Lo scandalo sui visti per i migranti che sta mettendo in crisi il governo polacco
E il partito di destra che lo guida, Diritto e Giustizia, che ora rischia di perdere consensi e credibilità in vista delle prossime elezioni
In Polonia è in corso un grosso scandalo che riguarda la presunta vendita di visti a centinaia, forse migliaia di migranti, attraverso un sistema di corruzione che avrebbe coinvolto funzionari di diversi consolati polacchi all’estero. Lo scandalo sta mettendo sotto forte pressione il governo guidato dal partito populista di destra Diritto e Giustizia, che ha sempre basato parte dei propri consensi su un approccio duro nei confronti dell’immigrazione. Potrebbe anche indebolirlo in vista delle prossime elezioni, che saranno tra meno di un mese, il 15 ottobre.
La vicenda è diventata pubblica una decina di giorni fa, con le accuse rivolte al governo dal principale leader di opposizione Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo e ora capo del partito di centrodestra liberale ed europeista Piattaforma Civica. Tusk ha parlato del «più grande scandalo in Polonia del 21esimo secolo» e ha accusato il governo di essere a conoscenza del caso di corruzione e di non aver fatto nulla per interromperlo.
Secondo le accuse, alcuni consolati polacchi all’estero avrebbero concesso visti a migranti provenienti da diversi paesi in cambio di tangenti dell’equivalente di migliaia di euro. Il punto è che la Polonia si trova nell’area Schengen, di cui fanno parte quasi tutti i paesi dell’Unione Europea (sono esclusi Irlanda, Romania, Bulgaria e Cipro) e all’interno della quale le persone possono circolare liberamente, senza necessità di visti. I migranti che ottengono un documento per entrare in Polonia possono poi spostarsi regolarmente e liberalmente nel resto dell’area Schengen.
Ci sono ancora diverse cose non chiare nella vicenda. Anzitutto il numero di visti: per ora l’indagine riguarda 268 casi, ma secondo alcuni giornali ed esponenti dell’opposizione polacca i visti concessi in cambio di tangenti potrebbero essere oltre 250mila, emessi nell’arco degli ultimi due anni e mezzo. Non ci sono informazioni precise sulle cifre pagate: alcuni quotidiani polacchi parlano di 5mila euro a visto, altri citano numeri più alti.
Non è chiaro inoltre se e in che misura il governo fosse a conoscenza del caso. Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha detto che sono state prese misure immediate contro le persone coinvolte non appena se n’è saputo qualcosa, e ha accusato l’opposizione di sfruttare lo scandalo per cercare di screditare il suo operato. Nel frattempo sono stati licenziati il ministro degli Esteri, Piotr Wawrzyk, e il direttore dell’Ufficio che per il ministero si occupa di gestione degli affari legali, Jakub Osajda. Il governo ha detto anche che terminerà tutti i contratti stipulati dal 2011 in poi con le società esterne che si occupano della gestione delle domande per i visti, e che approfondirà la questione con una revisione dell’operato di tutti i consolati polacchi all’estero.
L’indagine sui fatti in questione era stata avviata a luglio del 2022, secondo quanto detto dai procuratori che si stanno occupando del caso e dall’agenzia anti-corruzione del governo polacco. Per ora sono state incriminate sette persone, su cui non ci sono molte informazioni: la procura ha detto che nessuna di loro è un funzionario statale.