Che storia ha il nuovo Garante dei detenuti
Felice Maurizio D'Ettore è di Fratelli d'Italia, non ha mai avuto grossi incarichi legati al carcere e ha una sensibilità diversa dal suo predecessore
A inizio settimana il Consiglio dei ministri ha deciso i nuovi componenti del Garante dei detenuti, l’autorità indipendente che ha il compito di controllare che vengano rispettati i diritti delle persone detenute e vigilare sulle condizioni degli istituti in cui si trovano. Anche se il nome potrebbe indurre a credere che si tratti di una sola persona, il Garante dei detenuti è un organismo formato da tre membri: il governo ha scelto come presidente Felice Maurizio D’Ettore, avvocato ed ex deputato di Fratelli d’Italia, mentre gli altri due sono l’avvocata Irma Conti, indicata dalla Lega, e l’avvocato Mario Serio, indicato dall’opposizione in quota Movimento 5 Stelle. Quando si fa riferimento al Garante nazionale dei detenuti però si parla solitamente del presidente, in questo caso D’Ettore.
La nomina di D’Ettore ha già ricevuto qualche contestazione, principalmente per due motivi: il primo è che la sua esperienza nei partiti di destra e centrodestra non lo renderebbe adatto al ruolo, che dovrebbe essere di garanzia e indipendenza proprio dal potere politico e dai governi di turno. Il secondo è che non avrebbe l’esperienza adeguata, perché non ha mai avuto incarichi in cui si occupasse direttamente di carceri e questioni relative.
La deputata Debora Serracchiani del Partito Democratico ha anche fatto notare che la nomina di D’Ettore non sarebbe compatibile col suo ruolo di professore di diritto privato all’università di Firenze: per legge infatti i componenti del Garante non possono essere dipendenti pubblici, come sono i professori delle università statali. Il problema comunque dovrebbe essere facilmente risolvibile con una rinuncia di D’Ettore al suo incarico in università.
La sua appartenenza a Fratelli d’Italia invece non è incompatibile con il ruolo di Garante, almeno secondo le norme. La legge stabilisce che i componenti del Garante non possano «assumere cariche istituzionali, anche elettive», oppure «incarichi di responsabilità in partiti politici». D’Ettore non ha incarichi istituzionali né un ruolo dirigenziale all’interno del suo partito, Fratelli d’Italia.
Molte autorità amministrative indipendenti italiane, quelle che talvolta chiamiamo “garanti”, hanno un problema di rapporti ambigui con la politica, intricato da risolvere: la loro caratteristica principale infatti dovrebbe essere l’indipendenza, ma la loro nomina spetta sempre alla politica. Sta al buonsenso di chi li sceglie mantenere una distanza e nominare figure autonome, e ai garanti stessi svolgere il proprio ruolo senza farsi condizionare.
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D’Ettore ha 63 anni, è giurista e professore universitario. Aderì a Forza Italia già dal 1994, cioè quando il partito fu fondato. Fu due volte consigliere comunale nel paese di Bucine, in provincia di Arezzo, e nel 2007 divenne coordinatore provinciale del partito ad Arezzo. Mantenne l’incarico fino a che non lasciò Forza Italia nel 2021, per passare brevemente al piccolo partito di centrodestra Coraggio Italia. Dal 2022 è in Fratelli d’Italia. È stato parlamentare una sola volta, come deputato, tra il 2018 e il 2022. Dal 2011 al 2013 fu anche vicepresidente dell’agenzia sanitaria regionale della Toscana.
Il suo predecessore Mauro Palma, prima di diventare Garante, era stato fondatore e presidente per 8 anni dell’associazione Antigone, che si occupa dal 1991 della tutela dei diritti dei detenuti. Si era dedicato alle carceri per decenni, occupandosi di contrasto al sovraffollamento per diversi ministri della Giustizia, ed era stato a lungo membro e poi presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura (un organo del Consiglio d’Europa). Attualmente Palma è considerato uno dei maggiori esperti di lotta alla tortura a livello internazionale.
Sulle consuetudini e sul funzionamento del Garante dei detenuti non c’è molto da dire, perché è un’autorità istituita piuttosto di recente. Fu creata con una legge del 2013, ma divenne operativa solo tre anni dopo: Palma è stato il primo e finora unico Garante dei detenuti. Il mandato dura cinque anni in teoria senza proroga, anche se già per Palma ne venne fatta una nel 2021, di due anni.
Da quando è al governo, il partito di D’Ettore ha più volte approvato leggi per introdurre nuovi reati e aumentare le pene già esistenti. Ha sempre appoggiato misure detentive anche per chi commette reati lievi, mostrandosi meno aperto alle pene alternative, alla rieducazione delle persone condannate e al loro reinserimento in società. Per risolvere l’annoso problema del sovraffollamento delle carceri, per esempio, il ministro della Giustizia Carlo Nordio un mese e mezzo fa si era impegnato ad aumentare il numero delle strutture di detenzione, non contemplando la possibilità di aumentare i percorsi di recupero fuori dalle carceri.
D’Ettore parlò pubblicamente di carceri qualche mese fa per commentare la vicenda di Alfredo Cospito, il detenuto anarchico che per quasi sei mesi aveva praticato uno sciopero della fame per protestare contro il regime detentivo a cui è sottoposto, il 41-bis. Il regime del 41-bis è da tempo al centro di estesi dibattiti, e molti ritengono che la sua applicazione sia di dubbia costituzionalità perché non tenderebbe alla rieducazione del condannato, come invece prevede la Costituzione per tutte le pene. In quell’occasione D’Ettore scrisse che il 41-bis era una misura adeguata e che lo Stato non avrebbe dovuto cambiare idea su Cospito nonostante il suo sciopero della fame.
Stando alla sua appartenenza politica e alle sue poche uscite pubbliche in tema carceri, insomma, è possibile che D’Ettore sarà un Garante poco dalla parte dei detenuti, come richiederebbe il ruolo, e più in linea con l’approccio del governo in carica.
Tra le cose di cui dovrà occuparsi ci sono anche i CPR, i centri di detenzione amministrativa per le persone migranti in attesa di essere espulse. Da anni sono duramente criticati dalle associazioni che si occupano di diritti umani per le condizioni disumane e degradanti in cui si trovano le persone detenute. Di recente il governo ha esteso a 18 mesi il limite massimo di permanenza nei CPR. Oltre alle carceri e ai CPR il Garante dei detenuti ha compiti di vigilanza anche sulle REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), cioè le strutture che hanno sostituito i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari.
In generale il Garante si occupa di verificare che lo stato della detenzione in Italia rispetti le leggi nazionali, la Costituzione, i trattati internazionali sui detenuti e il rispetto dei diritti umani. Gli uffici si trovano all’interno del ministero della Giustizia e ci lavorano al massimo 25 persone (più i tre membri del Garante). Solitamente vengono scelte persone con competenze specifiche per seguire alcuni temi: c’è per esempio un responsabile della privazione della libertà in ambito penale, un altro che si occupa delle persone migranti, un esperto di relazioni internazionali.
Il principale potere del Garante è che può visitare gli istituti detentivi quando vuole e senza bisogno di autorizzazioni, chiedere fascicoli sui detenuti e avere colloqui con loro senza limiti di tempo. Questi ultimi possono inviare al Garante reclami scritti, anche in busta chiusa, per denunciare problemi e disagi. A questi compiti collabora una rete a livello locale di cui il Garante nazionale coordina il lavoro. Concretamente però il Garante non può fare molto, al di là di denunce pubbliche o raccomandazioni ai singoli istituti. Ogni anno consegna al parlamento una relazione su ciò che ha fatto e sui problemi individuati.