La Russia ha interrotto la maggior parte delle proprie esportazioni di benzina e diesel
È l'ultima di una serie di misure adottate dal governo russo per fare pressioni sull'Occidente e indurlo a eliminare alcune sanzioni
Giovedì il governo russo ha introdotto un parziale divieto alle proprie esportazioni di benzina e diesel. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che il divieto serve a «stabilizzare i prezzi del carburante» in Russia, ma la sua decisione sembra un ulteriore tentativo di far leva sulle proprie risorse energetiche per fare pressioni sui governi occidentali e spingerli a revocare alcune delle sanzioni imposte a seguito dell’invasione dell’Ucraina.
Il divieto è entrato in vigore giovedì e non ha una data di scadenza. Non riguarderà i paesi dell’Unione economica eurasiatica, organizzazione economica di stati che appartenevano all’Unione Sovietica e che include Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan. Sono inoltre previste alcune eccezioni per le esportazioni regolate da accordi intergovernativi e da aiuti umanitari.
La misura ha già avuto conseguenze. Dopo l’annuncio, in Europa i prezzi del gasolio sono aumentati di quasi il 5 per cento, arrivando a quasi mille euro a tonnellata. Quelli del petrolio, che negli ultimi mesi stavano scendendo, sono risaliti dell’1 per cento circa: è di circa 92 dollari al barile la quotazione del Brent, il tipo di petrolio usato come riferimento per il mercato europeo, mentre resta poco sotto i 90 dollari al barile quella per il West Texas Intermediate (WTI), rifermento invece per il mercato statunitense.
La Russia è il secondo esportatore al mondo di gasolio e uno dei principali produttori di petrolio. Dall’inizio della guerra in Ucraina ha usato in varie occasioni il proprio potere nel mercato energetico come “arma” per fare pressioni sui governi occidentali, contribuendo a far salire i prezzi e a provocare crisi energetiche.
Le sanzioni imposte dai governi occidentali erano state pensate proprio per colpire un settore così importante dell’economia russa. I paesi occidentali avevano dovuto limitare le proprie importazioni in modo graduale, e nel frattempo la Russia aveva aumentato le forniture verso la Cina e l’India.