L’arruolamento di mercenari cubani nell’esercito russo
Decine di persone sono state convinte, spesso con l'inganno, a combattere in Ucraina, e ora si trovano in una situazione complicata
Nelle ultime settimane un’indagine della magistratura cubana e alcune inchieste giornalistiche hanno dimostrato l’esistenza di un presunto sistema di reclutamento di civili cubani all’interno dell’esercito russo. Un numero imprecisato di uomini cubani sarebbe stato arruolato per combattere in Ucraina, in molti casi dopo essere stato adescato su internet con annunci di lavoro per impieghi remunerativi non militari, come cuoco o muratore.
Degli arruolamenti di uomini cubani nell’esercito russo si è saputo soprattutto per via dell’arresto, a inizio settembre a Cuba, di 17 persone accusate di reati che includono tratta di esseri umani, arruolamento come mercenari e atti ostili contro uno stato estero. Secondo la procura che aveva avviato l’indagine, le persone arrestate fanno parte di una rete di persone attive sia a Cuba che in Russia e impegnate a reclutare giovani uomini cubani nell’esercito russo in cambio di soldi.
La procura locale aveva avviato l’indagine anche a seguito della circolazione di alcune testimonianze, tra cui un’intervista su YouTube di alcuni 19enni che dicevano di essere stati attirati in Russia con la promessa di un lavoro remunerativo e di aver successivamente subìto una serie di violenze.
Del sistema di reclutamento si sa ancora poco: non è chiaro per esempio se gli intermediari che ingaggiano i cubani agiscano per conto delle autorità della Russia, che in Ucraina ha un grande bisogno di uomini per il suo esercito. Non è chiaro nemmeno se il governo cubano era a conoscenza di questo sistema, o quante persone vi siano coinvolte. Nelle scorse settimane sono state pubblicate però alcune inchieste giornalistiche che hanno aiutato a comprendere meglio alcuni aspetti del sistema e il suo funzionamento.
La Russia, grazie ai suoi buoni rapporti con il governo di Cuba, è da tempo una destinazione di emigrazione per molti cubani, che nel proprio paese affrontano una situazione economica estremamente grave, in cui mancano beni di prima necessità, l’inflazione è enorme e i salari sono in grandissima parte insufficienti.
In molti casi gli annunci sarebbero stati pubblicati in gruppi per la ricerca di lavoro sui social network, come questo su Facebook: alcuni annunci avrebbero riguardato impieghi non militari né rischiosi, altri avrebbero invece indicato in modo esplicito la richiesta di stipulare un contratto di un anno per combattere con l’esercito russo. I salari promessi si sarebbero aggirati attorno ai 200mila rubli al mese (circa 2mila dollari): a Cuba lo stipendio medio mensile è di meno di 170 dollari.
Una volta accettata l’offerta gli uomini avrebbero raggiunto Mosca in aereo, con un volo pagato dall’intermediario che li aveva reclutati. Ci sono testimonianze di persone che hanno scoperto di dover combattere per l’esercito russo solo una volta arrivate a destinazione, e altre a cui era stato detto che avrebbero lavorato per l’esercito russo ma con impieghi laterali, lontani dal fronte.
Secondo quanto raccontato da Politico in una delle ricostruzioni più dettagliate, molte persone arruolate sarebbero entrate in Russia con un visto turistico. Una volta atterrate sarebbero state sottoposte a visite mediche e avrebbero poi firmato un contratto con l’esercito russo: in alcuni casi erano disponibili versioni in spagnolo, in altre il contenuto del contratto veniva riassunto a voce da persone lì presenti. Una volta firmato il contratto sottrarsi ai combattimenti è complicato: «Una volta firmato il contratto, disertare equivale al tradimento», ha detto a Politico un consulente legale a cui diversi cubani si sarebbero rivolti dopo essere stati reclutati dalla Russia.
Parallelamente a storie di questo tipo, comunque, Politico ne ha raccolte anche alcune di uomini che sostenevano di volersi arruolare perché convinti della legittimità dello sforzo bellico russo in Ucraina.
Su quanti cubani siano stati arruolati finora non ci sono dati ufficiali: Politico scrive che solo a Tula, città a sud di Mosca in cui sarebbero state inviate diverse reclute, ci sono 140 cubani; il sito ucraino InformNapalm ha pubblicato le copie dei passaporti di 199 cubani ricevute da Anton Valentinovich Perevozchikov, maggiore dell’esercito russo e responsabile dell’arruolamento proprio a Tula; altre stime parlano di 90 uomini cubani a Ryazan, a sud-est di Mosca.
La Russia ha iniziato a ricorrere a combattenti stranieri poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, anche per compensare le grosse perdite subite fin da subito durante l’invasione.
I cubani intervistati da Politico hanno raccontato di essere stati reclutati dalla Russia soprattutto a partire dalla fine del 2022: a novembre di quell’anno il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato un decreto che prevedeva di velocizzare l’ottenimento della cittadinanza russa per le persone straniere che si sarebbero arruolate nell’esercito. Il decreto prevedeva che le persone straniere che avessero firmato un contratto di almeno un anno con l’esercito russo e avessero combattuto sul campo per almeno sei mesi avrebbero avuto la possibilità di ottenere la cittadinanza russa con una procedura più rapida e semplificata del solito, e con loro anche i parenti più stretti (genitori, coniugi e figli).
Cuba e la Russia hanno avuto intense relazioni diplomatiche sin dai tempi dell’Unione Sovietica, e si sono avvicinate in particolar modo, anche con accordi economici, da quando Putin è diventato presidente della Russia. Cuba inoltre ha una forte dipendenza economica dalla Russia, soprattutto per quanto riguarda le forniture energetiche. Sulla guerra in Ucraina formalmente Cuba mantiene una posizione neutrale, anche se in alcune occasioni il governo cubano ha fatto dichiarazioni di sostegno alle ragioni della Russia.
Poco prima dell’inizio dell’invasione per esempio il ministero degli Esteri cubano accusò gli Stati Uniti di aver imposto una progressiva espansione della NATO, l’alleanza militare che comprende buona parte dei paesi occidentali, minacciando la sicurezza e l’integrità territoriale della Russia. È una delle argomentazioni più importanti nella propaganda del governo russo, ed è stata molto usata da Putin per giustificare l’invasione dell’Ucraina.
Le reazioni del governo e delle istituzioni cubane alla rivelazione del sistema di reclutamento di mercenari sono state contraddittorie. Il governo ha assunto posizioni piuttosto dure: il ministero degli Esteri cubano ha promesso di agire «in modo energico» contro i tentativi di invogliare i cubani a unirsi all’esercito russo, ribadendo che «Cuba non fa parte del conflitto in Ucraina». La reazione dell’ambasciata cubana in Russia è stata più ambigua: dopo l’arresto delle 17 persone accusate di tratta di esseri umani a inizio settembre, l’ambasciatore Julio Antonio Garmendia Peña ha detto all’agenzia di stampa russa RIA di essere contrario a operazioni illegali, ma di non avere «nulla contro i cubani che vogliono firmare un contratto e partecipare legalmente all’operazione con l’esercito russo».
A Cuba, come in altri paesi, è permesso arruolarsi in maniera volontaria nell’esercito di un altro paese (dove quasi sempre si entra in corpi speciali, le legioni straniere), ma è illegale essere reclutati da mediatori terzi, perché in quel caso si tratta di attività mercenaria. I cubani reclutati per combattere in Ucraina, dunque, si trovano in una situazione particolarmente complicata: se tornassero nel loro paese rischiano procedimenti legali e condanne anche piuttosto pesanti.