Che posto è il Nagorno Karabakh
È una regione separatista che si trova in Azerbaijan ma è controllata dall'Armenia, e da decenni è rivendicata da entrambi i paesi: ora l'esercito azero l'ha attaccata
Da martedì l’Azerbaijan ha iniziato una nuova operazione militare nel Nagorno Karabakh, un territorio separatista collocato in Azerbaijan ma controllato dall’Armenia. La zona è da decenni al centro di rivendicazioni etniche e territoriali da parte dei due paesi, che in passato hanno causato anche due guerre in cui sono state uccise migliaia di persone. Il timore ora è che i nuovi scontri possano alimentare le tensioni e favorire una nuova guerra in una zona dove da mesi mancano tutti i beni e i servizi essenziali.
La regione del Nagorno Karabakh si estende per circa 11mila chilometri quadrati all'interno dell'Arzebaijan, nella regione del Caucaso. È un territorio montuoso, con fitte foreste di querce e faggi a cui si alternano alcune zone di steppa e aree coltivate con vigneti, frutteti e campi di cereali. Ha una popolazione di circa 120mila persone in maggioranza armene e cristiane, mentre la religione più comune in Azerbaijan è l'islam sciita (uno dei due principali orientamenti dell'islam).
Nel 1988 il Nagorno Karabakh si proclamò indipendente dall'Azerbaijan, con il sostegno dell'Armenia: la decisione causò una lunga serie di scontri che sfociarono nella prima guerra, tra il 1992 e il 1994, vinta dall'Armenia. La seconda guerra iniziò nel 2020, e prevalse invece l'Azerbaijan: l’Armenia fu costretta a cedere buona parte del territorio del Nagorno Karabakh, ma alcune zone della regione rimasero comunque sotto il controllo armeno.
Oggi la regione è riconosciuta dalla comunità internazionale come parte dell'Azerbaijan, ma da un punto di vista etnico, religioso e culturale è molto più vicina all'Armenia, che di fatto la controlla.
Un'ulteriore complicazione è data dalla geografia della zona. Il Nagorno Karabakh non confina direttamente con l'Armenia: i due territori sono collegati solo da un piccolo passaggio di terra, il cosiddetto «corridoio di Lachin», attraverso il quale passa una strada che fu costruita negli anni Novanta. Il corridoio è quindi essenziale per il rifornimento di beni di prima necessità al territorio separatista, che riceve dall'Armenia il 90 per cento dei propri viveri. Negli ultimi mesi però il passaggio è stato chiuso diverse volte dall'Azerbaijan, e dallo scorso luglio fino a metà settembre è stato impedito anche il passaggio di convogli umanitari e di ambulanze.
Con il passare del tempo la situazione è diventata insostenibile: oggi il cibo è introvabile e i supermercati sono vuoti, tanto che la popolazione è parzialmente tornata al baratto per rimediare generi alimentari basilari come farina, uova e zucchero. Mancano medicine e prodotti sanitari e molti mezzi di trasporto hanno smesso di funzionare perché non c'è più benzina. CNN ha raccontato di una donna incinta che non è riuscita a raggiungere l'ospedale in tempo per partorire perché l'ambulanza su cui viaggiava si è dovuta fermare più volte nel tragitto per raccogliere altri sei pazienti: il bambino non è sopravvissuto, a causa soprattutto dello stress e della malnutrizione a cui è stata sottoposta la madre.
L'Azerbaijan nega di aver isolato la regione del Nagorno Karabakh, definendo le accuse come «completamente infondate», e sostiene che alcune restrizioni siano state imposte per evitare il passaggio illegale di armi o altri beni di contrabbando. Tra l'altro, l'accordo che mise fine alla guerra nel 2020 prevedeva che la Russia agisse come garante per assicurare che il passaggio tra Armenia e Nagorno Karabakh rimanesse aperto. Finora però il paese non è intervenuto per cercare una soluzione, non è chiaro se per mancanza di volontà politica o di mezzi materiali.
Alcuni cittadini del Nagorno Karabakh, intervistati dal Guardian, sono convinti che il piano dell'Azerbaijan sia quello di tagliare completamente i rifornimenti alimentari e costringere così la popolazione ad abbandonare la regione. Il governo azero si è anche offerto di inviare alcuni beni di prima necessità in Nagorno Karabakh, ma la mossa è stata vista dalla popolazione come un'operazione di facciata pensata per convincere ulteriormente le persone di etnia armena ad abbandonare le loro rivendicazioni.
Negli anni ci sono stati vari tentativi di mediazione diplomatica tra i governi dell'Armenia e dell'Azerbaijan. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha detto varie volte che sarebbe pronto a riconoscere la sovranità dell'Azerbaijan sul Nagorno Karabakh, a patto che il governo azero garantisca la sicurezza e il rispetto dei diritti della popolazione della zona, ma la situazione non si è comunque risolta.
Martedì l'Azerbaijan ha iniziato un'altra operazione militare nella zona e secondo alcuni resoconti dei media l'esercito avrebbe già bombardato Stepanakert, la capitale del Nagorno Karabakh sotto il controllo dell'Armenia.
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