Rishi Sunak vuole andare sempre più a destra?
Il primo ministro britannico sembra interessato ai voti dell'elettorato più conservatore, nonostante le misure adottate nell'ultimo anno fossero già assai radicali
Rishi Sunak è diventato leader dei Conservatori e primo ministro del Regno Unito poco meno di un anno fa, in un momento particolarmente complesso e caotico per il suo partito e per la politica britannica in generale. Dopo un anno di mandato, diversi giornali britannici hanno provato a fare un primo bilancio del suo governo.
Sunak subentrò nell’ottobre del 2022 a Liz Truss, il cui incarico era durato solo 49 giorni caratterizzati da errori, polemiche e una crisi finanziaria. Truss a sua volta era diventata leader dei Conservatori dopo le dimissioni da primo ministro di Boris Johnson, diventate inevitabili dopo una serie di scandali che gli avevano fatto perdere anche il controllo del partito. Candidato sconfitto da Truss pochi mesi prima, Sunak fu a quel punto una scelta quasi obbligata: il suo primo obiettivo era “normalizzare” la situazione, il secondo e più complesso quello di recuperare la fiducia degli elettori nel partito, mai così bassa negli ultimi tempi.
Dal suo insediamento Sunak ha raggiunto in parte il primo obiettivo, con politiche economiche più tradizionali rispetto a Truss, senza però riuscire ad aumentare i consensi dei Conservatori; il secondo obiettivo resta infatti ancora molto lontano. Le prossime elezioni dovranno tenersi entro gennaio del 2025, con ogni probabilità verranno organizzate nell’autunno del 2024, e nei sondaggi il partito Conservatore è in notevole ritardo rispetto ai Laburisti. Questi ultimi sono stimati intorno al 45 per cento dei voti, il partito al governo al 25, in ulteriore discesa (di un paio di punti) dopo l’estate.
Per cercare di recuperare credibilità e voti, già da gennaio Sunak aveva scelto di concentrarsi su alcuni obiettivi chiari, con cinque promesse: far crescere l’economia, in panne ormai da anni, bloccare le barche dei richiedenti asilo che cercano di raggiungere le coste britanniche dalla Francia, ridurre inflazione, debito pubblico e tempi di attesa per accedere al servizio sanitario. I successi sono stati limitati, e la prospettiva di una sconfitta nelle prossime elezioni è sempre più pressante. In molti all’interno del partito Conservatore chiedono al primo ministro un’attività più «coraggiosa», nonché politiche ancora più “identitarie”, cioè più spostate verso destra, seguendo una tendenza che i Conservatori hanno avviato ormai da qualche anno.
Sunak ha governato finora con un approccio già molto di destra, e nel suo governo ci sono ancora alcuni degli esponenti più discussi del precedente governo, fra cui la ministra dell’Interno, Suella Braverman. L’Economist ha scritto che Sunak «è per distacco il primo ministro Conservatore più di destra dai tempi di Margaret Thatcher. Ma questo non è sempre percepito. I centristi hanno accolto positivamente l’ascesa del diligente Sunak, confondendo la competenza con liberalismo. Hanno ritenuto che fosse uno di loro, basandosi più che sulle sue opinioni su età, modi e formazione».
Il governo Sunak ha preso diverse decisioni radicali, tra cui misure assai rigide nella gestione dei migranti e sui diritti della comunità LGBTQ+: per esempio il suo governo ha recentemente bloccato una norma scozzese che avrebbe permesso alle persone transgender di “autocertificare” il proprio sesso, senza passare da complessi processi burocratici. Sunak è un convinto sostenitore di Brexit e fin qui sui temi economici ha tenuto un approccio molto rigido e tradizionale, considerato vicino appunto a quello di Margaret Thatcher.
Si inserisce in questo contesto anche l’ultima decisione di rinviare alcune scadenze che il Regno Unito si era imposto contro il cambiamento climatico. La scelta riguarda il divieto di vendita di auto nuove a benzina e diesel e di riscaldamento delle case con combustibili fossili: entrambi sono stati rinviati al 2035. La decisione è stata definita dai giornali britannici «un’inversione di rotta totale» sul tema e ha posizionato il governo e i Conservatori in netta contrapposizione con i Laburisti, ma anche con le politiche intraprese dai precedenti primi ministri. È stata criticata da membri del partito Conservatore e persino da alcune aziende automobilistiche, ma è stata probabilmente presa per andare incontro alla parte più radicale dell’elettorato.
La ministra Braverman ha riassunto così il nuovo approccio: «Non intendiamo salvare il pianeta mandando in bancarotta il popolo britannico».
Tre delle promesse fatte a gennaio da Sunak riguardavano temi economici. Nell’ultimo trimestre l’economia britannica è cresciuta dello 0,2 per cento, un risultato accolto con positiva sorpresa; sempre nell’ultimo trimestre il PIL si è rivelato essere sopra di 0,6 punti percentuali rispetto a prima della pandemia (cioè rispetto all’ultimo trimestre del 2019) dopo che inizialmente si era detto fosse sotto dell’1,2 per cento.
Sunak ha anche detto di voler ridurre il debito pubblico del Regno Unito, che a giugno ha invece superato per la prima volta dal 1961 il livello del PIL, pari a circa 3.000 miliardi di euro. Le cose vanno meglio riguardo all’inflazione, che aveva raggiunto il 10,7 per cento a dicembre 2022 e che Sunak aveva promesso di dimezzare in un anno: ad agosto era al 6,7 per cento su base annua, in netto calo rispetto all’8,7 per cento di maggio. I meriti del governo in questo campo sono però discussi e discutibili, come ha sottolineato l’economista Wolfgang Münchau: «Tutti sanno che il governo non controlla l’inflazione, per un primo ministro promettere un taglio è assurdo quanto dichiarare che il suo obiettivo è una vittoria dell’Inghilterra agli Europei di calcio del 2024».
Sunak aveva poi individuato altre due aree di intervento immediato: la sanità pubblica e il contrasto all’immigrazione irregolare.
Nel Regno Unito la crisi del sistema sanitario – un problema comune a gran parte dell’Europa occidentale – è particolarmente grave. Attualmente ci sono 7,6 milioni di persone in attesa di un trattamento ospedaliero di routine (esami, operazioni), il dato più alto dal 2007, superiore a quello di inizio del 2023. In questo campo il governo Sunak non ha fatto nessun progresso. I regolamenti interni dell’NHS (Servizio Sanitario Nazionale) hanno fissato come obiettivo di trattare il 92 per cento dei pazienti entro 18 settimane, cosa che è stata grosso modo possibile fra il 2010 e il 2018.
Il dato è però crollato dopo la pandemia, quando le cure non urgenti furono rinviate. Oggi la sanità pubblica non sembra in grado di recuperare gli arretrati: al momento solo il 58 per cento dei pazienti è curato entro le 18 settimane. Circa 400mila persone aspettano un trattamento ospedaliero da oltre 52 settimane, quasi un anno.
L’azione del governo si è molto concentrata in questi mesi nell’approvazione di nuove leggi e regolamenti per gestire e scoraggiare l’immigrazione irregolare nel Regno Unito.
A luglio il parlamento britannico aveva approvato l’Illegal Migration Act, che prevedeva detenzione e trasferimento dei migranti «arrivati illegalmente» nel Regno Unito. Il piano stabiliva che i migranti fossero trasferiti in Ruanda, o in un altro stato “sicuro”, per tutto il tempo necessario per decidere se dare loro lo status di rifugiati. Il Ruanda avrebbe ottenuto in cambio un pagamento per occuparsi dei migranti, ma la Corte d’Appello britannica ha giudicato il piano illegale. Il governo Sunak ha fatto appello, ma a oggi i metodi di attuazione della nuova legge non sono pronti né chiari.
Nonostante le misure del governo, gli sbarchi sulle coste britanniche non sono diminuiti in maniera significativa: a metà settembre le persone migranti arrivate nel Regno Unito erano state circa 23.500, poche meno rispetto allo stesso periodo del 2022, l’anno fra gli ultimi con il maggior numero di arrivi via mare. Il 90 per cento dei migranti sbarcati nel 2022 avevano fatto richiesta per uno status da rifugiato, ma solo il 3 per cento delle richieste era stato esaminato. L’83 per cento di quelle presentate dopo il 2018 è ancora in attesa di una risposta.
Anche su un tema così centrale nella retorica della maggioranza, l’azione del governo è stata tanto radicale nelle intenzioni quanto poco efficace nei risultati: un problema che inevitabilmente condiziona i livelli di gradimento del primo ministro. Sunak da una parte può “spaventare” l’elettorato moderato, dall’altra non accontenta le componenti più radicali. Le recenti scelte in tema ambientale e l’annuncio di nuove “politiche a lunga scadenza” sembrano indicare che per recuperare il consistente svantaggio nei sondaggi Sunak e il partito Conservatore abbiano deciso di “scommettere” su un ulteriore spostamento verso temi radicali e identitari.