I civili e i militari israeliani presi in ostaggio dai miliziani di Hamas
Per ora se ne sa pochissimo, ma la loro situazione potrebbe diventare uno degli aspetti più complicati della guerra in corso
Il gruppo radicale islamista Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, ha annunciato di avere preso in ostaggio diverse persone israeliane durante l’attacco via terra di sabato nel sud di Israele. Lo stesso ha fatto il Jihad Islamico, un altro gruppo radicale palestinese attivo nella Striscia. Al momento sulla situazione degli ostaggi israeliani si sa molto poco: da ore circolano foto e video che mostrano numerosi civili presi in ostaggio dai miliziani di Hamas, cosa confermata nel tardo pomeriggio di sabato dal governo e dall’esercito israeliani, ma non si sa con certezza né quanti siano né quanti tra loro siano civili o militari.
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Non è ancora del tutto chiaro nemmeno se gli ostaggi si trovino ancora in territorio israeliano, nei centri abitati dove i miliziani di Hamas si sono asserragliati per affrontare l’esercito di Israele, oppure se siano stati portati nella Striscia di Gaza. Soprattutto in quest’ultimo caso, la possibilità che decine di ostaggi siano stati portati a Gaza sarebbe disastrosa per Israele e rafforzerebbe Hamas: il gruppo radicale palestinese si troverebbe in mano “pedine di scambio” fondamentali per esigere concessioni dallo stato israeliano, mentre al tempo stesso Israele avrebbe molta più difficoltà a compiere delle ritorsioni violente nella Striscia, sapendo che civili e soldati israeliani potrebbero trovarsi lì.
Di fatto, la questione degli ostaggi potrebbe diventare nelle prossime ore o nei prossimi giorni uno degli elementi più importanti di questi nuovi scontri tra Hamas e Israele, e potrebbe avere conseguenze che vanno oltre l’attacco di sabato.
Al momento la questione va trattata con estrema cautela, perché le informazioni a disposizione sono molto poche: i combattimenti nel sud di Israele sono ancora in corso e al contempo l’esercito israeliano sta bombardando la Striscia di Gaza. Questo rende complicato farsi un’idea precisa di cosa sta succedendo.
Le possibilità sono principalmente due: la prima è che i miliziani abbiano preso ostaggi israeliani e si siano asserragliati con loro nei centri abitati che hanno attaccato. Già questa situazione sarebbe di per sé molto complicata, perché i miliziani possono usare gli ostaggi come arma di ricatto contro l’esercito israeliano che ha avviato un’ampia operazione militare per liberare tutte le aree del sud di Israele dalla presenza di Hamas.
Ma la possibilità decisamente più grave per Israele è che almeno alcuni ostaggi siano stati portati dentro alla Striscia di Gaza, e che quindi si trovino sotto al controllo di Hamas.
In questo caso, liberare questi ostaggi e riportarli vivi in Israele diventerebbe una delle priorità più importanti in assoluto per il governo israeliano. Per ragioni etiche, ovviamente, ma anche politiche: se gli ostaggi fossero maltrattati o perfino uccisi il governo di Benjamin Netanyahu, il più a destra della storia di Israele, diventerebbe oggetto di enormi critiche, in un momento già estremamente complicato a causa delle critiche dovute alla contestata riforma della giustizia. Già in queste ore sono circolate numerose testimonianze di civili israeliani che vivono nelle comunità attaccate dai miliziani e che accusano il governo di non aver fatto abbastanza per difenderli. Le tv e le radio stanno inoltre trasmettendo le dichiarazioni di civili che dicono di non avere più notizia dei loro parenti e amici, e di non sapere se siano stati uccisi o rapiti.
Se il governo israeliano non fosse in grado di riportare gli ostaggi in Israele, sarebbe una sconfitta molto grave.
Questo rende gli eventuali ostaggi israeliani estremamente preziosi per Hamas e per gli altri gruppi radicali palestinesi. Hamas potrebbe usarli per imporre concessioni a Israele. Per esempio, potrebbe chiedere la liberazione di prigionieri palestinesi che si trovano nelle carceri israeliane. Si stima che nelle prigioni israeliane ci siano quasi 4.500 palestinesi detenuti per ragioni di «sicurezza», cioè perché ritenuti, anche in maniera estremamente lasca, una minaccia per lo stato israeliano. Molte di queste persone hanno affiliazioni con Hamas e con gli altri gruppi palestinesi, e non è da escludere che Hamas possa usare gli ostaggi per chiedere uno scambio di prigionieri.
Daoud Shihab, portavoce del Jihad Islamico, ha già detto che «ogni rilascio da parte nostra ha un prezzo», e ha chiesto la liberazione di «tutti i nostri prigionieri dalle carceri israeliane».
L’eventuale presenza di ostaggi nella Striscia di Gaza potrebbe rendere più complicate eventuali operazioni di ritorsione militare da parte dell’esercito israeliano contro Hamas, anche se al momento non sembra questo il caso: poco dopo l’attacco via terra di Hamas, Israele ha cominciato a bombardare duramente la Striscia di Gaza.