Il temibile T-RED

«Per almeno 12 volte il T-RED ha rilevato una Fiat Tipo proveniente dal centro della città che poco prima delle 23 supera lentamente la linea semaforica nonostante la luce rossa. Quando la signora capisce la ragione della convocazione sembra sollevata, salvo vacillare appena intuisce l’importo complessivo della sanzione e che la decurtazione dei punti dalla patente le impedirà di guidare nei prossimi mesi»

Il sequestro di un semaforo T-Red a Verona nel 2009 per un'inchiesta per frode (ANSA/BOLZONI DAVIDE /DC)
Il sequestro di un semaforo T-Red a Verona nel 2009 per un'inchiesta per frode (ANSA/BOLZONI DAVIDE /DC)
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Davanti all’agente della Polizia Municipale del piccolo Comune è seduta un’anziana signora dallo sguardo mite e preoccupato. L’agente la guarda perplesso e controlla l’età sulla carta di identità: quasi 80, residente in città, in centro. Quella garbata signora con il viso stanco e segnato dal tempo dovrebbe essere la conducente della Fiat Tipo che nelle settimane precedenti, praticamente tutte le sere, sempre alla stessa ora, tra le 22,50 e le 22,55, è stata inchiodata alle proprie responsabilità dal temibile T-RED, il semaforo super-intelligente installato dal Comune nella zona industriale al confine con la grande città.

È un incrocio ad alto scorrimento che durante il giorno è caotico, pieno di autovetture, camion e furgoni che vanno e vengono dalle tante aziende della zona, ma dalle otto di sera progressivamente si svuota e alle 23 ci si può girare un film distopico sul lockdown: grandi parcheggi vuoti, magazzini e capannoni chiusi, campi coltivati che di notte sono macchie nere a lato della strada.

Per almeno 12 volte il T-RED ha rilevato una Fiat Tipo proveniente dal centro della città che poco prima delle 23 supera lentamente la linea semaforica nonostante la luce rossa: l’occhio elettronico ha registrato silente ogni passaggio, elaborato la targa e trasmesso i dati alla centrale. Nelle immagini è tutto buio e la vettura è l’unico segno di movimento sulla strada; l’incrocio è deserto ma il semaforo è funzionante ed è chiaramente rosso.

«Il conducente ha violato l’art.146/3 C.d.S. (rif. art.41/11 C.d.S.) poiché all’intersezione semaforizzata proseguiva la marcia superando la linea d’arresto… L’accertamento della violazione è stato effettuato per mezzo di impianto EnVES EVO MVD 1605 matricola AM1…».

L’impianto EnVES EVO MVD 1605 è il mitico T-RED, nome di per sé inquietante, che implacabilmente presidia da mesi gli incroci in buona parte d’Italia: fanno 238,96 euro e sei punti decurtati sulla patente. Per ogni violazione. Se paga entro 60 giorni. E sono 12 le violazioni effettuate dallanziana signora già elaborate e pronte per la notifica; ma altre potrebbero ancora arrivare.

Il vigile urbano, sempre più perplesso, ha l’impressione che la signora sia sollevata quando capisce la ragione della convocazione, salvo vacillare e quasi crollare appena intuisce non solo l’importo complessivo della sanzione pecuniaria (2.867 euro e 52 centesimi), quanto le conseguenze della decurtazione dei punti dalla patente, che di fatto le impedirà di guidare nei prossimi mesi.

È a questo punto che il vigile non si trattiene e formula la domanda che T-RED non potrebbe mai fare: ma perché tutte le notti, alla stessa ora, dal centro città una signora quasi ottantenne si reca in una zona industriale periferica e semi-deserta e a quell’incrocio svolta senza rispettare il rosso?

La signora lo guarda in silenzio, poi sorride e racconta brevemente la sua storia.

È una storia complicata che inizia 19 anni prima quando la signora, vedova da tempo, diventa inaspettatamente nonna di un bimbo che però non ha madre e per la verità neppure un vero padre, essendo il figlio della signora, il padre, perso in una vita dissoluta. E così la signora prende con sé il nipote, lo porta a casa, e ritorna a esser madre e padre in tarda età, unico punto di riferimento di un bimbo che si rivelerà un ragazzo difficile. Iniziano presto le preoccupazioni, le discussioni e le notti insonni e infine le visite in questura per cercare di rimediare alle intemperanze e alle devianze di un adolescente problematico; intemperanze che a 18 anni possono anche essere solo passeggere ribellioni, ma che, comunque vadano, rovinano la vita ai genitori; quando ci sono, i genitori. Ecco perché alla ennesima convocazione davanti ai vigili, la signora è certa trattarsi di qualche nuova malefatta del ragazzo. Invece con sollievo apprende che questa volta la colpa è sua: è passata con il rosso, per 12 volte, forse di più, senza mai accorgersi del temibile T-RED che nella notte monitorava quell’incrocio periferico e deserto.

Se da settimane tutte le sere passa di lì è perché finalmente, dopo mille preghiere e mille discussioni, il suo ragazzo ha trovato e accettato un lavoro: magazziniere da Amazon, turno di notte. La promessa di cambiare vita, più volte fatta ma mai mantenuta, sembra poter avere una possibilità. Anzi, nella testa della signora quella è l’ultima possibilità per togliere quel ragazzo dal divano, dalla strada, dalla droga e da tutte le insidie di questi tempi difficili. Deve funzionare! E così, perché funzioni, ogni sera l’anziana signora prende la sua vecchia Tipo e nella notte si fa un’ora di auto tra le 22,30 e le 23,30 per portare il suo ragazzo al confine della città, nella fabbrica automatizzata per eccellenza – automatizzata come il T-RED – che ha però ancora bisogno di braccia e gambe, anche di notte, per spedire i nostri pacchi.

In quei viaggi pieni di speranza, tra raccomandazioni ripetute milioni di volte e milioni di volte disattese, quel semaforo deserto a pochi metri dall’ingresso dello stabilimento è un impiccio irrilevante. La signora, che nei suoi quasi 80 anni di vita non ha mai preso neppure una multa per divieto di sosta, a quell’incrocio deserto e buio si sente autorizzata, non sa perché, a superare la linea semaforica e a svoltare per lasciare il suo ragazzo pochi metri dopo, davanti alla grande fabbrica del commercio elettronico, in tempo per l’inizio turno, con la speranza che quel lavoro cambi le cose.

Il racconto finisce così, come questa storia. Con la signora senza patente e con i suoi verbali in mano, seduta davanti al vigile, che sente vacillare la speranza e vede crollare tutti i suoi sforzi e con il vigile urbano che la consola, impotente anche lui contro il T-RED.

Se l’avessero fermata loro, con una pattuglia, certamente il fatto non si sarebbe ripetuto per 12 volte, di questo è certo anche il vigile. Forse non l’avrebbero neppure multata: avrebbero commesso una meritoria omissione d’atti d’ufficio, avrebbero forse anche loro violato la legge, limitandosi a una reprimenda verbale assai più efficace in termini di prevenzione dell’intelligentissimo T-RED.

Vada signora, vada, e faccia attenzione la prossima volta.

Ci sono violazioni di legge che hanno un buon profumo, che sanno di umano, e che gli automatismi tecnologici, per quanto “intelligenti”, non capiranno mai.

– Leggi anche: L’omino dei semafori di Berlino

Carlo Blengino
Carlo Blengino

Avvocato penalista, studia e affronta nelle aule di giustizia il diritto delle nuove tecnologie, i reati informatici, le questioni di copyright e di data protection. È fellow del NEXA Center for Internet & Society del Politecnico di Torino. @CBlengio su Twitter

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