I Premi Nobel cambiano la vita di chi li riceve

Portano grandi vantaggi, prima di tutto economici, ma anche molti impegni, racconta la scrittrice polacca Olga Tokarczuk che ne ha vinto uno

La scrittrice polacca Olga Tokarczuk dopo aver ricevuto il premio Nobel per la Letteratura del 2018 dal re svedese Carlo XVI Gustavo, a Stoccolma il 10 dicembre 2019 (EPA/Jonas Ekstromer, ANSA)
La scrittrice polacca Olga Tokarczuk dopo aver ricevuto il premio Nobel per la Letteratura del 2018 dal re svedese Carlo XVI Gustavo, a Stoccolma il 10 dicembre 2019 (EPA/Jonas Ekstromer, ANSA)

I Premi Nobel, assegnati ogni anno la prima settimana di ottobre, sono considerati i riconoscimenti più importanti del mondo: sia per ragioni storiche e geografiche, avendo più di cento anni ed essendo internazionali, sia per il loro valore economico, pari a quasi 950mila euro per ogni ambito di premiazione. Nel corso del tempo hanno ricevuto però anche molte critiche, che spesso hanno riguardato i criteri di assegnazione del Nobel per la Pace, ma anche la regola del massimo di tre persone premiate per i Nobel scientifici. Sono regole mai davvero messe in discussione, e per questo vincere un Premio Nobel è un’esperienza che spesso cambia la vita. In positivo, ma per qualcuno anche in negativo.

«Devo ammettere che la situazione è complicata», racconta la scrittrice polacca Olga Tokarczuk, che ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura del 2018. Da quando l’ha ricevuto, Tokarczuk ha ricevuto tantissime richieste diverse, di interventi sui giornali e presenza durante eventi culturali.

Talvolta mi sembra di aver accettato di mettermi addosso un costume in cui mi sento impacciata e sgraziata. In Polonia ogni mia opinione espressa in pubblico viene commentata e analizzata sotto la lente d’ingrandimento, le vengono attribuite delle intenzioni o dei significati. Talvolta mi sento oggettificata dalle continue aspettative della gente. Praticamente ogni mail che ricevo riguarda qualche richiesta.

Quando riesco a sfuggire da questo costume troppo rigido e scomparire tra la folla, mi sento libera e contenta. Ho ancora tante idee, sto sempre leggendo e viaggiando.

Tokarczuk era molto conosciuta nel suo paese, in Polonia, anche prima di vincere il Nobel. Parte dei suoi libri era già stata tradotta all’estero, ma dopo il premio ha cominciato a ricevere molte più attenzioni, a cui si sono aggiunte quelle straniere. Per questo ha dovuto sospendere la scrittura del romanzo a cui stava lavorando.

Paradossalmente, mi ha aiutato la pandemia che per un certo periodo di tempo ha chiuso il mondo, e ha chiuso me nel mio studio. Confesso di non avere più il comfort della scrittura che avevo, diciamo, vent’anni fa, quando scrivevo per me stessa, non dovevo preoccuparmi delle scadenze e avevo molto più tempo libero. Sto cercando di tornare a questo stato di grazia, ma non ci riesco. Forse il tempo si è davvero ristretto fisicamente e realmente a causa dell’esplosione di qualche supernova?

Questo tipo di esperienza è comune ad altri scrittori che hanno vinto il Nobel per la Letteratura. In una recente intervista con il Financial Times, lo scrittore tanzaniano-britannico Abdulrazak Gurnah, che ricevette il premio nel 2021, ha detto che solo questo settembre ha potuto ricominciare a scrivere il romanzo che aveva interrotto dopo la telefonata di annuncio del Nobel dall’Accademia Svedese, l’ente che lo assegna. E a maggio anche la scrittrice francese Annie Ernaux, vincitrice del 2022, aveva detto qualcosa di simile durante un evento pubblico: «Il Nobel mi è caduto addosso, è arrivato nella mia vita come una bomba. È stato un enorme sconvolgimento e da quando ho vinto non riesco a scrivere. E l’atto di scrivere è sempre stato il mio futuro».

Per gli scrittori il Nobel porta anche molti vantaggi, perché le maggiori attenzioni si riflettono generalmente in maggiori vendite di libri e di diritti di traduzione in altri paesi del mondo. Ma lo stress legato al premio è qualcosa che in tanti vincitori hanno raccontato di soffrire, anche in passato, quando forse gli eventi dedicati agli scrittori erano meno e in assenza dei social media e degli altri mezzi di comunicazione più recenti si ricevevano meno richieste.

– Leggi anche: Su chi si scommette per il Premio Nobel per la Letteratura 2023?

Nel 1996, quando il premio fu assegnato alla poeta polacca Wisława Szymborska, il suo collega irlandese Seamus Heaney, vincitore del 1995, la mise in guardia in un’intervista con il quotidiano Gazeta Wyborcza: «Il problema maggiore diventa la posta. Dopo il verdetto comincia la grande inondazione. Bisogna istituire un ufficio, avere una segretaria che risponda alle migliaia di telefonate. […] Chiunque ti sia capitato di incontrare sin quasi dalla nascita, scrive, telefona, invia telegrammi e fax. […] Povera, povera Wisława».

Tra il 1996 e il 1999 Szymborska non riuscì a scrivere nemmeno una poesia per il gran numero di impegni arrivati dopo aver ricevuto il Nobel. Poi però scrisse quattro nuove raccolte, l’ultima delle quali fu pubblicata nel 2012, dopo la sua morte. Negli ultimi anni della sua vita la poeta si impegnò anche a finanziare varie iniziative con il denaro vinto col Nobel e col suo testamento creò una fondazione che continua a sostenere il lavoro di giovani poeti e letterati. Anche Tokarczuk ha creato una fondazione, con cui promuove la cultura polacca e internazionale e sostiene molte iniziative in difesa della democrazia, dei diritti umani e dei diritti degli animali:

Ricevuto il Premio Nobel, ho creato una Fondazione che è molto attiva e funziona bene, ma anch’essa richiede il mio impegno. Viaggio molto, perché i miei libri vengono pubblicati in diversi paesi e i lettori vogliono incontrarmi. Però mi sento al settimo cielo quando torno a casa e mi metto davanti alla mia scrivania. Talvolta ho l’impressione che mi chiamino a casa i personaggi del nuovo libro che sto scrivendo, chiedendomi di cominciare a occuparmi finalmente delle loro avventure.
[Traduzione di Monika Wozniak]

Per i vincitori dei Premi Nobel scientifici (per la Fisica, la Medicina e la Chimica) le cose vanno un po’ diversamente rispetto a quanto accade ai Premi Nobel per la Letteratura. Prima di tutto perché di solito sono tanti ogni anno (nel 2023 otto tra tutti e tre i riconoscimenti), e quindi sia il premio in denaro che le attenzioni sono condivise. In secondo luogo perché per l’avanzamento scientifico degli ultimi decenni non tutte le ricerche condotte dai vincitori dei Nobel sono facilmente comunicabili a un pubblico ampio. Nonostante questo anche molti Premi Nobel scientifici ricevono proposte editoriali e inviti a conferenze in giro per il mondo.

Nel loro caso però sembra esserci un altro effetto negativo: secondo uno studio pubblicato quest’estate sull’autorevole rivista scientifica Royal Society Open Science, gli scienziati vincitori dei Nobel diventano meno produttivi e influenti nel loro campo di studi dopo aver ottenuto il premio. Chi ha commentato lo studio ha attribuito quest’effetto alle numerose distrazioni legate al Nobel ma anche alla sensazione di aver raggiunto i massimi livelli nel proprio ambito e al voler, per questa ragione, spingersi verso nuovi campi, dove spesso non si ottengono risultati altrettanto buoni.

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