Una giornalista australiana ha chiamato suo figlio “Methamphetamine Rules” per un esperimento
Per verificare se ci siano nomi illegali da dare ai bambini, Kirsten Drysdale ha finito per chiamare il suo “viva le metanfetamine”
La giornalista australiana Kirsten Drysdale, conduttrice di un programma televisivo che risponde a domande strane del pubblico, ha provato a chiamare il suo terzo figlio “Methamphetamine Rules”, un’espressione intraducibile che suona come “viva le metanfetamine”, dopo che un ascoltatore aveva chiesto: “Ci sono nomi con cui non si possono chiamare legalmente i figli?”. Drysdale era piuttosto convinta che il nome sarebbe stato rifiutato, ma invece è stato accettato per un’evidente falla nel sistema di controlli dell’anagrafe, col risultato che ora suo figlio si chiama legalmente così.
Drysdale è fra i conduttori del programma What the FAQ, che viene trasmesso dall’emittente pubblica Australian Broadcasting Corporation (ABC). Nel segmento in cui ha raccontato il suo esperimento, Drysdale ha spiegato che secondo la legge australiana ai bambini non possono essere dati nomi “osceni o offensivi”, “non pratici” (perché lunghi oltre i 50 caratteri o contenenti dei simboli), che si rifanno a gradi ufficiali o titoli nobiliari (tipo “Contessa” o “Presidente”) o che “sono contrari all’interesse pubblico per altre ragioni”. Se un nome rientra o meno in queste categorie è una decisione che prendono i funzionari dell’ufficio dell’anagrafe in cui viene registrato il nome.
In Italia la legge è simile a quella australiana, anche se l’ufficiale dell’anagrafe non può rifiutarsi di registrare il nome, solo informare i genitori del divieto e, nel caso questi mantengano la loro decisione, avvertire il procuratore della Repubblica, che ha il potere di chiedere la rettifica.
Drysdale voleva vedere se “Methamphetamine Rules” sarebbe stato considerato contrario all’interesse pubblico. Le metanfetamine sono un tipo di sostanza stupefacente sintetica stimolante diffusa fin dal primo Novecento che causa gravi dipendenze, di cui soffrono moltissime persone specialmente negli Stati Uniti e in Australia.
Quando Drysdale e suo marito hanno registrato la nascita del figlio all’anagrafe del Nuovo Galles del Sud, lo stato nel sud-est dell’Australia dove si trova Sydney, hanno pensato di presentare «il nome più oltraggioso che ci venisse in mente, presumendo che sarebbe stato rifiutato, ma non è andata così: purtroppo Methamphetamine Rules è sfuggito». In teoria, gli impiegati dell’anagrafe controllano ogni nome prima di approvarlo, ma dopo che Drysdale gli ha scritto chiedendo spiegazioni hanno risposto che in effetti «in questo caso gli era purtroppo sfuggito».
Un portavoce dell’anagrafe ha detto che dopo questo «evento molto insolito» i controlli sono aumentati e che la famiglia sarà aiutata a cambiare velocemente il nome del bambino. L’anagrafe però ha precisato che il nome non verrà eliminato, ma che rimarrà per sempre nel registro dell’anagrafe dello stato come legato al bambino, anche se il suo nome verrà formalmente cambiato.
Drysdale ha detto che voleva anche vedere se l’anagrafe avrebbe applicato una parte della legge che dice che se il nome dato dai genitori viene rifiutato e non viene data un’alternativa, l’autorità competente può sceglierne uno al posto loro. Dato che “Methamphetamine Rules” è stato accettato, però, non hanno potuto verificarlo. Il portavoce ha detto che l’ufficio non decide mai un nome al posto dei genitori, ma semplicemente li ricontatta, e che ogni anno rifiuta meno di 5 nomi su circa 98mila nuovi nati.