Bologna, il “delitto del Dams” e il ragionevole dubbio
Per l'omicidio della talentuosa critica d'arte Francesca Alinovi venne condannato un suo allievo, ma i processi hanno lasciato molte domande senza risposta
Il 15 giugno del 1983 a Bologna una donna di 35 anni venne trovata morta nel suo appartamento, in via del Riccio 7. Si chiamava Francesca Alinovi ed era una delle critiche d’arte più talentuose e stimate di quegli anni, tra le prime a considerare le opere dei graffitari newyorkesi una forma d’arte. Fu lei a far conoscere in Italia Keith Haring.
Le indagini sul suo omicidio si concentrarono attorno al Dams, Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo, la facoltà universitaria dove Francesca Alinovi insegnava. Fu accusato e arrestato un suo studente, di dieci anni più giovane, a cui era legata da una complessa relazione.
La storia delle indagini sull’omicidio di Francesca Alinovi, che venne chiamato “il caso del Dams”, è la storia di tre perizie scientifiche che vennero considerate determinanti, dell’analisi sulla carica di un orologio Rolex automatico. Vennero lette e analizzate pagine e pagine di diari personali e si discusse a lungo della relazione vissuta dai due protagonisti con emozioni e sentimenti diversi. I processi, secondo molti, non fugarono mai il principio del “ragionevole dubbio”.
Ma questa è anche la storia di una città, Bologna, che negli anni Ottanta e proprio grazie al Dams era un’avanguardia di creatività e novità artistiche.
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