Che cos’è il “bird strike”
L'impatto tra aerei in volo e uccelli avviene sempre più di frequente: in genere non fa troppi danni, ma si pensa possa aver causato l'incidente a Torino
Nel pomeriggio di sabato 16 settembre un aereo delle frecce tricolori, i mezzi acrobatici dell’Aeronautica militare italiana, è caduto poco dopo essere decollato dall’aeroporto Caselle di Torino. Il pilota è riuscito a salvarsi lanciandosi con un paracadute, ma nell’incidente è morta una bambina di cinque anni che viaggiava con la famiglia a bordo di un’auto. La procura di Ivrea ha aperto un’indagine per accertare cause e responsabilità dello schianto, che non sono ancora confermate. Dalle prime ricostruzioni sembra che le cause più probabili siano un guasto al motore dell’aereo oppure un cosiddetto bird strike, cioè l’impatto imprevisto di un aereo con uno stormo di uccelli che in alcuni casi può causare gravi danni al motore.
I bird strike costituiscono la maggior parte dei casi di wildlife strike, un termine più ampio che indica l’impatto di un aereo con qualsiasi specie di fauna selvatica, non solo uccelli. Il primo incidente documentato tra un uccello e un aereo avvenne nel 1905: secondo i dati disponibili, dall’inizio delle rilevazioni a oggi 724 persone sono morte nel mondo a causa di wildlife strike, e 587 aerei sono andati distrutti tra aviazione civile e militare. La maggior parte degli impatti accade nei pressi degli aeroporti o nelle immediate vicinanze, quando l’aereo si trova ancora a una quota di volo relativamente bassa: per questo negli aeroporti sono in vigore piani specifici per controllare e limitare la presenza di fauna.
Ogni anno l’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) pubblica un rapporto ben documentato proprio sui wildlife strike in Italia. Secondo questi dati, nel 2022 sono stati rilevati 2.168 impatti tra aerei e animali selvatici, che corrispondono in media a 14,6 impatti ogni 10mila movimenti aerei (ossia tutte le operazioni di decollo e atterraggio di un aereo). È un aumento notevole rispetto ai 348 casi riportati nel 2002, che corrispondevano a 3,3 ogni 10mila movimenti. Complessivamente lo scorso anno 2.055 incidenti (il 95 per cento del totale) hanno coinvolto uccelli, 112 mammiferi e uno un rettile: gli animali maggiormente coinvolti sono stati gheppio, gabbiani, rondine, piccione e lepre. Sugli oltre 2mila impatti totali circa 40 hanno causato danni all’aereo.
Nell’aeroporto di Torino Caselle, in particolare, a fronte di 42.641 movimenti aerei nel 2022 ci sono stati 17 impatti con volatili, soprattutto allodole e cornacchie. Come tutti gli altri aeroporti, anche quello di Caselle ha adottato misure specifiche per allontanare gli animali: tra le altre, curare le zone erbose, cementificare le sponde dei canali e pulirle periodicamente. L’aeroporto ha anche a disposizione alcuni veicoli e strumenti specifici per allontanare gli animali.
Non si tratta comunque di un problema solo italiano: i wildlife strike sono in costante aumento in tutto il mondo, a causa dell’incremento progressivo sia del traffico aereo che del numero di animali selvatici in circolazione. Negli Stati Uniti per esempio gli impatti tra fauna selvatica e aviazione civile sono passati da 1.850 nel 1990 a 15.556 nel 2021.
Ci sono anche alcuni casi noti di impatto tra aereo e stormi di volatili. Nel 2009 un volo decollato dall’aeroporto LaGuardia, a New York, e diretto in North Carolina si scontrò con uno stormo di oche canadesi subito dopo il decollo: l’impatto danneggiò i motori e costrinse il pilota a effettuare un atterraggio di emergenza sul fiume Hudson.
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