basata sulla sua appartenenza etnica e sul suo passato nel TPLF, e che al momento non si sente al sicuro a tornare in Etiopia.
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