Sembra che papa Pio XII fosse a conoscenza dello sterminio degli ebrei
La prova sarebbe una lettera scoperta dall'archivista vaticano Giovanni Coco, e pubblicata in parte dal Corriere della Sera
Giovanni Coco, importante archivista e ricercatore all’Archivio Apostolico Vaticano, ha raccontato all’inserto la Lettura del Corriere della Sera di avere scoperto nel corso dei suoi studi una lettera del 1942 in cui un gesuita tedesco antinazista, Lothar König, parla esplicitamente a papa Pio XII dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti, descrivendo quello che succedeva nei campi di concentramento e sterminio in Germania e Polonia durante la Seconda guerra mondiale. La lettera, che era conservata nell’Archivio Apostolico Vaticano ma non era mai stata studiata, è verosimilmente la più importante prova scoperta fino a oggi del fatto che papa Pio XII fosse a conoscenza dello sterminio degli ebrei in corso nei campi nazisti.
Da decenni la figura di Pio XII è una delle più controverse della storia recente della Chiesa: dopo la sua morte fu molto criticato per non aver preso posizioni dure contro la shoah, il fascismo e il nazismo durante il suo pontificato, sia da parte della comunità ebraica che all’interno della Chiesa cattolica. Negli anni altri lo hanno difeso, sostenendo che avesse pochi margini di azione e che si fosse adoperato in segreto per aiutare la comunità ebraica a Roma durante l’occupazione nazista. Con la scoperta della lettera in ogni caso sembra difficile sostenere che non avesse un’adeguata conoscenza degli eventi, e la tesi secondo cui le mancate prese di posizione pubbliche fossero una scelta consapevole guadagna sempre più peso. La lettera potrebbe avere ripercussioni anche sul suo contestato processo di beatificazione, iniziato nel 1967 e oggi sostanzialmente fermo.
Coco ha parlato della sua scoperta in una lunga intervista al giornalista Massimo Franco uscita domenica mattina sulla Lettura, l’inserto domenicale di cultura e libri del Corriere della Sera. Accanto all’intervista La Lettura ha pubblicato anche un’immagine della lettera, ingiallita, scritta in tedesco e datata 14 dicembre 1942, in cui si riconoscono gli elementi fondamentali della scoperta. Alla lettera era allegato anche un testo contenente una statistica sui sacerdoti detenuti nei campi di concentramento nazisti.
Durante la Seconda guerra mondiale l’autore della lettera, il gesuita König, agiva come una spia, facendo attività di intelligence per far arrivare a Roma e al papa informazioni riservate sui crimini nazisti per conto del vescovo di Monaco, l’antinazista Michael von Faulhaber. Secondo Coco dalla lettera si capisce che tra König e padre Robert Leiber, il segretario di Pio XII che riceveva le lettere per suo conto, c’era una certa familiarità, e che certamente quella corrispondenza andava avanti da tempo: non era insomma la prima volta che il papa veniva a conoscenza dello sterminio degli ebrei e dei crimini nazisti, sostiene Coco. Nel periodo della guerra in Vaticano i campi di concentramento nazisti furono noti per diverso tempo «come luoghi di detenzione di massa, soprattutto per polacchi e per ebrei, dove si moriva per le sevizie ricevute», spiega Coco nell’intervista.
Nella lettera König dà diverse informazioni sui campi di concentramento e sterminio di Dachau, vicino a Monaco, in Germania, e Auschwitz, in Polonia. Entrambi erano già noti in Vaticano: Dachau in particolare era divenuto il campo di detenzione per i membri del clero, come spiega Coco. König parla anche di un campo di concentramento in Ucraina, vicino alla cittadina di Rawa-Russka, dicendo: «Le ultime informazioni su Rawa-Russka con il suo altoforno delle SS, dove ogni giorno muoiono fino a 6.000 uomini, soprattutto polacchi e ebrei, le ho trovate confermate da altre fonti».
Secondo Coco, papa Pio XII (il cui vero nome era Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli) poteva essere motivato a non prendere posizioni pubbliche nette contro i nazisti per il timore «di rappresaglie naziste contro i cattolici polacchi», una possibilità che Coco definisce «concreta». Ma per l’archivista influì anche un certo «pregiudizio contro gli ebrei non solo sul piano religioso, ma talvolta anche antisemita» presente «in larga parte del mondo vaticano». Coco dice che la presenza in posizioni di rilievo in Vaticano di figure come il cardinale Angelo Dell’Acqua influenzò anche il papa nello sminuire le informazioni sullo sterminio degli ebrei che gli arrivavano.
La scoperta della lettera si deve anche a una recente maggiore apertura della Chiesa nella ricerca di informazioni su Pio XII: nel 2019 papa Francesco decise di aprire (a partire dal 2020) l’Archivio Segreto Vaticano – che oggi si chiama Archivio Apostolico – relativo a quel pontificato, durato dal 1939 al 1958. Una maggiore trasparenza sul tema è utile anche per la Chiesa, che sta ancora valutando la beatificazione di Pio XII.
La causa di canonizzazione, quella che può portare alla beatificazione e poi anche alla santità, fu aperta nel 1967, superò la prima fase nel 1990 e la seconda nel 2009, ma non si è ancora conclusa. Per arrivare alla beatificazione si dovrebbe dimostrare – secondo le lunghe procedure della Chiesa – che il papa abbia compiuto dei miracoli. Nel 2014 papa Francesco disse in proposito: «Ancora non c’è nessun miracolo, e se non ci sono miracoli non può andare avanti».
Nell’intervista alla Lettura Coco non si è sbilanciato sul possibile impatto della sua scoperta in questo processo, che è già da tempo molto criticato anche all’interno della Chiesa, e ha invitato a soffermarsi più che altro sull’utilità per la ricerca storica del documento: «Abbiamo dibattuto per più di mezzo secolo su documenti e fonti indirette. Ora abbiamo quelle dirette, e altre probabilmente emergeranno».