Le modelle possono sorridere?
Tendenzialmente no e quando lo fanno sembra strano, ma non è sempre stato così
La sfilata di L’Oréal di domenica scorsa è stata una delle più commentate e riprese della settimana della moda di Parigi di questo autunno per via dell’altissima concentrazione di celebrità da tutto il mondo. Tra gli altri motivi per cui si è fatta notare c’è il fatto che tra le modelle, attrici e cantanti che hanno sfilato molte l’hanno fatto muovendosi liberamente sulla passerella, salutando il pubblico e soprattutto sorridendo. È una cosa abbastanza inusuale, visto che generalmente durante le sfilate, ma anche durante i servizi di moda per le riviste, le modelle non sorridono e si mostrano anzi piuttosto imbronciate.
Alla domanda sul perché le modelle abbiano sempre il muso ha dato una possibile risposta questa settimana la giornalista di moda Vanessa Friedman sul New York Times. «È terribilmente difficile mantenere un’espressione credibile di grande gioia quando stai camminando davanti a centinaia se non migliaia di sconosciuti», ha scritto Friedman, «mentre le tue scarpe probabilmente sono della misura sbagliata, perché sono misure standard, sei estremamente concentrata sul non scivolare o cadere, stai indossando chiffon in inverno o pelle in settembre con 27 gradi, e sei in parte accecata dai flash di un milione di fotografi». Ma questa non è l’unica spiegazione, e non sempre il broncio o l’espressione seria è una scelta dalle modelle. Di recente, comunque, qualcuno ha provato a sovvertire questa abitudine.
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È probabilmente vero, come scrive Friedman, che chiedendo alle modelle di non sorridere si rischia di meno che chiedendo loro di farlo, perché avere un sorriso convincente in passerella è più difficile che mostrarsi impassibili. È anche vero però che lo stesso approccio si vede da anni anche nella maggior parte dei servizi sulle riviste di moda, dove questo discorso non dovrebbe valere.
Nel caso della fotografia c’è sicuramente in parte una ragione storica: le espressioni serie sono state preferite per le foto e i ritratti in posa fin dall’Ottocento perché trasmettevano un’idea di dignità ed elevata classe sociale. In generale, per molto tempo sorridere in foto è stata considerata una cosa per «poveri, malati mentali o ubriachi». Questo approccio è stato probabilmente trasferito anche alla fotografia di moda: per l’immaginario di eleganza e lusso che vuole evocare, un sorriso veicolerebbe l’idea che chi indossa quei vestiti sia in qualche modo poco sicuro di sé, in cerca di approvazione, o debba puntare su qualcosa di diverso dal proprio abbigliamento per piacere a chi guarda.
Fino a qualche decennio fa però la richiesta di inespressività che veniva fatta alle modelle era meno rigida. Negli anni Sessanta le sfilate contemplavano movimenti più liberi e vivaci e Brigitte Bardot e Jane Birkin furono tra le prime modelle che in quegli anni adottarono pose più introspettive e inquiete. Il momento individuato come inizio di un approccio più serioso alle sfilate è quello del successo dei designer giapponesi Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, che all’inizio degli anni Ottanta introdussero un’estetica grave e cupa inedita per la moda di allora, e che sulle passerelle si tradusse in un modo più meccanico e meno civettuolo di camminare.
Pochi anni dopo fu però anche il momento delle prime top model – Linda Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Claudia Schiffer e Christy Turlington – la cui enorme fama veniva anche dalla loro capacità di mostrare la propria personalità sia in passerella che nei servizi editoriali. Passarono alla storia la sfilata di Versace del 1991, che si concluse con quattro di loro che sfilavano a braccetto cantando “Freedom! ’90” di George Michael, e una di Chanel del 1993 in cui abbondano espressioni ammiccanti e sorrisi. Sempre del 1993 è l’episodio in cui Naomi Campbell cadde sulla passerella e scoppiò a ridere nel mezzo della sfilata ricevendo moltissimi applausi.
Commentando proprio la questione dei sorrisi durante le sfilate in un’intervista a Reuters nel 2007 la top model Claudia Schiffer disse che «ora al centro dell’attenzione sulle passerelle c’è la moda, più che le modelle come era a volte negli anni Novanta». Fu a partire dai primi anni Duemila in effetti che sorrisi e manifestazioni della personalità delle modelle cominciarono a essere disincentivati. C’entrava in parte la diffusione dell’estetica “grunge” e di un canone di bellezza alternativo, il cosiddetto heroin chic, di cui Kate Moss fu la massima esponente e che nasceva come risposta allo sfarzo, alla femminilità e ai colori vivaci della moda degli anni precedenti.
Oggi nella maggior parte dei casi le modelle che sfilano o vengono fotografate interpretano un ruolo che è più vicino a quello di un manichino che a quello di una persona con un’identità e una personalità: tutta l’attenzione deve essere rivolta ai vestiti e qualsiasi espressione viene vista come un’inutile distrazione. Questo discorso ha comunque alcune eccezioni, come i coreografici spettacoli che Victoria’s Secret ha fatto fino al 2018, e spesso non vale per le modelle che sono anche personaggi famosi, che però sono un numero esiguo rispetto alla maggioranza di quelle che lo fanno senza essere conosciute. Le poche modelle famose sono anche le poche che possono permettersi, a volte, di sorridere o muoversi in modo non canonico.
Negli ultimi anni si sta tornando a vedere qualche tentativo di portare i sorrisi nella moda, forse anche per via di uno sforzo dei marchi di lusso di mostrarsi più inclusivi nella rappresentazione dei corpi femminili e attenti a evitare la loro oggettificazione, e quindi meno legati ai canoni tradizionali.
Nel 2021 una sfilata di Chanel a Parigi si era fatta notare per qualche sorriso inaspettato e lo stesso è successo a febbraio di quest’anno con la sfilata di Emporio Armani durante la settimana della moda di Milano, con le foto sorridenti della modella Noemi Ditzler sullo sfondo. L’evento di L’Oreal è stato un po’ il culmine di questi tentativi, anche se quelle che hanno osato di più coi sorrisi erano comunque donne famose dello spettacolo e della moda. Qualche sorriso in più si è visto anche sulle copertine e nei servizi fotografici, come l’ultimo di Gucci con la super modella Kendall Jenner e il compagno, il cantante Bad Bunny.
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