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  • Domenica 24 settembre 2023

Una storia di corruzione che sembra uscita da un film

Il senatore statunitense Robert Menendez e la moglie sono stati incriminati dopo un'indagine su lingotti d'oro, soldi in buste e rapporti con l'Egitto

Robert Menendez con la moglie Nadine (AP Photo/Jacquelyn Martin, File)
Robert Menendez con la moglie Nadine (AP Photo/Jacquelyn Martin, File)
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Le attenzioni della politica statunitense in questi giorni sono concentrate sul senatore Democratico per lo stato del New Jersey Robert Menendez, incriminato venerdì per associazione a delinquere con fini di corruzione, frode ed estorsione. Il caso ha avuto ampio risalto per l’importanza di Menendez, in carica dal 2006 al Senato e dal 1993 alla Camera, nonché presidente della commissione esteri del Senato. Ma è molto discusso anche per i contorni appariscenti e quasi cinematografici della vicenda.

Secondo il dipartimento di Giustizia Menendez e la moglie Nadine ricevevano da anni tangenti, regali e favori da un uomo d’affari egiziano e da alcuni suoi soci d’affari. Quello che l’accusa indica come principale corruttore della coppia, Wael Hana, aveva relazioni con il governo egiziano, cosa che aggiunge alla vicenda anche parziali risvolti di una storia di spionaggio. Nelle 39 pagine del fascicolo depositato per l’incriminazione i coniugi Menendez vengono descritti come mossi da una «estrema avidità». A giugno del 2022 degli agenti federali avevano perquisito la loro casa, trovando molti beni difficilmente giustificabili: negli armadi c’erano 480mila dollari in contanti, divisi in buste e per lo più nascosti nelle tasche delle giacche del senatore, lingotti d’oro dal valore di 120mila dollari e una Mercedes decappottabile da 60mila dollari le cui rate venivano pagate da un uomo a cui Menendez avrebbe secondo le accuse fatto dei favori, usando il suo potere politico.

Il procuratore Damian Williams illustra alcune delle prove (AP Photo/Robert Bumsted)

Secondo le accuse Menendez avrebbe infatti fornito al governo egiziano informazioni riservate su dipendenti dell’amministrazione statunitense e in due occasioni avrebbe interferito con indagini criminali relative a uomini d’affari del New Jersey in cambio di lingotti d’oro e un’auto.

Il senatore è stato invitato a dimettersi dalla stragrande maggioranza degli esponenti del partito Democratico, oltre che dai Repubblicani. Menendez però si è dichiarato innocente e non sembra avere intenzione di cedere alle pressioni. Dopo l’incriminazione ha detto: «Non vado da nessuna parte, resto qui», aggiungendo di avere l’intenzione di ricandidarsi al seggio del Senato alle elezioni del 2024. Ha deciso tuttavia di lasciare temporaneamente la presidenza della commissione esteri del Senato.

Menendez si era già trovato in passato al centro di indagini relative a una presunta corruzione: la prima era del 2006 e non aveva portato a un processo (una società del settore sanitario pagava l’affitto della sua casa mentre riceveva sovvenzioni federali), la seconda era iniziata nel 2015 e aveva portato a un processo nel 2017. Menendez era accusato di assicurare favori politici a un ricco chirurgo della Florida in cambio di vacanze di lusso, viaggi aerei e donazioni per la sua campagna elettorale. Allora la giuria non riuscì a trovare un verdetto condiviso e l’accusa rinunciò a sostenere una riedizione del processo. Allora il senatore, libero di candidarsi per la rielezione, aveva commentato: «Mi rivolgo a quelli che stavano scavando la mia tomba politica: so chi siete e non mi dimenticherò di voi».

Pochi mesi dopo quell’assoluzione conobbe Nadine Arslanian, di undici anni più giovane e che sarebbe diventata presto la sua fidanzata e due anni dopo sua moglie. Secondo il dipartimento di Giustizia è stata lei a far fare al senatore un ulteriore passo avanti nelle sue attività illegali. Nadine Menendez presentò al marito Wael Hana, imprenditore egiziano-americano attivo nell’import-export di prodotti halal, cioè ammissibili per la dieta dei musulmani. Secondo le accuse la coppia iniziò un rapporto continuo con Hana, fornendogli informazioni sensibili sui dipendenti dell’ambasciata al Cairo, favorendo l’appalto alla sua ditta di certificazione di tutti i prodotti statunitensi, compiendo piccoli favori e intercessioni, anche politiche. Hana era in rapporti con il generale al Sisi, autoritario presidente egiziano, e avrebbe utilizzato queste informazioni per accreditarsi presso il suo governo.

Robert Menendez a Washington (Photo by Drew Angerer/Getty Images)

Secondo i procuratori i coniugi ottenevano in cambio somme in denaro, regali di vario tipo (fra questi anche macchine per la palestra e un purificatore d’aria, sequestrati durante la perquisizione) e poi tangenti più costanti attraverso una società di consulenza. Nadine Menendez, in precedenza disoccupata, fu assunta dalla società di Hana, ricevendo regolare stipendio nonostante un impegno «minimo o del tutto assente», si legge negli atti.

Hana poi avrebbe chiesto di intercedere in due inchieste che riguardavano due suoi soci in affari, Jose Uribe e Fred Daibes: non è chiaro se l’eventuale intervento di Menendez sia stato decisivo, ma secondo le indagini fu ricompensato dai due uomini con i lingotti d’oro e con l’auto. Entrambi gli uomini sono stati incriminati, insieme alla coppia e Hana.

L’accusa, oltre alle prove raccolte nella casa della coppia, può contare su molte trascrizioni di messaggi e email, e l’incriminazione appare piuttosto solida. Menendez, che ha alle spalle 49 anni di carriera politica, non sembra però avere intenzione di fare passi indietro, cosa che sta mettendo in crisi soprattutto il partito Democratico. Il seggio al Senato del New Jersey è vinto da candidati Democratici dal 1970 e negli ultimi decenni non è mai stato davvero contendibile dai Repubblicani, cosa che avrebbe favorito un certo clima di impunità e quindi la corruzione. Oggi la presenza di Menendez rischia di rendere l’elezione del 2024 se non altro più complessa.