Il parlamento armeno ha deciso di aderire alla Corte penale internazionale
Martedì il parlamento armeno ha aderito alla Corte penale internazionale, il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. La decisione è stata considerata una presa di distanza dalla Russia, storica alleata dell’Armenia: lo scorso marzo la Corte aveva emesso un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin, accusandolo di crimini di guerra in Ucraina, e quindi ora le autorità armene sarebbero tenute ad arrestare Putin, se entrasse in territorio armeno.
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Le autorità armene sostengono che l’adesione sia dovuta solo alla volontà di perseguire i presunti crimini di guerra compiuti dall’Azerbaijan in Nagorno Karabakh, l’ormai ex stato separatista che si trova in territorio azero ma che fino a poco tempo fa era abitato principalmente da persone di etnia armena. Il 20 settembre con una estesa operazione militare l’Azerbaijan ha occupato militarmente il Nagorno Karabakh: da allora migliaia di armeni che ci abitavano stanno scappando verso l’Armenia, e diversi di loro hanno raccontato ai giornali internazionali di avere subito violenze in questi giorni dai soldati azeri.
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L’Armenia ha cercato di rassicurare la Russia, dicendo che Putin non sarebbe comunque arrestato se entrasse nel paese. Il governo russo, che la scorsa settimana ha definito la possibilità che l’Armenia aderisse alla Corte «estremamente ostile», ha detto che una soluzione diplomatica alla questione sarà discussa col governo armeno. È un periodo complicato per le relazioni fra Russia e Armenia, che da qualche anno si sta avvicinando sempre di più all’Occidente: il mese scorso aveva ospitato per la prima volta delle truppe statunitensi sul suo territorio, per un’esercitazione.