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  • Venerdì 22 settembre 2023

Le polemiche sul direttore del Museo Egizio si sono rianimate quasi dal nulla

Dopo un'innocua intervista dell'assessore al Welfare del Piemonte è tornata l'antica ostilità della destra nei confronti di Christian Greco

La discussione del 2018 tra Giorgia Meloni e Christian Greco (ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
La discussione del 2018 tra Giorgia Meloni e Christian Greco (ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
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Negli ultimi giorni alcuni esponenti dei partiti di destra al governo hanno attaccato il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, invocando la sua sostituzione. Di per sé le opinioni in questione sarebbero state innocue e di poco conto, se non fosse che Greco negli ultimi cinque anni aveva già subìto molti attacchi da parte della destra, compresi quelli della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel periodo in cui era all’opposizione.

Ne è nato così un acceso dibattito politico, con l’opposizione che ha accusato la destra al governo di fare ingerenze nella cultura per ragioni ideologiche e la comunità scientifica egittologica ampiamente schierata a sostegno di Greco. In breve tempo però anche diversi politici di destra sono stati costretti a prendere posizione in difesa di Greco, che dirige il museo dal 2014 con risultati considerati eccellenti sia dal punto di vista della proposta culturale che dal punto di vista economico.

Le discussioni sono nate dopo un’intervista dell’assessore regionale al Welfare del Piemonte, Maurizio Marrone, al Corriere della Sera. Marrone è di Fratelli d’Italia, il partito di Meloni, e fa parte della giunta di centrodestra guidata da Alberto Cirio di Forza Italia. L’intervista riguardava soprattutto il fatto che Marrone sta organizzando in Piemonte due nuovi festival culturali nonostante non sia assessore alla Cultura. L’ultima domanda gli chiedeva esplicitamente se, potendo decidere, avrebbe confermato Greco alla direzione del Museo Egizio. Marrone aveva risposto: «No. Ha doti manageriali non comuni, ma ritengo esistano figure potenzialmente più qualificate, che sono state penalizzate non dico per la direzione, ma addirittura per un posto nel Cda [consiglio di amministrazione, ndr] del Museo».

L’ultima allusione di Marrone si riferiva probabilmente a un’altra polemica che coinvolse Greco e la destra nel 2021: la giunta di Cirio aveva provato a imporre la nomina nel Cda dell’egittologo Francesco Tiradritti, Greco aveva rifiutato minacciando di dimettersi e alla fine Tiradritti era rimasto fuori.

Ma la polemica più discussa e che ha prodotto più strascichi tra Greco e la destra si era avuta qualche anno prima, ed era stata soprattutto Giorgia Meloni a sostenerla. Per alcuni mesi tra il 2017 e il 2018 Greco aveva avviato un’iniziativa al Museo Egizio chiamata “Fortunato chi parla arabo”: consisteva in uno sconto del biglietto per le persone di lingua araba che visitavano il museo. La destra, in un periodo molto concitato per la campagna elettorale delle elezioni politiche del 2018, accusò Greco di fare “razzismo al contrario” e di penalizzare gli italiani.

Diversi membri di Fratelli d’Italia guidati da Meloni organizzarono addirittura una protesta fuori dal museo, con uno striscione che recitava “no islamizzazione”. Greco decise così di scendere in strada e avere un confronto con Meloni per spiegarle l’iniziativa: il video del loro incontro circolò molto, e Greco fu apprezzato per il modo pacato con cui rispose alle accuse di Meloni, spiegandole le iniziative del museo per avvicinare il pubblico alle sue collezioni, rivolte alle persone di lingua araba ma non solo.

Meloni rispose dicendo che l’iniziativa discriminava le persone su base religiosa, e in particolare i cristiani. Greco dovette farle notare che parlare arabo e provenire da un paese in cui si parla quella lingua non significa essere necessariamente musulmani. Meloni lo accusò allora di usare fondi pubblici per le sue iniziative, e Greco rispose che il bilancio del museo non gravava sullo Stato ed era anzi fortemente in attivo. Alla fine Fratelli d’Italia fece uscire un comunicato in cui minacciava di sostituire Greco e altri direttori di musei se fosse arrivato al governo (in realtà le nomine dei direttori dei musei non rientrano nel cosiddetto “spoils system”, e comunque il Museo Egizio non è statale).

Dopo l’intervista di qualche giorno fa di Marrone un altro membro della destra, il vicesegretario della Lega Andrea Crippa, in un’intervista ad Affari Italiani ha accusato Greco di essere «ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana», arrivando poi a dire: «Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui». Anche per Crippa non è la prima volta. Dopo l’iniziativa del museo del 2018 aveva fatto circolare un video, dimostratosi poi falso, in cui inscenava una telefonata con il museo e si lamentava per il fatto che gli italiani pagassero. Per quel video, che conteneva molte informazioni false ma circolò moltissimo, Crippa fu processato e condannato in primo grado a un risarcimento. La condanna venne poi annullata in appello.

Dopo le parole di Crippa i membri leghisti della giunta piemontese sono stati costretti a prendere posizione, schierandosi però con Greco. In una nota firmata dal vicepresidente regionale Fabio Carosso, dall’assessore alle Partecipate Fabrizio Ricca e soprattutto dall’assessora alla Cultura Vittoria Poggio (l’unica realmente competente sulla questione) hanno scritto: «Le polemiche di questi giorni non scalfiscono la fiducia e la stima della Regione nei confronti dell’uomo e del professionista che ha dimostrato in questi anni di lavorare bene nell’interesse del museo». Il presidente della Regione Cirio ha invece definito le dichiarazioni di Marrone «un’opinione personale».

I principali membri del governo non hanno preso posizione, né Meloni né il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, ha invece ribadito che l’iniziativa del 2018 per le persone di lingua araba «non aveva alcun significato ideologico, voleva solo incrementare i visitatori», aggiungendo poi che i meriti di Greco «non si possono ignorare».