È iniziato il processo al «re delle criptovalute»
Sam Bankman-Fried, fondatore della piattaforma di scambio di criptovalute FTX, è accusato di aver orchestrato una delle più grandi truffe della storia degli Stati Uniti
Mercoledì è cominciato il processo contro l’imprenditore di criptovalute Sam Bankman-Fried, arrestato lo scorso dicembre dopo il fallimento di FTX, una delle piattaforme di scambio di criptovalute più grandi del mondo, che aveva fondato nel 2019. Bankman-Fried, noto anche come SBF o «il re delle criptovalute», è accusato di aver orchestrato una delle più grandi truffe della storia degli Stati Uniti, e deve rispondere di sette capi d’accusa penali, tra cui riciclaggio di denaro e associazione a delinquere finalizzata alla frode.
In pratica, SBF avrebbe usato i soldi che i clienti affidavano a FTX per vivere una vita lussuosa, acquistare proprietà da milioni di dollari alle Bahamas, finanziare lautamente sia il partito democratico che quello repubblicano in vista delle elezioni del 2020 e del 2022 e tappare un gigantesco buco nel bilancio di un fondo di investimento sempre di sua proprietà, Alameda Research. Si tratta di uno dei maggiori scandali di sempre nel mondo delle criptovalute: per la sua gravità e per gli effetti che ha avuto nel settore è stato paragonato al crollo della borsa di Wall Street nel 2008, che diede inizio alla grave crisi finanziaria di quegli anni.
Una piattaforma di criptovalute è un servizio che consente di comprare e vendere criptovalute e altri prodotti finanziari collegati. Negli ultimi anni tantissime persone (sia tra gli esperti di investimenti che tra chi non aveva mai investito prima) si sono convinte del fatto che investire in questo genere di prodotti, dal valore spesso altamente speculativo, fosse il modo più facile e veloce per arricchirsi. Prima dello scandalo, FTX era una delle piattaforme di scambio di criptovalute più grandi e rispettate al mondo, e Bankman-Fried era ritenuto tra gli imprenditori più brillanti e lungimiranti del settore. Lo scorso novembre, un’inchiesta giornalistica aveva rivelato che FTX non era finanziariamente solida come si riteneva, e questo aveva provocato una crisi di fiducia nei confronti della piattaforma: moltissimi clienti avevano cercato di ritirare miliardi e miliardi di dollari di investimenti e risparmi detenuti in criptovalute. Ma FTX non aveva più i soldi dei depositi, perché Bankman-Fried li aveva usati appunto per finanziare campagne elettorali, acquistare beni di lusso e sostenere l’attività di Alameda Research. In totale, al bilancio di FTX mancavano 8 miliardi di dollari: a quel punto l’azienda ha dichiarato bancarotta.
Il caso ha attirato moltissima attenzione politica sui pericoli della profonda mancanza di regolamentazione nel mercato delle criptovalute: nei mesi seguenti il tema è stato discusso con maggiore insistenza dal governo e nel Congresso statunitense e altri paesi, come il Regno Unito, ne hanno regolamentato alcuni aspetti. «SBF è emerso come simbolo dell’arroganza sfrenata e dei giri di affari loschi che hanno trasformato le criptovalute in un’industria multimiliardaria durante la pandemia», ha scritto il New York Times. «Il processo aprirà una finestra sul far west che ha alimentato il boom delle criptovalute e attirato milioni di investitori inesperti, molti dei quali hanno perso i propri risparmi quando il mercato è crollato. Ci si aspetta che gli avvocati di entrambe le parti mettano a nudo la cultura truffaldina e rischiosa che circondava FTX e analizzino come le campagne pubblicitarie spesso fuorvianti abbiano contribuito a promuovere anni di entusiasmo attorno alle criptovalute».
È molto probabile che Bankman-Fried verrà incriminato: i pubblici ministeri hanno raccolto milioni di pagine di prove digitali, comprese trascrizioni di testi, documenti finanziari ed e-mail, per provarne la colpevolezza, e prevedono di presentare circa 1.300 documenti al processo, che dovrebbe durare sei settimane. E l’ufficio del procuratore ha già negoziato delle dichiarazioni di colpevolezza da parte di quattro ex collaboratori stretti. Caroline Ellison, ex fidanzata di Bankman-Fried ed ex dirigente di Alameda Research, si è dichiarata colpevole di frode telematica, associazione a delinquere finalizzata a commettere frode telematica, associazione a delinquere finalizzata a commettere frode sui titoli e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro. Gary Wang, altro co-fondatore di FTX e Alameda Research, si è dichiarato colpevole di frode a dicembre.
Nishad Singh, che ha fondato FTX insieme a Bankman-Fried, ha ammesso di aver versato milioni di dollari in contributi politici ai Democratici e ad altre organizzazioni di sinistra, per i quali è stato poi rimborsato. Ryan Salame, CEO di FTX Digital Markets, una sussidiaria di FTX con sede alle Bahamas, ha invece donato più di 23 milioni di dollari a candidati Repubblicani in vista delle elezioni di metà mandato del 2022, venendo poi rimborsato da FTX, cosa che viola le leggi federali statunitensi sui finanziamenti delle campagne elettorali. Secondo Damian Williams, il procuratore federale che ha incriminato Bankman-Fried a poche settimane dal collasso di FTX, «questi contributi sono stati mascherati per fingere che provenissero da ricchi personaggi, quando in realtà si trattava di soldi rubati ai clienti di FTX e Alameda Research» e «tutto questo denaro sporco è stato utilizzato per permettere a Bankman-Fried di acquistare influenza bipartisan e influenzare la direzione della politica pubblica a Washington».
Eccetto Salame, che rischia 10 anni di carcere, tutti gli altri collaboratori stanno collaborando con la giustizia e testimonieranno contro Bankman-Fried nelle prossime settimane. Sia il giudice che si sta occupando del caso, Lewis A. Kaplan del distretto meridionale di New York, che il procuratore Williams, hanno una lunga storia di processi altamente mediatizzati alle spalle. Williams è già stato procuratore nel processo contro Ghislaine Maxwell, che l’anno scorso è stata condannata a 20 anni di prigione per aver aiutato il finanziere Jeffrey Epstein ad abusare sessualmente di ragazze minorenni, ed è responsabile delle recenti accuse di corruzione contro il senatore Democratico Robert Menendez. Kaplan ha invece giudicato anche il caso della scrittrice E. Jean Carroll contro l’ex presidente Donald Trump, quello dell’attivista Virginia Giuffrè contro il principe Andrew e vari casi che hanno coinvolto membri della mafia newyorkese. Nel caso di Bankman-Fried si è già dimostrato incline ad assecondare le richieste dell’accusa più che quelle della difesa, e vari osservatori ritengono che la principale strategia della difesa ora sia quella di aspettare il verdetto e fare appello, basandosi soprattutto sull’apparente inclinazione negativa di Kaplan verso l’imputato.
Non si sa ancora se Bankman-Fried chiederà di poter testimoniare personalmente: farlo è una mossa notoriamente rischiosa che gli avvocati della difesa sconsigliano di fare, ma l’imprenditore potrebbe volerlo fare comunque. Per il resto, la difesa sosterrà la tesi secondo cui Bankman-Fried, molto occupato nei suoi vari ruoli, non si fosse accorto del fatto che i suoi collaboratori avessero fatto svanire miliardi di dollari, e che quindi le frodi fossero avvenute a sua insaputa. Finora Bankman-Fried si è dichiarato innocente, ammettendo di non aver tenuto sotto controllo i conti in modo adeguato ma negando di aver volontariamente truffato i suoi clienti.