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  • Venerdì 6 ottobre 2023

Cosa fu la Guerra dello Yom Kippur

Il 6 ottobre 1973 gli eserciti di Siria ed Egitto attaccarono Israele a sorpresa, nel giorno della più solenne festività ebraica

(Photo by Daily Express/Archive Photos/Getty Images)
(Photo by Daily Express/Archive Photos/Getty Images)

Alle 14:00 del 6 ottobre 1973 gli eserciti di Siria ed Egitto attaccarono Israele a sorpresa, da nord e da sud mentre gran parte della sua popolazione ebraica stava celebrando la festa dello Yom Kippur (che in ebraico significa “giorno dell’espiazione”), una delle più solenni della religione ebraica: fu l’inizio di quella che divenne nota come Guerra dello Yom Kippur, il conflitto più vasto combattuto in Medio Oriente fino alla prima Guerra del Golfo, quasi 20 anni dopo.

Le radici di questa guerra, parte del lunghissimo conflitto fra gli stati arabi e Israele, iniziato nel 1948, sono fondamentalmente nella grande sconfitta militare subita sei anni prima dalle forze di vari paesi arabi, in seguito alla Guerra dei Sei giorni del 1967: l’esercito israeliano ottenne una vittoria rapidissima con un attacco preventivo, occupando vari territori dei paesi confinanti: la Cisgiordania e Gerusalemme est della Giordania, le alture del Golan siriane, la striscia di Gaza e il Sinai egiziani.

In Egitto e in Siria erano nel frattempo saliti al potere rispettivamente Anwar al Sadat e Hafez al Assad (padre dell’attuale dittatore siriano Bashar al Assad), due dittatori per certi versi simili: entrambi erano leader nazionalisti e laici, che fondavano cioè il proprio mandato su una comune appartenenza etnica araba, più che sulla religione islamica. Il nazionalismo panarabo, che proponeva un’unione dei vari paesi a maggioranza araba, aveva portato a diversi esperimenti, tutti falliti, come la Repubblica Araba Unita (un’unione durata tre anni tra Siria ed Egitto) e, proprio in quegli anni, alla Federazione delle Repubbliche Arabe.

Entrambi i paesi inoltre affrontavano una situazione economica abbastanza difficile, erano osteggiati dalle organizzazioni islamiste (in particolare dai Fratelli musulmani in Egitto) ed erano spinti dai ceti più istruiti e nazionalisti, cioè la base del loro consenso, a riprendersi i territori sottratti da Israele con la guerra del 1967. Sadat e Assad decisero quindi di attaccare a sorpresa Israele.

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L’attacco fu programmato per il 6 ottobre, che quell’anno corrispondeva allo Yom Kippur (che è una festa mobile come la Pasqua, e ogni anno cade in un giorno diverso: nel 2023 era il 24-25 settembre). I fedeli ebrei, e i soldati israeliani, erano impegnati nel digiuno e nella preghiera. Per una coincidenza, il 6 ottobre del 1973 era durante il Ramadan, il mese del calendario islamico in cui i musulmani digiunano dall’alba al tramonto: all’inizio del conflitto entrambi gli eserciti erano a digiuno.

La sorpresa iniziale colse l’esercito israeliano impreparato: nella mattina del 6 ottobre, a otto ore dall’attacco, il capo di stato maggiore David Elazar propose al ministro della difesa Moshe Dayan e alla prima ministra Golda Meir di colpire preventivamente le forze aeree, missilistiche e di terra della Siria: Meir si rifiutò sostenendo che se Israele fosse apparso come l’aggressore, non avrebbe più potuto contare sull’appoggio statunitense: supposizione che in effetti il segretario di Stato statunitense Henry Kissinger in seguito confermò. Il sostegno degli Stati Uniti, che organizzarono un ponte aereo per rifornire di mezzi militari Israele dopo il 13 ottobre, si rivelò essenziale per recuperare le grosse perdite subite dall’esercito israeliano nelle prime fasi del conflitto.

Gli eserciti dei due paesi arabi riuscirono inizialmente a ottenere discreti successi nell’offensiva. Nonostante l’ordine di mobilitare l’esercito, le truppe israeliane erano molto impreparate, e non riuscirono a contrastare l’avanzata degli avversari: da ovest gli egiziani oltrepassarono il canale di Suez che divideva il Sinai, occupato da Israele, dall’Egitto, e nel primo giorno di ostilità portarono 100 mila uomini e circa 1.500 carri armati sulla sponda israeliana. Lo stesso successo lo ebbero i siriani, che riuscirono ad occupare le alture del Golan nel primo giorno di combattimenti.

Fu un grande shock per la popolazione israeliana, che era molto fiduciosa nella capacità dell’esercito, e in particolare dell’aviazione, di difendere i confini dello stato. Ma le forze aeree di Israele, pur dotate di moderni mezzi di produzione statunitense, furono subito messe in difficoltà dai sistemi missilistici antiaerei forniti all’Egitto dall’Unione Sovietica: come buona parte dei grandi conflitti della seconda metà del Novecento, anche la Guerra dello Yom Kippur fu influenzata dal più ampio contrasto fra le due potenze della Guerra Fredda.

Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano creato due sfere di influenza contrapposte in Medio Oriente: i primi sostenevano, e sostengono tuttora, Israele, mentre l’Unione Sovietica tendenzialmente sosteneva i paesi arabi, una parte dei quali in quel periodo era governata da partiti di ispirazione socialista. Questo si riflette anche nei mezzi e negli armamenti usati dai due schieramenti: di produzione sovietica per i paesi arabi, di produzione occidentale per Israele.

Le nuovi armi anticarro sovietiche dell’Egitto si rivelarono molto efficaci contro i carri armati israeliani, che furono inviati disperatamente al fronte mentre il resto dell’esercito veniva mobilitato. Nelle città israeliane tutti i giorni c’erano blackout e suonavano le sirene antiaeree. Per qualche giorno sembrò che la guerra potesse portare alla sconfitta e, forse, alla fine dello stato di Israele.

Nel giro di una settimana, però, l’esercito israeliano riuscì a riorganizzarsi. Sfruttando la sua superiorità organizzativa e tecnologica, riconquistò le alture del Golan, il 14 ottobre, e dopo una settimana di combattimenti durissimi alcuni carri armati israeliani entrarono in territorio egiziano oltrepassando il canale di Suez. Il contrattacco era guidato dal generale Ariel Sharon, che molti anni dopo divenne primo ministro del paese. Fu un evento che in Israele venne celebrato come una festa nazionale.

Il 22 ottobre, dopo 16 giorni di guerra, l’ONU impose il cessate il fuoco, lungamente negoziato tra Stati Uniti e Unione Sovietica, con la risoluzione 338. Le ostilità terminarono definitivamente solo il 28 ottobre, quando gli Stati Uniti imposero la fine delle operazioni israeliane in Egitto, al di là del canale di Suez.

Le stime dei morti e dei feriti di quei 22 giorni di ostilità hanno un certo grado di incertezza: si ritiene che siano morti fra i 10mila e i 20mila soldati, di cui fra i 2mila e i 3mila israeliani, e i feriti siano stati fra i 25mila e i 40mila.

Nonostante la vittoria militare israeliana, l’Egitto riuscì comunque a trattare una pace considerata accettabile dai nazionalisti, anche perché il conflitto venne bloccato quando le truppe israeliane stavano per annientare l’esercito egiziano. Israele occupò alcune zone a ovest del canale di Suez, ma si accordò con l’Egitto per ritirarsi da lì e dal Sinai dopo pochi anni. Dopo la guerra l’Egitto normalizzò le proprie relazioni diplomatiche con Israele: fu il primo paese arabo a farlo, subendo per un periodo ripercussioni diplomatiche con gli altri paesi della regione, fra cui la sospensione dalla Lega Araba fino al 1989.

In generale, gli stati arabi si resero conto che la possibilità di una sconfitta militare diretta di Israele era poco realistica, cosa che diede nuovo impulso alle trattative di pace. In effetti quella dello Yom Kippur, anche detta la Quarta guerra arabo-israeliana, dopo la Guerra del 1948, la Crisi di Suez e la Guerra dei Sei giorni, è l’ultimo dei grandi conflitti fra coalizioni di stati arabi e Israele. I conflitti successivi hanno riguardato essenzialmente il Libano, con l’intervento di Israele nella sua guerra civile, e i territori palestinesi, occupati da Israele dal 1948.

La guerra scosse molto la popolazione israeliana, per la prima volta dal 1948 minacciata direttamente dagli eserciti di paesi ostili. Il governo fu molto criticato per la sua gestione del conflitto, e questo portò alle dimissioni della prima ministra Meir e segnò l’inizio della fine di un lungo periodo in cui Israele era stato governato da partiti di sinistra, culminato con la vittoria del Likud, di destra, alle elezioni del 1977.

La Guerra dello Yom Kippur ebbe anche grandissime ripercussioni sull’Occidente: per sostenere i paesi arabi e mettere in difficoltà gli alleati di Israele, i paesi arabi dell’OPEC (Organizzazione paesi esportatori di petrolio) decisero un forte aumento del prezzo del petrolio a livello globale e la diminuzione del 25 per cento delle esportazioni, oltre a un embargo nei confronti dei paesi maggiormente filoisraeliani. In pochi mesi il prezzo del petrolio quadruplicò, causando la prima crisi energetica del Dopoguerra, che segnò la definitiva conclusione degli anni del cosiddetto “boom economico”. Nell’inverno del 1973-1974, il periodo chiamato spesso austerity, agli italiani furono imposte misure drastiche che avevano lo scopo di contenere i consumi energetici, seppure per un numero limitato di mesi.

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