Il tribunale di Catania contro uno dei decreti del governo sui migranti
Ha accolto il ricorso dei legali di quattro richiedenti asilo, giudicando illegittime le procedure accelerate di rimpatrio
Il tribunale di Catania ha accolto il ricorso degli avvocati di quattro migranti che erano sbarcati a Lampedusa a metà settembre ed erano stati portati nel nuovo centro di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Nel motivare la decisione il tribunale ha giudicato di fatto illegittimo il recente “decreto Cutro” del governo, in particolare la parte sulle espulsioni accelerate e il decreto attuativo che introduce una garanzia finanziaria di quasi 5.000 euro: è quella somma che dovrebbero mettere a disposizione i migranti provenienti da paesi “sicuri” tramite fideiussione bancaria, per non attendere in detenzione l’esito della loro domanda.
A rendere nota la decisione è stata la giornalista esperta di immigrazione Alessandra Ziniti, su Repubblica. Ziniti scrive che a cinque giorni dall’inaugurazione del centro di Pozzallo «i primi ospiti sono già fuori», e che il ministero dell’Interno intende fare ricorso contro la decisione del tribunale. Salvo Vitale, uno degli avvocati che hanno fatto ricorso, ha detto che «il tribunale di Catania ha giudicato il recente decreto del governo sulle espulsioni accelerate illegittimo in più parti».
Il decreto attuativo che introduce la garanzia di 5.000 euro (per l’esattezza 4.938) era stato pubblicato tra molte polemiche la settimana scorsa, per completare il decreto Cutro, convertito in legge a marzo. Uno dei suoi punti principali è la creazione di appositi centri che dovrebbero permettere un esame più rapido delle domande di asilo di chi proviene da paesi considerati sicuri, cioè dove il governo ritiene vengano rispettati l’ordinamento democratico e i diritti umani.
Secondo il decreto Cutro, le persone migranti provenienti da paesi sicuri non devono fare lo stesso percorso di tutti gli altri, poiché è probabile che la loro richiesta d’asilo verrà respinta. Una volta identificati negli hotspot non vanno inseriti nel normale sistema di accoglienza, ma trasferiti in “centri per le procedure accelerate di frontiera” in stato di detenzione amministrativa, in attesa della risposta alla propria richiesta di protezione internazionale. L’unico attualmente attivo è proprio quello di Pozzallo, da 84 posti. La procedura accelerata dovrebbe durare 28 giorni, e la garanzia di 5.000 euro dovrebbe servire per attendere quei 28 ipotetici giorni in libertà anziché in stato di detenzione in quei centri.
I migranti che hanno fatto ricorso erano stati portati nel centro su richiesta del questore di Ragusa, ma la giudice Iolanda Apostolico non ha convalidato la richiesta e ha ordinato la loro liberazione. Le motivazioni della giudice sono varie e articolate, in sostanza Apostolico ritiene che il decreto Cutro e il relativo decreto attuativo vadano contro le normative europee e in parte anche contro la Costituzione.
Parlando con Repubblica l’avvocato Riccardo Campochiaro, presidente del centro Astalli per i rifugiati di Catania, ha detto che la fideiussione bancaria per come è stabilita dal decreto attuativo non è compatibile con una direttiva dell’Unione Europea del 2013, perché prevede che sia personale e che non possa essere prestata da altre persone: «Il giudice cita l’articolo 10 della Costituzione» aggiunge Campochiaro, «poiché alla luce di questo principio costituzionale non si può togliere a una persona il diritto di fare ingresso nel territorio italiano per chiedere protezione internazionale solo perché proviene da un Paese di origine ritenuto sicuro».