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  • Giovedì 5 ottobre 2023

Il Cile ora discute di una Costituzione di destra, dopo averne bocciata una di sinistra

Benché nel paese ci sia il governo più di sinistra di sempre, che ha preso il posto di uno di destra: ok, ripartiamo dall'inizio

Uno striscione contro la nuova bozza di costituzione a giugno 2023 (EPA/JAVER MARTIN)
Uno striscione contro la nuova bozza di costituzione a giugno 2023 (EPA/JAVER MARTIN)

Il Consiglio costituzionale del Cile, l’organo che ha il compito di scrivere la nuova Costituzione del paese e che è dominato da partiti politici di destra, ha approvato mercoledì una bozza di testo che secondo molti osservatori è dominata da princìpi e ideologie conservatrici, e che se approvata potrebbe essere ancora più spostata a destra della Costituzione cilena attuale, che fu voluta nel 1980 dal regime del dittatore Augusto Pinochet (ma poi emendata moltissime volte).

Il testo non è ancora definitivo e nei prossimi giorni subirà un processo di revisione e modifica, e a dicembre sarà sottoposto a referendum da parte della popolazione. Tra le altre cose prevede una riduzione del diritto allo sciopero, una limitazione dell’estensione dello stato sociale e l’esplicita instaurazione di sistemi pensionistico, sanitario e scolastico privati e la «protezione della vita di chi sta per nascere», una formula che secondo alcuni attivisti potrebbe consentire una ulteriore limitazione del diritto all’aborto, che già adesso è possibile soltanto in caso di rischio per la salute della donna, stupro o gravi malformazioni fetali.

Per il Cile la riforma della costituzione è una questione politica centrale ormai da anni: in particolar modo per il centrosinistra, che ha da tempo tra le sue priorità la sostituzione della costituzione voluta più di quarant’anni fa da Pinochet. La riforma della costituzione fu anche una delle principali richieste delle enormi proteste sociali che ci furono in Cile nel 2019, che partirono da proteste contro il carovita (la causa scatenante fu un aumento del prezzo del biglietto dei mezzi pubblici nella capitale Santiago) ma che riguardarono ben presto tutto il sistema politico e sociale cileno, ritenuto diseguale e ingiusto.

Da quelle proteste, che raccolsero il favore di buona parte della popolazione, nacque una nuova classe dirigente giovane e di sinistra, che portò all’elezione nel 2021 di Gabriel Boric, il presidente più giovane della storia del paese e quello più di sinistra da oltre cinquant’anni. Dopo la sua elezione, però, Boric ha incontrato numerosi ostacoli e difficoltà, a partire da un forte aumento di popolarità della destra estrema.

La bozza di Costituzione dovrà compiere ora alcuni passaggi formali, compresa una revisione da parte di una “Commissione esperta” formata da rappresentanti del parlamento cileno che avrà il compito di proporre modifiche al testo. Il 12 dicembre, poi, sarà sottoposta al voto popolare, e tutti i sondaggi dicono che sarà respinta: secondo una rilevazione recente, il 54 per cento dei cileni sostiene che voterà contro, e soltanto il 24 per cento è a favore.

Se i sondaggi saranno confermati, sarebbe la seconda bozza di Costituzione respinta in due anni, e sarebbe una buona dimostrazione dell’estrema polarizzazione che sta vivendo in questi anni la politica e la società del Cile.

I cileni e le cilene negli ultimi anni hanno dapprima bocciato una proposta di Costituzione spostata a sinistra, e con ogni probabilità a dicembre bocceranno una proposta di Costituzione spostata a destra. Il presidente cileno Gabriel Boric, di sinistra, ha già detto che in caso di bocciatura non farà ripartire un terzo processo costituente, e questo significa che il Cile rimarrà con la Costituzione del 1980 voluta da Pinochet, che nonostante decine di emendamenti fatti nel corso degli anni ha ancora un impianto decisamente conservatore.

Il processo di scrittura di una nuova Costituzione nacque dalle enormi proteste sociali che si svolsero nel 2019 in Cile, e che portarono nel 2021 all’elezione della Convenzione costituzionale, un organo deputato alla scrittura di un nuovo testo composto da 155 persone, di cui la metà donne. Nel 2022 il testo fu presentato pubblicamente alla popolazione: era una delle Costituzioni più progressiste e femministe del mondo. Ma nel settembre del 2022 fu sottoposta a referendum e fu decisamente respinta, con il 62 per cento dei voti contrari.

A quel punto il presidente Boric fece ripartire il processo di stesura di un testo completamente nuovo, questa volta con regole diverse: tra le altre cose, la Convenzione costituzionale da 155 membri fu trasformata in un Consiglio costituzionale da 50 membri, la cui carica sarebbe stata sempre elettiva.

Le elezioni per il nuovo Consiglio costituzionale si sono tenute a maggio di quest’anno e sono state un disastro per la sinistra e per Boric: dei 50 seggi a disposizione, il Partito Repubblicano, di estrema destra, ne ha ottenuti 22, e altri 11 sono sono stati ottenuti da Chile Vamos, una coalizione della destra tradizionale. Al centrosinistra sono rimasti appena 17 seggi.

Una prima versione del nuovo testo costituzionale è poi stata scritta dalla Commissione esperta, quella di nomina parlamentare, e poi è passata al Consiglio costituzionale per una stesura più dettagliata. Con questa maggioranza di destra, il Consiglio ha modificato il testo della nuova Costituzione per spostarlo decisamente a destra sia dal punto di vista della limitazione dei diritti civili sia dal punto di vista economico. Il grosso della nuova Costituzione è stato approvato a maggioranza dalla destra, senza tentare un accordo con i 17 consiglieri di centrosinistra.

È probabile che il testo subirà ulteriori modifiche nelle prossime settimane, e dovrà poi essere approvato da una serie di commissioni, molte delle quali sono comunque dominate dalla destra. A inizio novembre il testo sarà presentato formalmente alla cittadinanza, e di lì a un mese sarà sottoposto a referendum.

Danilo Herrera, uno scienziato politico cileno, ha detto al Financial Times: «Il risultato è stato esattamente lo stesso: la Costituzione dell’anno scorso era un documento identitario di sinistra e quella di quest’anno è un documento identitario di destra».

Anche se il testo della bozza non è ancora pubblico, sui media sono uscite varie indiscrezioni di cui si parla piuttosto ampiamente in Cile. Alcuni elementi sono sottili ma potrebbero essere determinanti per il precedente che creano, dicono gli esperti. Per esempio, il testo iniziale della Costituzione diceva all’articolo 1: «Il Cile si costituisce in uno Stato sociale e democratico di diritto». Il Consiglio ha invece spostato questa frase all’articolo 2 e l’ha modificata in: «Lo Stato del Cile è sociale e democratico di diritto». Secondo alcuni esperti, l’eliminazione della definizione di “Stato sociale” potrebbe portare a una diminuzione dei servizi pubblici e a un’espansione del settore privato.

Il Partito Repubblicano, quello di estrema destra, ha già fatto partire un’ampia campagna referendaria per l’approvazione del testo, anche se c’è molto scetticismo sulle sue possibilità di successo. Il presidente Boric al momento non ha espresso giudizi espliciti sulla nuova Costituzione, probabilmente perché sta aspettando il testo definitivo.