L’altro “derby d’Italia”
La rivalità più sentita del rugby è quella tra Padova e Rovigo, sfociata di recente in una rissa che ha portato alla squalifica di 62 giocatori, praticamente le due squadre intere
Quando si parla di “derby d’Italia” il riferimento va quasi in automatico alle partite di calcio tra Juventus e Inter. Il termine fu reso popolare alla fine degli anni Sessanta da Gianni Brera, giornalista e influente direttore della Gazzetta dello Sport. All’epoca le due squadre erano in assoluto le più titolate e tifate d’Italia, nonché di proprietà di due grandi famiglie industriali, gli Agnelli e i Moratti. Ancora oggi fra Inter e Juventus c’è la rivalità più sentita tra due squadre italiane di città diverse, e nella storia della Serie A non c’è partita più giocata del derby d’Italia.
Nel corso degli anni il termine si è diffuso anche in altri sport e uno di questi è il rugby. Lì il derby d’Italia è tra Padova e Rovigo, due capoluoghi di province confinanti che hanno avuto un ruolo fondamentale nella diffusione e nello sviluppo del rugby, prima in Veneto e poi in Italia. Non sono le squadre più titolate in assoluto, ma con quattordici Scudetti ciascuna sono appena dietro Milano (con gli Amatori) e Treviso (con la Benetton). Di recente la loro rivalità si è riaccesa ad alti livelli e il derby d’Italia è stata la finale degli ultimi tre campionati. È stato probabilmente anche per questo che in una partita di preparazione alla nuova stagione, giocata una settimana fa a Rovigo, una rissa nei minuti finali ha portato alla squalifica di 62 giocatori (29 del Rovigo, 33 del Petrarca Padova), praticamente tutti i presenti in quel momento, riserve comprese.
Le squalifiche sono state comunicate mercoledì dalla Federazione, che è intervenuta con decisione sia per punire le condotte effettivamente violente, sia presumibilmente per arginare il danno recato all’immagine del campionato e del rugby, visto che la notizia sta avendo risalto nazionale da giorni. La severità dei provvedimenti — senza precedenti per la categoria — dovrebbe inoltre servire come deterrente in vista dei prossimi incontri tra Padova e Rovigo, dato che il campionato deve ancora iniziare e sono ancora le due principali favorite per lo Scudetto.
I giocatori coinvolti attivamente nella rissa, nata da un placcaggio di un giocatore del Petrarca e dalla reazione dell’avversario, sono stati squalificati per due settimane per «atti contrari allo spirito del gioco» (i due da cui è iniziato tutto, Matteo Panunzi e Facundo Diederich, ne hanno prese tre). Tutti gli altri hanno ricevuto una settimana di squalifica anche se non coinvolti attivamente nelle liti, presumibilmente per aver contribuito al crescente nervosismo in campo (durante la partita c’erano già state due espulsioni temporanee) e poi per non essere intervenuti a calmare i compagni.
Va detto che nel rugby le liti in campo, quando non superano certi limiti, sono in un certo senso tollerate sia dagli arbitri che dal pubblico, data la natura di sport rude costituito principalmente dal contatto tra avversari. Se capitano vengono fermate, ci si chiarisce e poi si continua a giocare. In Rovigo-Padova si è andati oltre ed è per questo che le sanzioni sono state esemplari, anche se per alcuni si tratta di provvedimenti esagerati per quello che è realmente accaduto (considerando che poi la partita è ripresa e al termine le due squadre si sono salutate senza problemi).
In seguito alle squalifiche decise dal giudice sportivo, sia Padova che Rovigo hanno dovuto annullare i loro prossimi impegni per mancanza di giocatori. Venerdì il Petrarca avrebbe dovuto continuare la preparazione in vista della nuova stagione con un allenamento congiunto con la Benetton Treviso («Ci scusiamo per il disagio» ha scritto la società), mentre il Rovigo ha annullato un’altra amichevole «a causa dell’indisponibilità della squadra».
In attesa di altri eventuali sviluppi, la partita del 15 settembre si è già aggiunta alla lunga storia di sfide e confronti tra le due squadre, pur essendo un’amichevole. La loro rivalità, oltre ad essere la più longeva del rugby italiano con oltre 170 partite disputate ad alti livelli, è stata alimentata negli anni anche dalle profonde differenze attribuite alle due città: la borghese, signorile e dotta Padova, al centro di un’area densamente industrializzata, contro la proletaria e contadina Rovigo, il capoluogo veneto più meridionale e isolato, che però nel rugby ha saputo ottenere il maggior numero di vittorie (83 a 72).
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