Il feroce attacco via terra di Hamas in Israele, raccontato dall’inizio
Il superamento di uno dei confini più militarizzati al mondo, gli assalti alle basi militari e le grosse violenze contro i civili
Sabato mattina il gruppo radicale palestinese Hamas, considerato terrorista da Stati Uniti e Unione Europea, ha attaccato via terra, via mare e via aria Israele, in un’operazione che non ha precedenti nella storia del paese. Ha lanciato migliaia di razzi contro le città israeliane: la stragrande maggioranza è stata intercettata dal sistema missilistico israeliano Iron Dome, ma è servita a fare da copertura per l’operazione di terra. Hamas ha tentato di arrivare sulla spiaggia israeliana Zikim Beach con alcune barche e motoscafi, ma i miliziani sono stati respinti dall’esercito israeliano. E ha usato parapendii a motore, ma non è chiaro se la tecnica sia stata efficace e abbia portato dei risultati.
La parte dell’attacco che ha avuto maggiore efficacia per Hamas, in cui finora sono stati uccisi complessivamente almeno 900 tra civili e militari israeliani (un numero eccezionale), è stata quella via terra, con cui centinaia di miliziani sono entrati nelle città e nei kibbutz al confine con la Striscia di Gaza prendendo completamente di sorpresa l’esercito israeliano.
L’operazione è iniziata sabato mattina all’alba con il superamento della barriera che divide Israele e la Striscia di Gaza: in alcune parti si tratta di una struttura di cemento, in altre di una barriera di filo spinato, ma tutto il confine è considerato uno dei più militarizzati al mondo (per questo si parla di «fallimento» dell’intelligence e dell’esercito israeliano). Sono presenti sei attraversamenti ufficiali verso Israele: Hamas ne ha attaccati tre, e ha aperto brecce nelle barriere in almeno altri tre punti. È stata un’operazione complessa e coordinata, con ogni probabilità preparata da tempo, e che ha permesso l’inizio dell’operazione via terra.
Hamas ha attaccato la barriera con droni commerciali armati di esplosivi, che hanno colpito alcune delle torri di sorveglianza presenti lungo il confine. Il sistema di sicurezza di Israele prevede, oltre ai pattugliamenti continui, telecamere, rilevatori di movimento e piccoli cannoni controllati a distanza. Una parte di queste strumentazioni è stata messa fuori uso dagli attacchi mirati. Alcune delle procedure d’attacco sono visibili in questo video montato dal giornale The Times of Israel partendo dai video propagandistici di Hamas.
A compilation of Hamas clips shows how the terror group invaded southern Israel yesterday. First they bombed Israeli observation towers and weapons systems on the border, then fired hundreds of rockets as terrorists on paragliders flew over the border. Moments later, Hamas… pic.twitter.com/D4iIoCV51q
— Emanuel (Mannie) Fabian (@manniefabian) October 8, 2023
Subito dopo i miliziani hanno assaltato punti prestabiliti: a Kerem Shalom, il più meridionale degli attraversamenti, una carica esplosiva ha aperto una breccia nelle fortificazioni. I miliziani hanno ucciso almeno due soldati israeliani e poi almeno cinque moto con due miliziani armati a bordo hanno attraversato il confine attraverso un’apertura nelle fortificazioni di filo spinato (non è ancora chiaro quanti miliziani di Hamas abbiano partecipato in tutto all’attacco, ma si parla di qualche centinaio).
Nel frattempo circa 50 chilometri più a nord, a Erez, un’altra carica esplosiva diretta verso una struttura in muratura ha dato il via all’assalto di una decina di miliziani con giubbotti antiproiettili e armi automatiche, che hanno aperto un nuovo punto di ingresso incontrando una resistenza limitata da parte dei soldati israeliani, forse in numero ridotto anche per la festività del calendario ebraico.
La stessa procedura si è ripetuta a Sufa, nella parte meridionale del confine, mentre la breccia di Be’eri, dove poi i miliziani hanno attaccato un rave party compiendo una strage, è avvenuta dopo la distruzione di un carro armato. In altre zone meno controllate del confine le barriere sono state distrutte utilizzando un bulldozer, permettendo l’ingresso di molti miliziani di Hamas: alcuni di loro nei video non sembrano nemmeno armati.
Alle 7:40, dopo circa un’ora dall’inizio dell’attacco, l’esercito israeliano ha confermato ufficialmente che combattenti di Hamas avevano attraversato il confine e ha invitato la popolazione a rimanere in casa o nei rifugi.
Entrati in territorio israeliano, i miliziani hanno attaccato 27 differenti “obiettivi”, fra cui due basi militari, alcuni kibbutz (piccole comunità ebraiche egalitarie, nate come comunità di agricoltori), il festival musicale di Be’eri, e molte città e insediamenti israeliani. I miliziani si sono mossi con auto, pickup, moto o a piedi, e per lo più hanno sparato a chiunque trovassero sulla loro strada, senza distinzioni fra militari e civili, compresi donne, bambini e anziani. Sono arrivati fino alla città di Okafim, 25 chilometri da Gaza, e ad Ashkelon, a nord del punto di confine di Erez, ma hanno colpito soprattutto le località più vicine, come Sderot.
Da Sderot, città da 30mila abitanti a soli tre chilometri dal confine, sono arrivate le prime notizie, i primi video e le prime foto delle enormi violenze compiute dai miliziani, che oltre a sparare per strada sono andati casa per casa, uccidendo e sequestrando famiglie intere. Da sabato circolano foto e video che mostrano civili disarmati uccisi nelle loro case, e altri sequestrati e portati via dai miliziani di Hamas, a volte con dei mezzi di fortuna.
A Sderot l’esercito israeliano è arrivato solo un paio d’ore dopo gli attacchi. La battaglia con i miliziani non è ancora finita, nonostante il governo israeliano abbia detto di avere ripreso il controllo delle cittadine di confine attaccate da Hamas.
Contemporaneamente all’attacco contro le città israeliane, i miliziani hanno assaltato e preso il controllo di almeno tre basi militari israeliane. Ci sono stati scontri violenti a Re’im, dove risiede il comando della divisione dell’esercito che si occupa di Gaza, a Zikim (vicino al confine nord) e a Nahal Oz.
A Nahal Oz diversi miliziani appoggiati da droni in grado di sganciare bombe hanno assaltato la base, hanno ucciso un numero non precisato di soldati e hanno preso alcuni ostaggi, fra cui alcune soldatesse. La base si trova a non più di un chilometro da dove era stata aperta una delle brecce nella barriera di confine. Nel corso dell’assalto i miliziani hanno distrutto veicoli militari, mentre in altri casi ne hanno preso possesso, portandoli poi nella Striscia di Gaza. Le immagini da Re’im mostrano molte auto e mezzi militari distrutti vicino alla caserma, ma non è ancora stato possibile confermare un numero certo di morti.
Secondo i media israeliani sono invece almeno 260 i ragazzi e le ragazze uccise durante il festival musicale Supernova, nel deserto del Negev, vicino a Re’im.
Qui i primi miliziani sono arrivati alle 6:30, quindi nelle primissime fasi dell’attacco, quando molti dei quasi 5.000 presenti al rave stavano ancora ballando. Per le tre ore successive gli uomini di Hamas hanno inseguito a bordo di jeep, moto e pickup le persone che cercavano di fuggire o nascondersi, uccidendole, oppure sequestrandole e portandole nella Striscia, mostrandole come “trofei”. Secondo alcune testimonianze raccolte fra i presenti, molti dei miliziani sarebbero stati ragazzi di 16-17 anni e nel luogo del massacro sarebbero anche avvenuti stupri di ragazze israeliane.
Episodi di violenza, esecuzioni e rapimenti si sono verificati anche in vari kibbutz, strutture autogestite, per lo più isolate, dove la risposta dell’esercito israeliano è arrivata molto tardi.
Gli scontri fra i miliziani sul territorio israeliano e l’esercito sono proseguiti per tutta la giornata di sabato, per quella di domenica e in alcuni casi sono ancora in corso lunedì. Le forze di sicurezza israeliane non hanno ancora ripreso un totale controllo di alcune delle città e dei kibbutz attaccati e si segnalano nuove incursioni di miliziani di Hamas, seppur in misura ridotta.
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