In Polonia l’educazione sessuale è finita nella campagna elettorale
La Camera ha approvato una proposta di legge che vieta l’accesso nelle scuole alle associazioni che «promuovono la sessualizzazione dei bambini», qualsiasi cosa significhi
In Polonia sono in corso ormai da anni tentativi del governo del paese, che dal 2016 è controllato dall’estrema destra ed è vicinissimo alla Chiesa cattolica polacca, di limitare l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole.
Ad agosto la Camera bassa del parlamento polacco ha approvato in via preliminare dopo anni di dibattiti una legge che vieta l’accesso nelle scuole alle organizzazioni che, secondo quanto dice il testo, «promuovono la sessualizzazione dei bambini». La legge è stata definita dai movimenti all’opposizione e dalle organizzazioni per i diritti umani come un modo di vietare l’educazione sessuale, ed è l’ultimo dei tentativi del governo polacco in questo senso. La legge, che deve ancora passare dal Senato, è stata uno degli ultimi grossi provvedimenti esaminati dal governo: il 15 ottobre si terranno le elezioni, e per molti è significativo che la maggioranza abbia approvato in via preliminare una norma così identitaria per il proprio elettorato a ridosso del voto.
Era da tempo, comunque, che il governo polacco lavorava per limitare l’educazione sessuale nelle scuole. L’anno scorso il parlamento aveva approvato due progetti di legge che il ministro dell’Istruzione, Przemysław Czarnek, aveva definito necessari per prevenire la «corruzione morale» dei bambini e delle bambine. A entrambe le leggi era stato però posto il veto del presidente Andrzej Duda, ex politico del partito che controlla la maggioranza, Diritto e Giustizia, che per giustificare le proprie decisioni aveva sostenuto che le due misure avrebbero portato a un’eccessiva ingerenza del governo nei sistemi educativi e che comunque non sarebbero state accettate socialmente.
L’ultima proposta approvata dal Sejm, la Camera bassa del parlamento, è però di iniziativa popolare: è stata cioè presentata dopo una raccolta firme. È stata appoggiata da diversi gruppi religiosi cattolici e dalle associazioni che hanno sostenuto il divieto quasi totale sulle interruzioni di gravidanza, introdotto nel 2021 da Diritto e Giustizia. In suo favore si sono pronunciati esplicitamente il ministro dell’Istruzione Czarnek, il presidente del PiS Jarosław Kaczyński ed Elżbieta Witek, portavoce del Sejm.
Il disegno di legge introduce alcune delle proposte che erano incluse nei due tentativi precedenti e sui quali Duda aveva messo il veto: vieta alle ONG e ad altre organizzazioni di svolgere attività che «promuovano questioni legate alla sessualizzazione dei bambini» nelle scuole materne e primarie, che comprendono studenti fino a 15 anni; e nelle scuole che includono gli studenti fino a 20 anni prevede che le attività delle ONG ottengano l’approvazione del preside e del consiglio dei genitori, ai quali le organizzazioni sono tenute a fornire in anticipo informazioni sulle lezioni.
Il testo della legge non definisce però che cosa significhi «sessualizzazione dei bambini». Dorota Łoboda, politica dell’opposizione, ha detto che il PiS «mescola deliberatamente due concetti: quello di “sessualizzazione”, che significa percepire un’altra persona attraverso il prisma dell’attrattività sessuale, e quello di “educazione sessuale”, che significa impartire conoscenze sulla sessualità umana». E ha aggiunto che naturalmente «non ci sono ONG, associazioni o educatori in Polonia che abbiano la “sessualizzazione dei bambini” tra i loro obiettivi. Non esiste nulla di simile. Questo è un problema inventato dal ministro Czarnek e dal suo gruppo politico».
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Nella fase di discussione del disegno di legge un partito dell’opposizione aveva proposto un emendamento per rendere meno vago il termine “sessualizzazione” e per imporre gli stessi obblighi previsti per le ONG anche alle chiese o ad altre associazioni religiose, ma il Sejm l’ha respinto.
Le scuole pubbliche polacche non prevedono, formalmente, l’insegnamento dell’educazione sessuale, ma prevedono lezioni facoltative di “educazione alla vita familiare” (Wychowanie do Życia w Rodzinie o WDŻ, in polacco) che nella maggior parte dei casi sono tenute dagli insegnanti di religione.
Uno studio sull’esperienza degli e delle studenti polacche in materia di educazione sessuale pubblicato all’inizio di quest’anno mostra come i giudizi peggiori sull’insegnamento arrivino da chi ha frequentato un WDŻ tenuto dagli insegnanti di religione, e come quelli migliori siano stati dati invece da coloro che hanno partecipato a lezioni tenute da educatori sessuali qualificati o insegnanti di biologia. È emerso poi che il 74 per cento delle 11mila persone intervistate non abbiano acquisito conoscenze sul consenso sessuale, che il 50 per cento non abbia ricevuto informazioni sufficienti sulla contraccezione, che solo il 10 per cento abbia ottenuto informazioni attendibili sull’orientamento sessuale e solo il 6 per cento sull’identità di genere.
Anche nel caso in cui il WDŻ venga tenuto da persone qualificate ci sono comunque forti limitazioni stabilite dal ministero dell’Istruzione su ciò che può essere insegnato e cosa no. Il WDŻ corrisponde a un approccio, relativo all’educazione sessuale, che viene indicato negli studi accademici come “Tipo A”: promuove l’astinenza come forma primaria di contraccezione e in genere incoraggia gli studenti ad astenersi dalla sessualità fino al matrimonio.
I programmi di “Tipo A” tendono ad occuparsi di valori basati sulla religione e utilizzano termini come “castità”, “verginità”, “purezza” e “sacralità del matrimonio”, escludendo l’educazione sessuale sulla contraccezione, l’aborto, le infezioni sessualmente trasmissibili, la masturbazione e tutto il resto. Il “Tipo B” si concentra invece sull’insegnamento della biologia e della fisiologia del sistema riproduttivo e in Polonia non è previsto (il “Tipo C” è poi un approccio che insegna gli aspetti emotivi, fisici e mentali della sessualità: è cioè un corso di educazione sessuale).
Il primo approccio è stato criticato dall’Unione Europea, dalle Nazioni Unite e da diverse e importanti associazioni mediche e pediatriche. Secondo l’ONU, «i programmi che promuovono esclusivamente l’astinenza si sono rivelati inefficaci nel ritardare l’inizio dell’attività sessuale, nel ridurre la frequenza dei rapporti sessuali o nel ridurre il numero dei partner sessuali» e spesso «trasmettono informazioni incomplete o inaccurate».
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Gli unici libri di testo previsti per i corsi di WDŻ sono stati scritti da poche persone e tra loro c’è la responsabile di un’organizzazione antiabortista. Il libro per gli studenti che hanno circa 14 anni parla di astinenza sessuale, stabilità del matrimonio, «rispetto per la vita umana» e sostiene che un’educazione sessuale completa aumenti i comportamenti sessuali a rischio da parte degli adolescenti. Dice anche che vent’anni di educazione sessuale di “Tipo A” a favore della famiglia e dell’astinenza sono stati un successo, per il paese, poiché la Polonia ha il tasso di aborti adolescenziali più basso d’Europa (il libro non dice naturalmente che dagli anni Novanta la Polonia ha le leggi sull’aborto più restrittive d’Europa, e che questo si traduce in aborti clandestini e illegali che dai dati non emergono).
Tutti i libri dei programmi WDŻ esprimono scetticismo verso la contraccezione spiegando ad esempio che l’adozione di una «mentalità contraccettiva» aumenta la probabilità di aborto. Sono poi intolleranti verso qualsiasi cosa si discosti dalla norma del rapporto eterosessuale che avviene all’interno del matrimonio e ai fini del concepimento, propongono ruoli di genere stereotipati omettendo temi rilevanti come l’uguaglianza di genere, affermano che la masturbazione è collegata alla «dipendenza dalla pornografia e dal sesso» e che la contraccezione d’emergenza è un «farmaco per l’interruzione precoce della gravidanza» (la contraccezione di emergenza non è un trattamento abortivo e non ha nulla a che fare con la cosiddetta pillola abortiva, la RU-486, che viene utilizzata per praticare l’aborto farmacologico interrompendo una gravidanza in atto).
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Anna Bocian, psicologa e insegnante in un corso di WDŻ in una scuola di Lublino, ha spiegato che questi libri non sono strumenti didattici ma di propaganda: fanno disinformazione sulla salute sessuale e riproduttiva e tramandano miti e stereotipi discriminatori.
Le organizzazioni che il disegno di legge prevede di escludere dalle scuole sono invece spesso l’unica fonte affidabile di un’educazione sessuale completa nel paese: «L’educazione sessuale gestita da organizzazioni non governative esperte è fondamentale in un paese in cui il curriculum ufficiale fa sì che i bambini raramente imparino a conoscere il proprio corpo, le relazioni consensuali e la salute riproduttiva», ha detto Kyle Knight della ong Human Rights Watch: «Lungi dal “sessualizzare i bambini”, questi gruppi forniscono lezioni fondamentali su relazioni, autonomia, sicurezza e salute».
Se la proposta venisse approvata definitivamente dopo un passaggio al Senato, e se entrasse infine in vigore dopo la firma del presidente Duda, avrebbe un effetto dissuasivo anche sui pochi e sulle poche insegnanti del paese che forniscono un’educazione sessuale completa.
Il ministro dell’Istruzione Czarnek ha risposto alle critiche delle ONG e delle opposizioni dicendo: «Sai perché loro hanno un problema? Perché in realtà vogliono sessualizzare, vogliono depravare, vogliono distorcere la coscienza e la mente dei bambini». Di recente il ministro ha anche sostenuto che il «lavaggio del cervello» da parte degli educatori sessuali e «l’ideologia LGBT» sono responsabili dell’aumento dei tentativi di suicidi giovanili.
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