I commissari straordinari stanno bene su tutto
Dall'immigrazione alla pandemia, passando per le alluvioni e Caivano: i governi continuano a nominarli, ma funzionano?
Il 18 settembre il governo di Giorgia Meloni ha nominato il dirigente medico della Polizia di Stato Fabio Ciciliano come commissario straordinario di governo per fronteggiare le situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile nel comune di Caivano, vicino a Napoli. È l’ultimo dei tanti nominati negli ultimi anni, non solo dal governo in carica e per problemi anche molto diversi tra loro: dalla pandemia alla siccità, passando per l’alluvione in Emilia-Romagna, l’immigrazione e il Giubileo di Roma del 2025, tra gli altri. La nomina di un commissario straordinario dovrebbe permettere di accelerare le procedure e risolvere in tempi rapidi uno specifico problema, ma almeno in certi casi meno puntuali e circoscritti il ricorso sistematico a questa figura non sembra essere una soluzione efficace.
La carica fu istituita con una legge del 1988, modificata più volte ma ancora in vigore. Il commissario è nominato con un decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, per «realizzare specifici obiettivi» fissati dal governo o dal parlamento. I commissari possono essere nominati anche sulla base di norme di settore, come spesso accade nel caso di problemi locali o regionali, scelti tra i dirigenti della pubblica amministrazione, i politici o funzionari. Può anche essere il titolare di un ufficio che già si occupa di quella specifica questione, come successo di recente con il capo del dipartimento del ministero dell’Interno per le Libertà civili e l’immigrazione, Valerio Valenti, nominato anche commissario per la gestione dell’accoglienza dei migranti.
Per accelerare le procedure, capita che i commissari straordinari agiscano in deroga rispetto alle normative tradizionali, per esempio assegnando la realizzazione di lavori pubblici senza una gara d’appalto. In alcuni casi l’incarico non è retribuito, mentre in altri è previsto un compenso che varia di volta in volta.
Il sito della presidenza del Consiglio elenca 47 commissari straordinari attualmente in carica. Sette sono stati nominati in virtù della legge del 1988. Tra questi ci sono la commissaria straordinaria per la gestione del fenomeno delle persone scomparse, Maria Luisa Pellizzari, e quello per il terremoto del 2016 nell’Italia centrale, Guido Castelli. Gli altri 40 commissari sono stati nominati in base a norme di settore e si occupano di questioni molto diverse tra loro, dalla riqualificazione di Taranto alle Zone economiche speciali (ZES) di varie regioni nel Sud Italia, passando per il terremoto di Ischia del 2017, i lavori sulle autostrade A24 e A25 e il Mose di Venezia.
In alcuni casi il ruolo di commissario straordinario è assegnato a persone che ricoprono già altri incarichi politici, come il governatore della Sicilia Renato Schifani, nominato anche commissario per l’autostrada Palermo-Catania. Oppure il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, commissario per il Giubileo. In passato l’attuale assessore per il Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, è stato commissario per moltissime cose: il terremoto dell’Aquila del 2009, il problema dei rifiuti in Campania, la prevenzione dei rischi da SARS e i mondiali di ciclismo di Varese del 2008, tra le altre. In anni recenti i commissari straordinari più noti a livello nazionale sono stati quelli per l’emergenza Covid, incarico che hanno avuto tra il 2020 e il 2022 prima Domenico Arcuri e poi Francesco Paolo Figliuolo.
Negli ultimi mesi il governo di Giorgia Meloni ha nominato vari commissari straordinari. Ad aprile Valenti per l’emergenza migranti, a maggio Nicola Dell’Acqua contro la siccità, a giugno Figliuolo per le alluvioni in Romagna, Marche e Toscana, e infine Ciciliano per la riqualificazione del comune di Caivano. Gli annunci delle nomine sono stati presentati come una risposta a situazioni percepite come problematiche e soprattutto molto urgenti, su cui era necessario intervenire subito.
Secondo Massimo Isola, sindaco di Faenza (Ravenna), la figura del commissario straordinario è utile e necessaria quando ci sono problemi che richiedono soluzioni puntuali e immediate, come nel caso dell’alluvione in Romagna. Il sostegno del commissario Figliuolo ha permesso di «concludere in tempi velocissimi» opere che senza la presenza di una struttura apposita avrebbero potuto durare anni, dice Isola. Inoltre Figliuolo sta «mettendo insieme mondi diversi» con un maggiore coordinamento tra tutte le parti in causa, e agisce come un intermediario tra i rappresentanti locali e il governo centrale.
È anche vero che il commissario straordinario può arrivare solo fino a un certo punto. Molti comuni romagnoli, per esempio, stanno ancora aspettando l’arrivo dei fondi stanziati dal governo dopo l’alluvione dello scorso maggio. Figliuolo ha fatto sopralluoghi nei territorio, e sono stati organizzati incontri con i rappresentanti dei territorio e “cabine di regia”, ma di fatto i soldi annunciati e stanziati non sono ancora stati distribuiti.
In altri casi, poi, la nomina di un commissario non ha accelerato a sufficienza le procedure, anzi. In ambiti più complessi e meno puntuali, come la siccità e l’immigrazione, al momento i commissari sembrano più che altro una soluzione rapida e a costi ridotti per mostrare che il governo stia facendo qualcosa. Il 14 settembre il commissario per la siccità Dell’Acqua ha detto al Fatto Quotidiano che la “cabina di regia” per affrontare il problema (una sorta di riunione con i ministri e le autorità competenti) si è riunita finora solo due volte, il 5 maggio e l’8 agosto. In questa seconda occasione Dell’Acqua ha presentato «i primi dati sulla situazione» e sui problemi da risolvere, e chiesto al governo alcuni fondi per realizzare gli interventi (l’importo esatto verrà probabilmente formalizzato alla prossima riunione del 21 settembre).
Anche per quanto riguarda l’immigrazione, il ruolo del commissario straordinario Valenti non sta avendo un particolare impatto sulla gestione degli sbarchi, il cui aumento negli ultimi giorni sta mettendo in difficoltà il governo: al punto che il Consiglio dei ministri di lunedì è intervenuto con nuovi provvedimenti. A inizio settembre il quotidiano Domani ha pubblicato un articolo proprio su Valenti, in cui si diceva che nonostante le promesse fatte a maggio di costruire nuovi punti di primissima accoglienza (hotspot), oggi mancano ancora le strutture per gestire gli arrivi.
«Gli hotspot, oltre a portare problematiche di legittimità giuridica, non si aprono da un giorno all’altro», ha detto Gianfranco Schiavone, dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (ASGI), a Domani. «Se ora devi trovare decine di migliaia di posti, non puoi aprire migliaia di hotspot ma collaborare con gli enti del terzo settore per aprire strutture di accoglienza sostenibili».