Macron ha cambiato idea sull’Ucraina
Il presidente francese ci ha messo dei mesi a capire che Putin non era interessato a negoziare con lui, e questo gli è costato caro a livello politico
Lo scorso 8 febbraio, prima di andare in visita ufficiale a Parigi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky era stato intervistato dal quotidiano Le Figaro e parlando del presidente francese Emmanuel Macron aveva detto: «Penso che sia cambiato. E che questa volta sia cambiato davvero». Secondo Zelensky, dopo l’invasione russa dell’Ucraina Macron aveva adottato posizioni troppo morbide verso la Russia e aveva cercato in più occasioni un dialogo con il presidente Vladimir Putin, invece che condannarlo. Questo giudizio era condiviso anche da diversi commentatori occidentali, oltre che da capi di stato e di governo di alcuni paesi europei, che avevano sottolineato come le politiche di Macron sulla guerra avrebbero potuto rafforzare la posizione russa.
Negli ultimi mesi, tuttavia, Macron ha cambiato la sua posizione, tanto che Politico ha parlato di una «inversione a U» sulla questione Ucraina: il presidente francese ora sta provando a presentarsi come uno dei più solidi sostenitori della causa ucraina, ed è perfettamente allineato con le posizioni degli alleati occidentali e della NATO. Ci sono comunque ancora molti ostacoli e problemi, che potrebbero rendere più faticoso il tentativo di Macron di riposizionarsi in politica estera.
All’inizio della guerra, in Francia la posizione di Macron verso l’invasione russa dell’Ucraina era stata riassunta con la formula «en même temps», «allo stesso tempo», con riferimento all’intenzione del presidente di rendere la Francia un paese che potesse mediare tra le due parti in guerra. L’idea di Macron era di sostenere l’Ucraina, ma «allo stesso tempo» mantenere aperto un dialogo con la Russia.
Il 9 maggio del 2022, in occasione del suo discorso davanti al Parlamento europeo, Macron disse che non bisognava «umiliare» la Russia, ribadendo il concetto qualche settimana dopo durante un’intervista ai giornali francesi. «La parola “umiliazione” è difficilmente accettabile davanti alle immagini che ci arrivano quotidianamente dall’Ucraina», aveva commentato al tempo il giornalista francese Pierre Haski su France Inter, perché il presidente francese, con quelle dichiarazioni, sembrava mostrarsi più preoccupato di mantenere una buona posizione negoziale con Putin che di fermare i bombardamenti sulle città ucraine. Secondo Haski, l’insistenza di Macron sulla necessità di non umiliare Putin piuttosto che sul fermare l’aggressione russa avrebbe reso «ancora più sospetta agli occhi degli ucraini e degli europei dell’est la mano tesa di Macron a Vladimir Putin per una soluzione negoziata».
Nei mesi successivi Macron fece altre dichiarazioni simili. Per esempio, parlando dell’eventuale fine della guerra, disse che sarebbe stato necessario trovare una soluzione di pace che avrebbe protetto l’Ucraina e i paesi alleati, ma che fosse in grado «allo stesso tempo di dare garanzie alla Russia per la propria sicurezza».
Tutte queste dichiarazioni di Macron furono molto criticate, soprattutto perché le sue posizioni più diplomatiche e concilianti nei confronti di Putin non avevano portato a nessun risultato e a nessun sollievo per le vittime dell’aggressione russa. Prima dell’inizio della guerra, quando sembrava già che un’invasione fosse imminente, Macron fu il leader che più di ogni altro cercò di parlare con Putin in lunghissimi e ripetuti colloqui, in cui offrì alla Russia ampie garanzie di sicurezza e la cooperazione della Francia e dell’Occidente. Non servì a niente: Putin invase lo stesso.
La ricerca di un dialogo senza risultati con Putin e l’idea, portata avanti ben oltre l’inizio della guerra, che fosse possibile convincere il dittatore russo a fermare l’invasione sono costate a Macron accuse molto pesanti, come quella di replicare l’atteggiamento francese alla conferenza di Monaco del 1938 quando i capi di stato e di governo di Francia, Regno Unito e Italia acconsentirono alle pretese della Germania nazista di annettersi gran parte della Cecoslovacchia. Quella politica, detta di appeasement, era basata sulla speranza che se le potenze occidentali avessero accontentato le pretese territoriali di Hitler sui paesi vicini, allora sarebbe stato possibile evitare nuove invasioni su larga scala.
In realtà queste concessioni non servirono a fermare la guerra, ma la rimandarono soltanto di un anno e divennero soprattutto un simbolo dell’arrendevolezza delle democrazie.
Di per sé, ovviamente, non c’è niente di male a cercare una soluzione negoziale a un conflitto armato. Ma l’insistenza con cui Macron ha continuato a cercare di mantenere aperto un canale di dialogo con Putin e a dimostrarsi comprensivo con il regime russo, anche quando era chiaro oltre ogni dubbio che Putin non avrebbe negoziato, è stata vista come controproducente. Da un lato ha fornito alla propaganda di Putin un alibi per continuare a sostenere che anche alcuni importanti leader occidentali concordavano con lui, e dall’altro lato ha indebolito la causa della resistenza ucraina e l’unità europea sulla questione.
Questa debolezza è stata anche molto concreta: per mesi la Francia è stata piuttosto esitante a inviare armi all’Ucraina. «Macron era fissato con l’idea di svolgere un ruolo di mediazione tra Putin e Zelensky. E questo l’ha portato a essere estremamente prudente sulla consegna di armi, ad esempio», ha detto a Politico François Heisbourg, dell’International Institute for Strategic Studies, importante istituto di ricerca britannico nel campo degli affari internazionali.
Tra la fine di dicembre e l’inizio di quest’anno il posizionamento di Macron è però cambiato, forse perché, dice sempre Heinsbourg, Macron «ha finalmente capito che Putin lo stava prendendo in giro e che non era interessato a negoziare».
A gennaio del 2023 il presidente francese ha tenuto un discorso privo di ambiguità in cui ha detto che avrebbe sostenuto l’Ucraina «fino alla vittoria». A maggio la Francia ha dato al Regno Unito il permesso di fornire missili franco-britannici a lungo raggio all’Ucraina, gli Storm Shadow, e a luglio ha consegnato direttamente al paese i missili francesi a lungo raggio Scalp.
Nonostante questi cambiamenti, «le precedenti serenate diplomatiche di Macron nei confronti di Putin hanno lasciato il segno», dice Politico, che ha intervistato alcuni diplomatici francesi che hanno preferito rimanere anonimi: «Non siamo ingenui, abbiamo fatto un grande passo… ma non ci illudiamo che ora si pensi che la Francia sia cambiata da un giorno all’altro». Secondo alcuni la posizione di Macron durante i primi mesi della guerra «ha messo in ombra ciò che abbiamo fatto, il sostegno militare, l’unità europea», ma soprattutto è stato un errore che ha indebolito Macron sulla scena diplomatica europea e internazionale.
Questo riorientamento della politica estera di Macron riguarda anche la questione dell’allargamento dell’Unione Europea, tema molto caro soprattutto ai paesi dell’Europa dell’est e su cui la Francia in passato si era sempre dimostrata molto prudente. In un recente discorso, Macron ha chiesto modifiche istituzionali all’Unione Europea, in particolare per quanto riguarda l’accoglienza nell’Unione dei paesi dei Balcani occidentali: «Il cuore dell’Europa deve essere più integrato se vogliamo affrontare le sfide di oggi» ha detto, spiegando poi che «dobbiamo avere il coraggio di accettare una maggiore integrazione in alcune politiche, e forse a diverse velocità in questa Europa».
Dopo le prime iniziative diplomatiche della Francia con Putin, molto criticate soprattutto dai paesi del fianco est dell’Unione Europea, secondo diversi osservatori la Francia è ora strategicamente alla ricerca di nuovi alleati. Il suo obiettivo è porsi alla guida dei paesi favorevoli all’allargamento e riguadagnare credibilità e centralità. Ci sono però alcuni dubbi sul fatto che la Francia possa riuscirci: secondo Heisbourg, questo slancio di Macron potrebbe ancora essere compromesso dalla sua «tentazione alla mediazione».
Nonostante il cambio di posizione sul conflitto Russia-Ucraina, Macron resta infatti convinto che le negoziazioni debbano avere un ruolo centrale, soprattutto in vista della costruzione di un nuovo ordine per la pace e la sicurezza nel continente europeo. Per Macron questa costruzione, dice Le Monde, non può avvenire senza la Russia – anche la Russia governata da Putin – mentre buona parte dei paesi dell’Europa orientale «ritiene che, al contrario, sia necessario garantire la sicurezza del continente contro Mosca, per arginare meglio la sua tendenza imperialista: l’equivoco non è destinato a svanire». La tentazione alla mediazione di Macron, conclude Heinsbourg, rende insomma scettici i partner della Francia, «nonostante il cambiamento reale e profondo» che il paese ha dimostrato.