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  • Lunedì 2 ottobre 2023

Le Maldive stanno sempre a metà

L'arcipelago è da tempo conteso tra India e Cina e la politica locale è molto divisa: alle ultime elezioni ha vinto un filocinese

Mohamed Muizzu (AP Photo/Mohamed Sharuhaan)
Mohamed Muizzu (AP Photo/Mohamed Sharuhaan)

Le elezioni presidenziali di questo fine settimana alle Maldive sono state caratterizzate da una campagna elettorale incentrata sulle politica estera, e in particolare sul rapporto che le Maldive devono avere con i paesi più importanti della regione, la Cina e l’India. Il vincitore è stato Mohamed Muizzu, un candidato dell’opposizione che ha vinto con il 54 per cento dei voti: Muizzu è considerato particolarmente vicino alla Cina e ha promesso di fare grossi cambiamenti nel paese.

Le Maldive sono un arcipelago di oltre 1.000 isole a sud della penisola indiana, abitato da circa 500 mila persone. Mentre Muizzu è ritenuto favorevole alla Cina, il suo avversario, il presidente uscente Ibrahim Mohamed Solih che ha perso le elezioni con il 46 per cento dei voti, era molto vicino all’India, tanto che lui stesso parlava molto spesso di una politica estera “India first”.

Le Maldive sono il paese più piccolo dell’Asia e sono relativamente povere. Ma la loro posizione, nell’oceano Indiano lungo un’importante rotta commerciale, le rende da tempo un luogo conteso in particolare da India e Cina. Questa dinamica si è vista anche in campagna elettorale, dove una delle questioni principali è stata proprio la profonda divisione tra il campo filocinese e quello filoindiano.

Le Maldive, evidenziate in rosso (Google Maps)

La vittoria di un presidente vicino alla Cina come Muizzu potrebbe portare ad alcuni cambiamenti sia nelle Maldive sia nella distribuzione dei contingenti militari dell’oceano Indiano: da alcuni anni, con il consenso del presidente uscente Solih, l’India ha un piccolo contingente militare sull’arcipelago, ma Muizzu ha fatto campagna elettorale proprio per cacciare i militari indiani dalle Maldive, contrapponendo alla politica “India first” di Solih un nuovo slogan: “India out”, cioè “fuori l’India”.

Anche se è vero che nella campagna elettorale alle Maldive la politica estera e le alleanze esterne del paese hanno avuto un enorme peso, molti commentatori hanno comunque ricordato che il voto è stato dettato più che altro da questioni economiche e sociali: hanno contato soprattutto i risultati economici deludenti del governo di Solih, che non ha saputo mantenere le promesse di crescita fatte nel 2018, al momento della sua elezione.

In ogni caso, i rapporti con i grossi paesi vicini rimangono fondamentali per le Maldive, che dipendono economicamente dall’estero per quasi tutto.

Per ragioni soprattutto di vicinanza geografica, per gran parte della loro storia le Maldive hanno avuto relazioni privilegiate con l’India, e l’India stessa ha sempre ritenuto le Maldive uno stato amico e tutto sommato obbediente: anche in questi giorni molti media indiani si sono riferiti alle Maldive come al “backyard”, il giardino sul retro dell’India, descrivendole come uno di quegli stati su cui l’India dovrebbe avere un’influenza indiscussa. Maumoon Abdul Gayoom, che fu il dittatore delle Maldive dal 1978 al 2008, era sostenuto dall’India al punto tale che nel 1988 l’esercito indiano inviò truppe sulle isole per proteggerlo da un tentativo di colpo di stato.

Dopo la fine della dittatura nel 2008, però, i governi delle Maldive cominciarono a mettere in discussione la tradizionale fedeltà all’India, e ad avvicinarsi alla Cina. Lo fece in particolare tra 2013 e il 2018 il presidente Yameen Abdul Gayoom, che accettò grossi investimenti cinesi e ridusse la dipendenza dall’India. Dopo di lui prese il potere Solih, che tornò alla tradizionale politica filoindiana. Il nuovo presidente, Muizzu, è invece un alleato di Yameen e vuole ancora una volta riavvicinare il paese alla Cina.

Ibrahim Mohamed Solih (AP Photo/Mohamed Sharuhaan)

Negli ultimi anni i rapporti tra l’India e le Maldive sono diventati sempre più complicati anche a causa della religione: le Maldive sono un paese a maggioranza musulmana, che mal sopporta il governo nazionalista indù del primo ministro indiano Narendra Modi.

Queste descrizioni sono ovviamente semplificazioni: quando si parla di “vicinanza” a un paese o a un altro si parla soprattutto di rapporti economici privilegiati, che nel caso delle Maldive significa ricevere investimenti e benefici economici. I governi “filoindiani” delle Maldive non hanno mai interrotto i rapporti con la Cina e allo stesso modo i governi “filocinesi” non hanno mai interrotto i rapporti con l’India.

Ci si aspetta lo stesso anche per il nuovo governo di Muizzu, che con ogni probabilità manterrà relazioni cordiali con l’India ma cercherà di approfondire i rapporti economici con la Cina, di attrarre investimenti di aziende cinesi e progetti infrastrutturali. Una questione più complicata riguarda la presenza di militari indiani sul territorio delle Maldive, che Muizzu vorrebbe mandare via: nel caso, questo sarebbe un problema diplomatico più ampio e complicato da risolvere.