Jannik Sinner, la Nazionale e la Gazzetta dello Sport
Il principale quotidiano sportivo italiano sta facendo una campagna durissima ma con scarse ragioni contro il tennista altoatesino
Da due settimane il quotidiano sportivo più diffuso in Italia, La Gazzetta dello Sport, sta pubblicando articoli, interviste ed editoriali anche piuttosto accesi contro il tennista italiano Jannik Sinner. Le ragioni di questa campagna si basano sulla decisione di Sinner di non partecipare alle recenti partite di Coppa Davis, la principale competizione tennistica per squadre nazionali. L’ultimo numero di Sportweek, il settimanale della Gazzetta, gli ha dedicato tre articoli e la sua copertina, titolata «Caso Nazionale». L’espressione e i toni utilizzati potrebbero far pensare a chi non segue il tennis che lo sdegno per la decisione di Sinner sia stato trasversale, o comunque molto presente sui media nazionali: in realtà si è concentrato quasi solamente sulla Gazzetta.
La Gazzetta è un giornale che si occupa ormai da tempo principalmente di calcio, al tennis dà relativamente poco spazio e quando lo fa se ne occupa solo nelle ultime pagine del giornale, anche nelle occasioni più importanti. Ma la campagna contro Sinner è insolita anche perché le motivazioni a sostegno della tesi (sintetizzata dal sommario di Sportweek: «perché il numero uno del nostro tennis ha sbagliato a dire di no alla Coppa Davis») sono state giudicate decisamente deboli e poco centrate da molti esperti di tennis e siti specializzati.
Nell’editoriale di Sportweek firmato dal direttore, per esempio, Sinner viene invitato a ispirarsi a Novak Djokovic e Roger Federer, indicati come esempio di attaccamento alla propria nazionale: in realtà entrambi in carriera hanno saltato spesso le convocazioni per la Coppa Davis. L’articolo è un lungo rimprovero che si conclude così:
Sinner è un talento assoluto del nostro sport, il giorno in cui imparerà a restituire al tennis un po’ di quello che ha ricevuto potrà diventare un grande campione. Uno di quelli che ti entrano nel cuore e non ne escono più.
Il lungo articolo che dovrebbe spiegare il tema in copertina invece si apre con un appello che gioca con il significato in inglese della parola sinner, “peccatore”:
E se Jannik Sinner, il Peccatore, chiedesse scusa del suo peccato?
Gli vengono anche suggerite le parole con cui dovrebbe scusarsi («Mi scuso per non essere stato all’altezza di quello che avrei dovuto essere») e si dice che scusarsi sarebbe «come un Wimbledon e un Roland Garros messi insieme» (cioè due dei quattro tornei di tennis più importanti al mondo). Dentro ci sono attacchi pesanti, che raramente si leggono su un giornale in questi termini:
In ogni caso, decisione deludente. Mediocre, più che sbagliata. Banale, più che mediocre. Se nei suoi programmi l’azzurro diventa accessorio, che cosa sta comunicando il ragazzo se non la sua scala di valori?
Partiamo dal contesto, la Coppa Davis. Le partite che si sono giocate negli ultimi giorni erano quelle della fase a gironi, da cui sarebbero uscite le 8 nazionali che parteciperanno alla fase a eliminazione diretta a novembre. Ogni nazionale ha un capitano che nei fatti è l’allenatore, per l’Italia l’ex tennista Filippo Volandri, che convoca al massimo 5 tennisti. Volandri di solito chiama i primi tre giocatori della classifica singolare e due adatti a giocare le partite di doppio, dal momento che i singolaristi sono poco abituati a giocare i doppi. Le sfide tra nazionali in Coppa Davis infatti sono formate da tre partite, due singolari e un doppio.
Sinner, che ha 22 anni, è al momento il miglior tennista italiano in circolazione, il settimo al mondo nella classifica maschile, quindi era stato convocato da Volandri per le partite di qualificazione. Il 7 settembre Sinner aveva comunicato pubblicamente che non avrebbe partecipato, con un breve messaggio sui suoi profili social: «Sfortunatamente non ho avuto abbastanza tempo per recuperare dopo i tornei in America», aveva detto. Due giorni prima aveva perso agli ottavi di finale degli US Open, uno dei tornei più importanti al mondo, contro il tedesco Alexander Zverev, in una partita terminata al quinto set con Sinner in preda ai crampi e in evidente difficoltà fisica.
Volandri aveva accettato la scelta senza nessun problema, anzi. Pochi giorni dopo aveva fatto capire di aver partecipato a quella decisione, proprio in un’intervista data alla Gazzetta: «Questa Davis arriva in un periodo complicato. I giocatori sono reduci da cinque settimane in America, e chi come Jannik ha giocato di più è provato. Nel match con Zverev era fisicamente in difficoltà, si è visto. Io ero lì, faceva un caldo insostenibile. La notte della sconfitta Sinner non riusciva a dormire, mi ha chiamato. Ha chiesto un po’ di tempo per capire come avrebbe reagito il suo corpo, poi abbiamo parlato anche con Vagnozzi [l’allenatore di Sinner, ndr] e deciso di preservare l’atleta». Nonostante questo, secondo il recente editoriale di Sportweek Volandri avrebbe fatto «buon viso a cattivo gioco».
In realtà l’assenza di Sinner non era sembrata un problema insormontabile, innanzitutto perché anche senza di lui l’Italia era data come ampiamente favorita in tutte le partite che avrebbe dovuto affrontare, contro Canada, Cile e Svezia. Dal momento della rinuncia di Sinner fino alla prima partita, la stessa Gazzetta non aveva fatto alcun commento negativo: aveva chiesto qualche opinione competente, come quella di Volandri, ma senza prendere posizione. Poi però il 13 settembre l’Italia aveva perso malamente la prima sfida contro il Canada, per 3 partite a 0. E il giorno stesso è uscito un articolo della Gazzetta che commentava la sconfitta così: «Servirebbe Jannik Sinner, ma è a Montecarlo ad allenarsi. Era stanco». Nei giorni successivi l’Italia ha poi vinto le altre due sfide contro Cile e Svezia, qualificandosi in ogni caso, come da pronostico.
Il tempismo scelto dalla Gazzetta è stato visto da molti come strumentale, pensato appositamente per costruire un “caso” e attirare maggiori attenzioni possibili. Lo ha notato per esempio Federico Ferrero, uno dei più esperti giornalisti di tennis in Italia, che nel suo podcast GonzoTennis ha detto: «Se la scelta era quella di criticare chi non risponde alla convocazione in Nazionale, bastava farlo subito, non dopo che si è capito quali potevano essere le conseguenze di questo rifiuto. Perché allora se l’Italia avesse vinto facile non se ne sarebbe parlato».
Le critiche della Gazzetta si concentrano sul fatto che questo sarebbe stato «l’ennesimo» rifiuto di Sinner alla Nazionale, il quarto: le prime due volte però aveva 18 anni e non c’erano grandi pretese sulla sua partecipazione, mentre la terza era infortunato alla mano, anche se in diversi articoli della Gazzetta si allude alla possibilità che l’infortunio non fosse poi così grave, senza prove a sostegno di questa ipotesi. Quella di inizio settembre è appunto la quarta, mentre in tutte le altre occasioni aveva regolarmente fatto parte della squadra.
A queste si aggiunge poi la mancata partecipazione alle Olimpiadi del 2021 a Tokyo, quando aveva 19 anni e rifiutò la convocazione dicendo di volersi concentrare sul suo percorso di crescita: fu un’altra decisione per cui venne criticato.
Alla luce di queste assenze la Gazzetta lo accusa di non tenere alla nazione, e negli articoli ci sono passaggi rivolti a lui direttamente, che spiegano come dovrebbe comportarsi. Nell’editoriale di Sportweek gli viene detto che partecipando a un’Olimpiade «cresci umanamente e magari trovi le risorse per vincere quel punto decisivo in fondo al labirinto del quinto set», con un caustico riferimento alla partita persa agli US Open contro Zverev. L’altro lungo articolo su Sportweek si chiude parlando del «conto in banca» di Sinner: «Non ce la farai nemmeno a spenderlo. Ci vuole troppa immaginazione e troppo tempo».
Il 15 settembre la Gazzetta aveva intervistato una serie di atleti ed ex atleti italiani per commentare la decisione di Sinner, radunando le loro opinioni in un articolo intitolato «Tutti contro Sinner. I grandi dello sport italiano: “La Nazionale prima di tutto”». Tra gli sportivi in questione c’erano l’ex maratoneta Stefano Baldini, l’ex schermitrice Elisa Di Francisca, l’ex nuotatore Massimiliano Rosolino, il pallavolista Ivan Zaytsev e altri ancora. Nei loro virgolettati all’interno dell’articolo però non emergevano particolari critiche a Sinner, ma solo esaltazioni verso le proprie esperienze in Nazionale. Non sembra insomma che fossero perfettamente consapevoli di star partecipando a una strigliata collettiva contro Sinner, e in effetti alcuni di loro, interpellati sulla questione in privato, lo hanno confermato.
Ma a questo proposito c’è anche un’altra questione che gli articoli della Gazzetta non considerano, e che diversi esperti di tennis hanno fatto notare in questi giorni: cioè il fatto che la partecipazione in Nazionale nel tennis è imparagonabile a quella in altri sport, per ragioni legate alla sua tradizione e al modo in cui lavorano gli atleti. La maggior parte degli atleti contattati dalla Gazzetta praticava discipline olimpiche, in cui l’appartenenza a una Nazionale è un elemento fondante e imprescindibile. Ma anche per un pallavolista come Zaytsev le competizioni come i Mondiali o gli Europei sono assai più importanti dei campionati nazionali: perché si tengono ogni quattro anni, creando attese e aspettative, e perché sono molto più seguite dal pubblico.
Nel tennis vale il contrario. La Coppa Davis è una competizione minore e molto meno seguita dei tornei più prestigiosi del circuito. Inoltre si svolge ogni anno, allo stesso modo di tutti gli altri tornei. Negli ultimi anni è stata più volte riformata, perdendo rilevanza e venendo spesso evitata dai tennisti più importanti. Per qualsiasi tennista l’ambizione più grande non è tanto vincere qualcosa con la Nazionale, ma piuttosto ottenere grandi risultati nei cosiddetti tornei del Grande Slam, i quattro più importanti della stagione. Le finali dei mondiali di calcio, di pallavolo, le gare che valgono per una medaglia olimpica sono seguite da un pubblico numeroso che non necessariamente è appassionato di quello sport, mentre probabilmente in pochi tra chi non segue il tennis saprebbero dire chi ha vinto la Coppa Davis nel 2022.
L’evento clou della stagione tennistica è la finale di Wimbledon, o quella del Roland Garros (due dei quattro Slam), perché la storia dello sport e la forza attrattiva ed economica di quei tornei fanno in modo che sia così. In Italia la Coppa Davis esercita un certo fascino per via della storica vittoria del 1976, che però fu eccezionale per ragioni non solo sportive ed è molto ricordata perché fu uno dei pochissimi successi italiani in questo sport.
La condizione dei tennisti comunque è molto difficile da paragonare a quella di altri sportivi. I tennisti guadagnano principalmente dalla partecipazione ai tornei, e poi dagli sponsor. Questo significa che se non giocano, non guadagnano. Un tennista del livello di Sinner ha intorno a sé un gruppo di allenatori, preparatori atletici e altre figure professionali che può arrivare a essere di decine di persone, il cui stipendio viene pagato dal tennista stesso. Lo ha spiegato efficacemente sul sito Sportface Alessandro Nizegorodcew, telecronista per SuperTennis (il canale della federazione tennistica) e direttore di Sportface: «Se un calciatore si fa male viene pagato lo stesso, se un atleta di uno sport di squadra non è in forma e deve recuperare, giocherà qualcuno al suo posto, senza rischiare un problema fisico. Gli atleti dei gruppi sportivi militari (a meno che non siano campioni ricoperti di sponsor) non vivono nello sfarzo ma non devono rendere conto a 20/25 dipendenti o collaboratori».
La responsabilità individuale di un tennista sulla propria salute, e l’attenzione per la forma fisica, è più alta che in altri sport. Anche se la Gazzetta ha minimizzato le condizioni di Sinner, non si può sapere se la concentrazione di altre partite in questo momento della stagione gli avrebbe causato problemi fisici più gravi dell’affaticamento lamentato dopo gli US Open.
Proprio per questo il formato della Coppa Davis, con le partite sparse in mezzo alla stagione, è oggetto di critica perché costringe i tennisti a giocare troppo spesso. Paolo Bertolucci, tra i vincitori della Davis del 1976 e oggi commentatore di tennis per Sky Sport e la Gazzetta, ha ricordato a Sportweek che all’epoca «il calendario e la programmazione erano organizzati in funzione di quella manifestazione, qualcosa che oggi è lontanissimo».
La storia di Sinner comunque lo rende diverso dagli altri tennisti italiani, perché è l’unico dell’attuale generazione a non essere cresciuto all’interno dei percorsi della federazione nazionale. Sinner venne infatti preso molto giovane nell’accademia del noto allenatore italiano Riccardo Piatti, che per molto tempo ha investito sulla sua formazione prima che iniziasse a guadagnare. Gli altri tennisti italiani, come Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego, sono stati per anni sostenuti economicamente dalla federazione, che per sua consuetudine investe su un certo numero di tennisti a fondo perduto, a patto che questi promettano di non rifiutare le convocazioni in Coppa Davis una volta cresciuti.
Sinner non ha reagito agli attacchi della Gazzetta, finora non ha detto nulla pubblicamente. Invece il capitano della Nazionale, Volandri, ha fatto notare che Sinner è sempre stato molto disponibile alle convocazioni, anche in periodi in cui non era scontato che lo fosse, dopo brutte sconfitte o periodi particolarmente faticosi. Volandri ha detto che durante le recenti partite di Coppa Davis «Jannik ci ha scritto ogni giorno, ci ha chiamato ogni giorno», e ha garantito che farà di tutto per essere presente a novembre per la fase a eliminazione diretta, più importante: «Vuole essere a Malaga [dove si terranno le partite di novembre, ndr] e sono sicuro che ci sarà».
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