OpenAI sarà la prossima grande azienda tecnologica?
Con ChatGPT ha un notevole vantaggio sulla concorrenza, ma potrebbe non bastare per competere con Google, Meta e gli altri
A inizio settimana Google ha presentato un aggiornamento di Bard, il suo nuovo sistema di intelligenza artificiale (AI) per effettuare ricerche online e ottenere informazioni di vario tipo. La nuova versione è stata diffusa ad appena due mesi dall’ultimo aggiornamento, a conferma di quanto Google abbia accelerato gli sviluppi nel settore delle AI per ora sostanzialmente dominato da ChatGPT, il sistema più famoso e utilizzato. OpenAI, la società che lo gestisce, ha accumulato un discreto vantaggio rispetto a Google e al resto della concorrenza, suscitando interesse e attraendo grandi investimenti. Per buona parte del 2023 tra chi si occupa di tecnologia non si è praticamente parlato d’altro che non fosse ChatGPT e del successo di OpenAI, con ipotesi sulla sua rapida crescita e la possibilità che diventi presto una nuova azienda di “Big Tech”, il ristretto gruppo delle più grandi e potenti aziende tecnologiche che comprende Alphabet (la holding che controlla Google), Meta, Microsoft e Amazon, per citarne alcune.
A seconda dei periodi e dei cicli economici, fare previsioni sulle aziende della Silicon Valley può essere relativamente facile o estremamente difficile. Alcune società ottengono in breve tempo un enorme successo e altrettanto velocemente falliscono, con grandi perdite per gli investitori che avevano scommesso sul loro futuro. In altri casi le startup iniziano sottotono e poi emergono lentamente, riuscendo a strutturarsi meglio e a resistere in una realtà altamente competitiva. Riuscire ad affermarsi in un settore dominato in buona parte da aziende enormi e che occupano più ambiti non è comunque semplice ed è una delle sfide che riguardano anche OpenAI.
ChatGPT è aperto a tutti da quasi un anno e viene utilizzato da circa 180 milioni di persone al mese, meno di quanto lo fosse a maggio, quando aveva raggiunto i 210 milioni di utenti, ma comunque più di quanto siano utilizzati sistemi concorrenti come Bard, nonostante abbia dietro di sé un’azienda come Google, già affermata e che ha sostanzialmente il monopolio delle ricerche online in Occidente. Chiunque può registrarsi e sperimentare le capacità di ChatGPT basata sul sistema GPT-3.5, mentre per utilizzare la versione 4 occorre pagare un abbonamento (GPT sta per Generative Pre-trained Transformer, un particolare approccio al machine learning).
Lo sviluppo di GPT-4 è costato a OpenAI circa 100 milioni di dollari, molto più di quanto non fosse costata la versione precedente e per questo gli analisti si chiedono se possa essere sostenibile l’attuale modello economico dell’azienda basato sulla rapida innovazione dei propri sistemi. Le evoluzioni nel settore sono repentine e i responsabili di OpenAI non vogliono rischiare di rimanere indietro; al tempo stesso, trovare il giusto equilibrio non è semplice.
OpenAI esiste da appena otto anni. Fu fondata nel 2015 da un gruppo di imprenditori che comprendeva Sam Altman, l’attuale CEO della società, e il miliardario Elon Musk, noto soprattutto per essere il capo di Tesla, SpaceX e per la sua gestione quantomeno stravagante di Twitter, il social network che ha acquisito nell’autunno del 2022 e che ora si chiama X (Musk ha abbandonato OpenAI nel 2018). Il progetto era una iniziativa senza scopo di lucro per sviluppare un’intelligenza artificiale generale, come quelle dei libri e dei film di fantascienza: un sistema in grado di ragionare, apprendere concetti, elaborarli e svolgere qualsiasi compito come farebbe un essere umano. La prospettiva di sfruttare i modelli GPT per farlo sembrava promettente e la non profit fondò una società al proprio interno che si chiama sempre OpenAI (è ciò a cui di solito ci si riferisce quando si parla di investimenti, ricavi e iniziative commerciali).
In pochi anni, OpenAI è riuscita a ottenere importanti investimenti per condurre le proprie attività di ricerca, attirando l’attenzione di alcune delle più grandi aziende nel settore tecnologico nell’ultimo anno, in seguito ai progressi raggiunti con ChatGPT. La società ha raccolto finora 14 miliardi di dollari di investimenti, soprattutto grazie a Microsoft il cui investimento è stimato intorno ai 13 miliardi di dollari (la società non è quotata in borsa, dunque alcune informazioni sugli investitori sono difficili da confermare). Gli stretti rapporti con una delle più grandi aziende informatiche al mondo hanno permesso a OpenAI di avere accesso ai servizi cloud necessari per lo sviluppo dei propri sistemi di intelligenza artificiale, mentre hanno permesso a Microsoft di sfruttare le nuove tecnologie integrandole in poco tempo nei propri prodotti principali come Bing e i programmi per la produttività di Office.
A conferma di quanti scommettano sulle potenzialità di OpenAI, nelle ultime settimane sono circolate informazioni su un probabile interessamento da parte di SoftBank, grande società giapponese che si occupa di investimenti nel settore tecnologico. OpenAI potrebbe contare su ancora più risorse economiche per le proprie attività, ma secondo gli analisti deve comunque iniziare a dimostrare di essere al lavoro per produrre un modello di affari che sia economicamente sostenibile. Ne è consapevole lo stesso Altman, che in più occasioni ha fatto riferimento alle iniziative commerciali che sta avviando la sua società.
Oltre a fornire ChatGPT così com’è ai propri clienti, OpenAI ha iniziato a fornire servizi dedicati e specifici per alcune aziende occupandosi del loro sviluppo su misura a seconda delle necessità dei propri partner. In questo caso una AI ristretta si presta meglio a svolgere solo alcuni compiti, come le analisi in ambito finanziario o la gestione di particolari flussi di lavoro nelle grandi aziende. Queste ultime possono inoltre personalizzare ulteriormente i sistemi di intelligenza artificiale forniti da OpenAI, attraverso alcuni strumenti messi a disposizione per gli sviluppatori.
A inizio settembre la società ha annunciato la propria prima conferenza per gli sviluppatori, che si svolgerà il prossimo 6 novembre a San Francisco (California). OpenAI presenterà le ultime novità legate a ChatGPT e soprattutto mostrerà i nuovi strumenti che potranno impiegare gli sviluppatori per costruire nuove funzionalità partendo dai suoi sistemi di intelligenza artificiale. In questo modo OpenAI si aggiungerà alla lunga lista di aziende tecnologiche che organizzano questi tipi di eventi, come fanno da molti anni Microsoft, Apple, Google e Facebook, solo per citare alcune delle più grandi. La conferenza di novembre sarà un’importante occasione per OpenAI anche per mostrare agli investitori i propri piani per concorrere all’interno di Big Tech.
Come segnala una recente analisi su OpenAI pubblicata dall’Economist, l’azienda ha anche iniziato a confrontarsi più seriamente con i costi e i ricavi. GPT-4 è stata sviluppata con un approccio diverso e più modulare rispetto alla versione precedente: invece di impiegare un unico grande modello, che richiede più risorse per essere utilizzato, ne è stato realizzato uno composto da 16 modelli più piccoli, in modo da utilizzare solo quelli necessari per svolgere un determinato compito. I sistemi di OpenAI richiedono una grande quantità di processori ed energia elettrica per funzionare, di conseguenza la società sta lavorando per ridurre i consumi. La prossima versione, GPT-4.5, dovrebbe essere ulteriormente ottimizzata per consumare ancora meno.
Gli alti costi di gestione potrebbero comunque avvantaggiare OpenAI riducendo l’emergere di nuovi concorrenti, considerato che nemmeno tutte le aziende tecnologiche più grandi possono permetterseli. Poca concorrenza si traduce in meno possibilità di cambiare fornitore per i clienti, comunque già disincentivati a farlo visti i rischi legati al trasferimento dei dati aziendali necessari per formare i servizi basati sulle AI.
Grazie a questi fattori e al successo di ChatGPT, per ora OpenAI ha potuto stabilire i propri prezzi per le aziende senza doversi confrontare più di tanto con la concorrenza, ma le cose potrebbero cambiare con l’arrivo di soluzioni alternative offerte da società che hanno già una forte presenza nel settore dei servizi per le aziende, come Google. La società sta sviluppando Gemini, un nuovo modello che potrebbe essere più potente di GPT-4. Microsoft investe in OpenAI, ma è al tempo stesso un concorrente, visto che ha ampio accesso ai suoi sistemi e che li può utilizzare per offrire servizi dedicati sempre in ambito aziendale.
Non è inoltre detto che a OpenAI riesca in ciò che è riuscito a Google nella ricerca online, a Meta nei social network e ad Amazon nell’ecommerce. Queste società si sono via via ingrandite impiegando magari anni prima di iniziare a produrre utili, raccogliendo poi i frutti della loro espansione. È difficile dire se OpenAI riuscirà a fare altrettanto, anche perché essere la società più avanti in un settore nuovo e ancora poco esplorato porta con sé qualche svantaggio. Sempre l’Economist stima che OpenAI abbia speso almeno 500 milioni di dollari in progetti di vario tipo che si sono rivelati inconcludenti. Le notizie nel settore circolano facilmente e questo aiuta la concorrenza a non compiere gli stessi errori e a rivedere i propri piani di ricerca e sviluppo.
La diffusione di GPT-4 non è stata inoltre indolore, con numerose segnalazioni di una riduzione nella qualità delle risposte da parte dell’intelligenza artificiale. OpenAI ha risolto buona parte dei problemi iniziali, ma quella che da molti è stata definita una “regressione” ha reso evidente come non è detto che i modelli utilizzati per le AI migliorino sempre, magari “imparando” dai loro errori. I modelli con GPT sono del resto in circolazione da poco tempo e alcune delle loro caratteristiche rimangono sfuggenti, anche a chi li amministra.
I problemi iniziali di GPT-4 hanno portato nuovi elementi a chi sostiene che le AI generali propriamente dette, e cioè quelle che sanno più o meno fare tutto, siano ancora molto lontane dall’essere realizzate e che ci si dovrebbe concentrare di più su quelle ristrette. I modelli per realizzarle richiedono meno risorse e hanno spesso una resa migliore dal punto di vista dei costi e dei benefici. Se la domanda si orienterà sulle AI ristrette probabilmente il settore conoscerà una maggiore concorrenza, perché realizzarle sarà relativamente economico, se invece prevarrà una richiesta di AI generali, allora avranno maggiori possibilità le grandi aziende tecnologiche.
Uno scenario non esclude necessariamente l’altro. Il settore potrebbe infatti avere alcune AI più grandi e adattate a svolgere più compiti, attorniate da AI più specifiche e con funzionalità limitate. La stessa OpenAI sembra non escludere questa possibilità e proprio negli ultimi giorni ha presentato una nuova versione di DALL•E, il suo sistema di intelligenza artificiale ristretto per creare illustrazioni partendo da un comando testuale o da un’immagine già esistente, che oltre a produrre immagini più realistiche sarà integrata all’interno di ChatGPT.