Chi vincerà il Nobel per la Letteratura?
Il norvegese Jon Fosse è il favorito per le agenzie di scommesse, seguito dalla cinese Can Xue e dall'australiano Gerald Murnane
Nel 2022 molte persone che avevano scommesso su chi avrebbe vinto il Premio Nobel per la Letteratura ci avevano preso: Annie Ernaux era la terza persona più quotata nel Regno Unito, dove le società di scommesse permettono di piazzarne anche sui premi Nobel. Per il premio di quest’anno, che verrà assegnato giovedì, il nome su cui gli scommettitori stanno puntando di più è quello dello scrittore e drammaturgo norvegese Jon Fosse, che già da anni compare sulla liste di ipotetici futuri vincitori del premio. Seguono la cinese Can Xue e l’australiano Gerald Murnane, due autori relativamente poco conosciuti (in Italia in modo particolare) ma comunque molto stimati anche fuori dal loro paese d’origine.
Il Nobel è il premio letterario a cui viene data maggiore importanza nel mondo e di solito cambia parecchio la vita di chi lo vince. Prima di tutto perché ha un alto valore economico: 11 milioni di corone svedesi, cioè quasi 950mila euro. In secondo luogo perché nei mesi successivi all’assegnazione il pubblico e le vendite di chi l’ha vinto aumentano tantissimo. Se in certi paesi i suoi libri non sono ancora stati pubblicati, l’autore può ottenere poi contratti editoriali molto vantaggiosi per concedere i diritti di traduzione.
Infine chi vince un Nobel per la Letteratura diventa una celebrità la cui presenza agli eventi culturali e i cui interventi sui giornali diventano molto richiesti: è un aspetto stressante del ricevere il premio, ma anche una ragione in più per cui chi lo ottiene ha molti nuovi guadagni.
Ogni anno sono proposti come candidati per il Nobel per la Letteratura scrittori, drammaturghi e poeti di tutto il mondo. Vengono nominati da persone e organizzazioni competenti che una commissione dell’Accademia Svedese, l’ente che assegna il premio, ha invitato a esprimere una preferenza. La commissione poi riduce il numero di nominati a 5, dopodiché le opere dei candidati sono considerate dall’intera Accademia, che è composta da scrittori, linguisti e studiosi svedesi, e che vota il vincitore o la vincitrice.
Al di fuori dell’Accademia i nomi dei candidati vengono diffusi ufficialmente più di 50 anni dopo l’assegnazione del premio – quest’anno sono stati rivelati i nominati del 1971, anno in cui vinse Pablo Neruda: tra i più proposti ci fu Eugenio Montale, che avrebbe vinto il Nobel quattro anni dopo – quindi non si sa davvero chi sia stato preso in considerazione per il Nobel del 2023. Tuttavia come ogni anno si possono fare delle ipotesi in base alle voci che girano nell’editoria scandinava, quella più vicina all’Accademia Svedese, e alle scelte degli anni precedenti.
L’eventuale premiazione di Jon Fosse è considerata verosimile perché è da più di dieci anni che il Nobel non va a un autore scandinavo: l’ultimo fu il poeta svedese Tomas Tranströmer, nel 2011. Ci sono stati tre premi Nobel per la Letteratura norvegesi finora, ma l’ultimo risale al 1928, alla scrittrice Sigrid Undset.
Fosse è autore di romanzi, drammi teatrali, saggi, poesie e libri per ragazzi, ha 64 anni ed è molto famoso nel suo paese. In Italia non è stato molto letto finora, ma i suoi libri sono stati tradotti in più di 50 lingue e ultimamente ha ricevuto particolari attenzioni internazionali perché sia nel 2020 che nel 2022 è stato candidato all’International Booker Prize, un influente premio letterario per la narrativa tradotta in inglese. I due libri con cui era stato candidato sono la prima e la terza parte di un’opera chiamata Settologia (nonostante il nome, pubblicata in tre volumi), che in Italia sta traducendo La nave di Teseo, una casa editrice molto interessata agli autori di cui si parla come di possibili Nobel. È una serie di romanzi narrati con un unico flusso di coscienza, quello di un anziano pittore impegnato a finire un dipinto, e che ripensa a vari momenti della sua vita. Il 10 ottobre uscirà in italiano la seconda parte.
Il secondo nome più quotato sui siti di scommesse britannici è quello di Can Xue (si pronuncia più o meno “Tsan Sciue”), una scrittrice sperimentale e critica letteraria cinese. Ha 70 anni e usa uno pseudonimo, il suo vero nome è Deng Xiaohua. Suo padre era un giornalista che subì le repressioni della classe intellettuale portate avanti da Mao Zedong. Lei stessa non riuscì a completare la propria istruzione a causa della cosiddetta Rivoluzione culturale e cominciò a lavorare molto giovane. Iniziò a scrivere e pubblicare i suoi racconti negli anni Ottanta e dato che il suo pseudonimo non ha connotazioni di genere inizialmente venne presa per un uomo.
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Tra i suoi libri l’unico attualmente reperibile nelle librerie italiane è Dialoghi in cielo, pubblicato quest’anno da Utopia, un’altra casa editrice che recentemente si è occupata di autori citati in vista dei Nobel e non ancora pubblicati (o non più) in italiano. È una raccolta di tredici racconti che sono stati paragonati agli oracoli delle tragedie greche, ai temi paranoici della narrativa di Franz Kafka e anche al flusso di coscienza di Virginia Woolf. Finora nessuna scrittrice cinese ha mai vinto il Nobel per la Letteratura; l’ultimo dei due autori cinesi che lo hanno ricevuto è stato Mo Yan nel 2012. Più in generale, il premio è stato ricevuto da 102 uomini e 17 donne nel corso della sua storia.
Tra gli scrittori su cui si è puntato di più per il Nobel per la Letteratura di quest’anno c’è anche Gerald Murnane, che è australiano, ha 84 anni e nel 2018 era stato definito da un articolo del New York Times Magazine «probabilmente il più grande scrittore in lingua inglese vivente che la maggior parte delle persone non ha mai sentito nominare». Murnane è infatti uno di quegli scrittori che vivono in modo molto isolato e riservato, non viaggia all’estero (non è mai uscito dall’Australia) ma è molto stimato da vari celebri autori che scrivono in inglese. Se dovesse ricevere il Nobel sarebbe solo il secondo australiano a vincerlo, dopo Patrick White nel 1973.
Il suo libro più noto è Le pianure, un romanzo breve del 1982 che parla di un regista che vorrebbe girare un film sull’entroterra australiano e che è stato descritto come una parabola sul confine tra realtà e apparenze. Le pianure e altri libri di Murnane sono disponibili in Italia grazie all’editore Safarà.
Tra i cinque autori più quotati dagli scommettitori britannici c’è anche un secondo europeo, il rumeno Mircea Cărtărescu, su cui si era puntato molto anche l’anno scorso. È lo scrittore più noto e affermato del suo paese, e ha 67 anni. Ha vinto molti premi letterari europei e vari suoi romanzi sono stati pubblicati in italiano. La casa editrice Voland ne ha tradotto la maggior parte, tra cui la trilogia scritta in 14 anni Abbacinante: solo il primo volume, L’ala sinistra, è lungo quasi 500 pagine e ha migliaia di personaggi. Come il successivo Solenoide, lungo quasi mille pagine, molto apprezzato dalla critica e pubblicato dal Saggiatore, Abbacinante è un romanzo che mescola realtà e allucinazione, per cui vengono usati aggettivi come «caleidoscopico». È più breve invece Melancolia, il più recente dei libri di Cărtărescu, che raccoglie tre racconti che parlano di separazioni.
Finora nessuno scrittore o scrittrice che scrive in rumeno ha mai vinto il Nobel per la Letteratura. Lo ha vinto però Herta Müller, che è cresciuta in Romania, ma ha sempre scritto in tedesco e vive in Germania: ha la nazionalità di entrambi i paesi.
Il quinto nome su cui si è scommesso di più quest’anno a proposito del Nobel per la Letteratura è quello di uno scrittore africano che fin dal 2014 viene citato come papabile: il keniano Ngugi wa Thiong’o. Ha 85 anni e scrive sia in inglese che in kikuyu, una lingua del Kenya. Uno dei suoi libri più noti è Il Mago dei corvi, un romanzo del 2004 che parla di un dittatore affetto da una misteriosa malattia (si è gonfiato, fluttua in aria e non riesce a parlare) da cui può guarirlo solo un giovane stregone; nel 2019 è stato pubblicato dalla Nave di Teseo.
Prima della premiazione del tanzaniano Abdulrazak Gurnah nel 2021 era dal 1986 che il Premio Nobel per la Letteratura non veniva assegnato a un autore africano nero e per questo Ngugi sembrava un vincitore molto verosimile, perché almeno in parte le valutazioni dell’Accademia Svedese sono ritenute influenzate da ragionamenti sulla rappresentazione delle diverse culture letterarie del mondo.
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