La difficile campagna elettorale dei Verdi in Baviera
Nelle ultime settimane il partito è finito spesso al centro di critiche poco fondate, per ragioni legate per lo più alla politica nazionale
Domenica nello stato tedesco della Baviera, uno dei più ricchi e popolosi della Germania, si tengono le elezioni statali, importanti non solo per la politica locale ma anche come indicatore dei consensi sull’operato del governo del cancelliere Olaf Scholz, leader del partito Socialdemocratico (centrosinistra). A livello federale infatti, i Verdi fanno parte della coalizione di governo di Scholz, insieme ai Socialdemocratici e ai Liberali, e come le altre due forze politiche negli ultimi mesi sono crollati nei sondaggi.
In Baviera, dove governa l’Unione Cristiano-Sociale (CSU, di centrodestra), i Verdi sono invece all’opposizione: alle ultime elezioni statali, nel 2018, erano andati benissimo, e secondo i più recenti sondaggi anche questa volta si giocano il ruolo di secondo partito più votato nello stato dietro proprio alla CSU.
Storicamente le elezioni statali tedesche sono state sempre molto centrate su tematiche legate alla politica locale, come i trasporti, l’istruzione o la polizia. Negli ultimi anni, però, si è cominciato a vedere qualche cambiamento, e sempre più spesso gli elettori hanno votato tenendo in grande considerazione il loro giudizio sull’operato del governo federale. Anche per questa ragione le elezioni in Baviera sono importanti, così come è importante vedere come andranno i Verdi, che negli ultimi mesi sono finiti nel mezzo di molte discussioni nazionali che hanno profondamente diviso l’elettorato.
– Leggi anche: Il governo tedesco di Olaf Scholz prova a ripartire da tre riforme
Molte critiche rivolte ai Verdi in Baviera sono arrivate dal primo ministro bavarese Markus Söder (eletto con la CSU), che da tempo si ritiene voglia fare il “grande salto” verso la politica nazionale diventando il leader della CDU, l’Unione Cristiano-Democratica, il partito a cui apparteneva Angela Merkel e di cui la CSU è storica alleata. Le sue ambizioni nazionali potrebbero avere spinto Söder ad alzare i toni nella campagna elettorale della Baviera, rivolgendo diverse accuse ai Verdi che sono sembrate spesso strumentali e infondate: i Verdi potrebbero infatti essergli sembrati un obiettivo politico piuttosto semplice da colpire, viste le molte critiche che negli ultimi tempi sono state rivolte loro a livello nazionale e che hanno causato un crollo dei consensi.
Uno dei temi su cui si è discusso di più è stata la graduale eliminazione delle caldaie a gas e la loro sostituzione con pompe di calore, misura introdotta quest’anno dal governo federale. La norma, promossa dal ministro dell’Economia e dell’Energia Robert Habeck (dei Verdi, appunto), è stata molto criticata in Germania perché comporta dei costi per le famiglie che usano ancora le caldaie a gas. Il primo ministro bavarese Söder ci ha costruito sopra una campagna contro i Verdi locali, esagerando sul costo delle pompe di calore. Tra le altre cose, Söder ha detto che i tedeschi dovranno spendere fino a 300mila euro a famiglia per sostituire la propria caldaia a gas: una pompa di calore costa in realtà tra gli 11mila e i 25mila euro.
Söder ha anche criticato i Verdi per aver rifiutato di posticipare la chiusura delle ultime tre centrali nucleari rimaste aperte in Germania, nonostante la crisi energetica iniziata di fatto dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Su questo punto c’è stato un grande dibattito, perché sebbene il partito abbia fondato la propria identità in larga parte sulle politiche contrarie al nucleare, oggi molti ritengono che l’energia nucleare sia importante per la transizione energetica.
– Leggi anche: L’Europa è divisa sul nucleare
Tra le accuse più frequenti arrivate ai membri dei Verdi bavaresi c’è quella di essere «distruttori di foreste», perché a favore delle turbine eoliche per produrre energia pulita, sulla base dell’idea che le turbine richiedono moltissimo spazio e in futuro questo spazio potrebbe essere sottratto alla riforestazione. Sono poi stati accusati di essere «guerrafondai» perché il governo di cui fanno parte sostiene l’Ucraina nella guerra con la Russia, e alcuni ritengono che armare il governo ucraino stia prolungando il conflitto. Posizioni simili si sono viste nell’ultimo anno e mezzo anche in Italia, provenienti anche dalla sinistra, e sono per lo più pretestuose (sostenere un paese che si difende da un’aggressione non significa in assoluto essere contro la pace, soprattutto se il paese che ha aggredito non vuole negoziare una pace, come sta succedendo oggi con la Russia).
Prendersela con i Verdi in Baviera non è particolarmente difficile: il partito in genere viene votato soprattutto dagli elettori che vivono nelle zone urbane, e la Baviera ha tantissimi elettori che vivono in zone rurali, tradizionalmente scettici nei confronti delle tematiche ecologiste, considerate in contrasto con le necessità e lo stile di vita di chi vive in campagna. Di recente, per esempio, la proposta degli ecologisti di espandere la protezione delle falde acquifere dello stato è stata fortemente contestata dall’industria agricola perché ridurrebbe la quantità di fertilizzanti chimici che potrebbero essere usati nei campi.
Secondo Ludwig Hartmann, uno dei due principali candidati del partito, gli avversari stanno facendo particolare leva sul «falso conflitto» tra elettori in città e in campagna, che sarebbero allineati su molti più temi di quel che si può pensare.